di S.F.
Il mandato ai tecnici è stato dato in periodo natalizio del 2019, a poche ore dal 25 dicembre. Sono trascorsi oltre otto mesi e ne mancano poco più di tre all’ennesimo capitolo giudiziario con l’udienza di merito al Consiglio di Stato: manca ancora la ‘quadra’ per chiudere la vicenda tra il Comune di Terni e Coop Centro Italia in merito all’ex mercato coperto. Due direzioni di palazzo Spada lavorano da tempo sullo schema di transazione e ripartire da una riqualificazione diversa rispetto al piano originario del bando di vendita. Al momento la svolta non c’è stata.
DICEMBRE 2019, IL MANDATO PER LO SCHEMA TRANSATTIVO: COSA PREVEDE
Interlocuzioni
A gennaio era stata la Superconti Supermercati Terni srl – proprietà Coop, c’è l’avvocato Umberto Segarelli a difendere i loro interessi – a presentare l’istanza di rinvio dell’udienza in seguito alla mossa dell’amministrazione comunale. Vale a dire affidare l’incarico alla direzione urbanistica – supportata da quella alle attività finanziarie, se ne sono occupati in particolar modo i dirigenti Piero Giorgini e Claudio Carbone, quest’ultimo in uscita – per elaborare uno schema di transazione e cercare soluzioni differenti per lo svilupppo di piazza del Mercato. Le idee in merito, già note, sono abbastanze chiare. Manca tuttavia l’accordo: le interlocuzioni proseguono e al netto dei «passi in avanti» che vengono fatti filtrare, la soluzione non sembra così a portata di mano.
IL 10 DICEMBRE 2020 ANCORA AL CONSIGLIO DI STATO
L’obiettivo
Nel corso dei mesi sono state redatte alcune ipotesi, senza arrivare alla ‘fumata bianca’ tra le parti. L’obiettivo resta mettere la parola alla storia prima dell’appuntamento di dicembre al Consiglio di Stato: tra gli input di palazzo Spada c’è anche il «recupero di tutte le spese legali sostenute dall’amministrazione derivanti dal contenzioso avviato dalla allora Grandi Magazzini Superconti S.p.A. (oggi Superconti Supermercati Terni S.r.l.), con espresso impegno di quest’ultima a rinunciare alla prosecuzione della lite pendente». Resta la certezza del degrado – ci sono rifiuti e anche un paio di biciclette – e di un’area su cui ormai da troppo tempo non si riesce ad intervenire.