Terni e mense: «Presa in giro continua»

Non si allenta la tensione sul caso-mense, ora estesa a tutti i servizi educativi del Comune. Il Cosec affila le armi: martedì nuovo incontro

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Clima incandescente e tensioni all’ordine del giorno sul caso-mense – in realtà esteso a tutta l’organizzazione scolastica comunale – a Terni. Un’altra giornata ‘campale’ sarà quella di martedì 29 marzo, quando il Comitato servizi educativi comunali (Cosec) si riunirà alle 15 alla Siviera per fare il punto della situazione. Le premesse, intanto, sono quelle di una netta opposizione al percorso deciso dal Comune di Terni sul tema.

del Co.Se.C – Comitato servizi educativi e comunali

La campagna di disinformazione che l’amministrazione sta portando avanti sul dibattito per la riorganizzazione delle mense scolastiche, si avvale del cambio di linea rispetto a quanto precedentemente annunciato: il mantenimento delle cucine in loco. Tale notizia non può che renderci felici e ne rivendichiamo il merito, ma si tratta solo di un malcelato tentativo di persuasione, atto a mascherare i tagli e la svendita decisi a scapito di un servizio comunale come quello scolastico e di refezione. Una goffa operazione che ci farebbe sorridere, se non fosse che si sta parlando di un patrimonio pubblico e di un servizio primario, di cui beneficiano innumerevoli famiglie e bambini della nostra città.

L’abbandono in massa durante l’incontro per l’istituzione del tavolo tecnico, avrebbe dovuto far riflettere l’amministrazione comunale, vista anche l’eterogenietà dei soggetti coinvolti nella protesta, circa la necessità di un passo indietro rispetto alla mera ricerca di una legittimazione, sulla base di scelte già prese. Eppure, ancora una volta invece si è preferito trincerarsi dietro a belle parole svuotate di senso, come quelle della partecipazione, o a pirotecnici ruoli come quello dei ‘facilitatori’; quasi a farci credere che non si ritengano abbastanza preparati e sensibili al tema la platea coinvolta e gli stessi cittadini, per poter dare contributo ad un’autentica e democratica discussione.

Tutto ciò, mentre si continua ostinatamente a non voler considerare la nostra richiesta, appoggiata anche da diversi soggetti e rappresentanze coinvolte nel servizio, di stralcio della delibera 25 del 24 febbraio e di apertura di un apposito tavolo di discussione, inerentemente alla perentoria scelta di razionalizzazione, e quindi chiusura, di diversi plessi scolastici comunali. E’ facile parlare di mantenimento delle cucine in loco, se poi le stesse non avranno modo di esistere a causa del dimezzamento dell’offerta scolastica dei servizi educativi comunali.

Non solo la chiusura delle scuole, ma anche la privatizzazione del servizio di refezione attraverso l’affidamento per concessione: azzeramento dei dipendenti comunali, taglio alle forniture di derrate locali per la gestione diretta, con un evidente abbassamento della qualità anche a danno di ogni ipotetica forma di economia circolare, ma sopratutto un aumento esponenziale dei costi; in particolare per i pochi nidi che resterebbero di pertinenza comunale e che raggiungerebbero prezzi ben al di sopra di quelli del privato.

In tutto questo, quasi commovente ci pare l’ennesimo tentativo dell’assessore al bilancio di presentare numeri triti e ritriti, che nulla hanno a che fare con la realtà di ciò che si sta preparando alle spalle dell’utenza. Come verrà calcolato oggettivamente il valore complessivo della concessione e delle singole voci se ad oggi il Comune non è ancora in grado, o in volontà di fornire dati certi rispetto non solo al 2015, ma anche agli anni passati? Come ci si propone di discutere sulla riorganizzazione di un servizio se non vengono messi sul tavolo i numeri dettagliati di una gestione mista e articolata lunga più di otto anni?

Ci spieghi piuttosto, caro assessore, quali saranno le intenzioni dell’amministrazione rispetto al canone di concessione per le cucine di proprietà comunale e come eviterete un meccanismo di aggiudicazione per ‘doppia leva’: punterete ancora una volta a far seguire i tagli col massimo guadagno a favore vostro e del privato, ma a scapito delle tariffe per l’utenza? Verserete per caso una tariffa sociale per garantire l’equo accesso di tutta la popolazione al servizio? Oppure ancora una volta sceglierete facendo finta di ascoltare, per garantirvi la prerogativa di tutelare i vostri interessi e quelli della mancanza di libera competizione?

Queste solo alcune delle mancate risposte che ci hanno portato ad abbandonare un finto tavolo, ma anche a raccogliere fin’ora più di 2.500 firme, per fermare un iter che di democratico e partecipativo non ha assolutamente nulla. State pur certi però, che non ci lasceremo certo intimorire né da voi e né da chi nutre forti interessi, affinché si smobilitino le scuole comunali e i servizi annessi.

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