Terni: «L’opposizione esiste ed ha idee»

Marco Cecconi (FdI-An) replica all’ultimo ‘corsivo’ di Walter Patalocco su umbriaOn

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di M.T.

Uno dei motivi per i quali ho chiesto a Walter Patalocco di farsi ‘corsivista’ per umbriaOn era legato alla speranza che dalle sue analisi – sempre rigorosamente senza filtri – scaturissero dei dibattiti e si potesse così provare ad approfondire alcuni temi che, spesso; per la natura stessa di questo media, oltre che ovviamente per colpa mia; rischiano di essere trattati in maniera superficiale. Nella giornata di mercoledì – come ogni settimana – Walter Patalocco ha scritto il suo corsivo, questa volta dedicato alla politica e all’opposizione in consiglio comunale. A lui, e a noi, risponde Marco Celestino Cecconi. E proprio in elogio al dibattito che auspicavo, ecco le sue considerazioni.

di Marco Celestino Cecconi
Capogruppodi FdI-An al Comune di Terni

Egregio Direttore,
degli editoriali di un commentatore del calibro di Walter Patalocco sulla Tua testata sono un lettore assiduo e attento, ricavandone sempre preziosi spunti di riflessione. Da esperto di chiara fama qual è, di ternitudine e non solo, dai suoi corsivi si traggono valutazioni niente affatto scontate e approfondimenti, non di rado, fuori dal coro.

Nessuno contesta, perciò, la legittimazione di Patalocco nell’assegnare pagelle a chi crede: anche quando – come nel caso dell’articolo al quale intendo riferirmi, riservato questa volta alla destra ternana e, per dirla con l’autore, “all’opposizione che non c’è” – ci si avventuri su un terreno politico di parte.

Che Patalocco di parte lo sia, è conclamato: giacché, se così non fosse, non si sarebbe certamente candidato nelle liste della coalizione della quale era capofila il PD per le comunali appena dello scorso anno. Ma non è detto, per carità, che questo tolga autorevolezza o prestigio ai suoi commenti, né che ne comprometta all’origine l’indipendenza di giudizio, anche quando l’oggetto di tale giudizio siano, nientedimeno, coloro i quali militano in parte avversa (alla sua).

Quello che non ci è chiaro – dato che il Tuo editorialista non lo specifica – è a chi esattamente Patalocco si riferisca quando parla di “opposizione che non c’è”. E non vogliamo certo credere che una penna sempre orientata ai sottili distinguo qual è la sua abbia preso, questa volta, la scorciatoia sempre troppo frequentata da quel qualunquismo che porta a fare, comodamente, di ogni erba un fascio. Tra l’altro, in un caso come questo, le generalizzazioni lasciano più che mai il tempo che trovano, considerato per esempio che in consiglio comunale sui banchi dell’opposizione c’è di tutto, dal M5S a candidati-sindaco di liste e coalizioni diverse.

Quello che non c’è chiaro – e Patalocco non ha specificato neanche questo – è sulla base di quali fatti e circostanze concrete fondi il proprio giudizio, che risulta tanto tranciante quanto indimostrato.

Per quello che mi riguarda, sono molto sereno. Siedo per la prima volta in consiglio comunale agendo attraverso il solo strumento che ho a disposizione, ovvero il gruppo monocratico di FdI-AN: che – con buona pace di Patalocco o chi altri – tutto ha fatto tranne che urlare a vuoto o dire no a prescindere.

Certo, ho detto no – argomentando e spiegando – a bilanci scritti sul falso e chiusi in finto pareggio con operazioni del tutto virtuali; ho detto no – alla stessa maniera – alla piovra delle società partecipate, un poltronificio fatto di scatole cinesi la maggior parte delle quali in perdita; ho detto no ai blitz ferragostani della giunta, che hanno sottratto al consiglio e all’opinione pubblica operazioni consumate nelle segrete stanze come quelle del CAOS.

Ho scoperchiato – da solo e per primo – la pentola che nascondeva veri e propri verminai come quello della mala gestione pluriennale del Briccialdi. Ho detto no (e a tutt’oggi resto l’unico) al gioco al ribasso dell’aria di crisi complessa (della serie, meglio l’uovo oggi di qualche prebenda pubblica, che la gallina domani di un rilancio troppo faticoso da progettare e governare).

Ho detto no: e, per quanto la cosa possa disturbare il manovratore, ovvero quella maggioranza della quale Patalocco ambiva a far parte, sono orgoglioso di averlo fatto, a tutela degli interessi, del futuro ed anche dei soldi dei ternani, sui quali tutto questo ricade e ricadrà.

Ma ho chiesto anche molti sì. Sì, per esempio, ad alzare la soglia di attenzione preventiva sulla questione-sicurezza: un’altra faccenda che ho sollevato da solo e per primo, mesi e mesi prima dell’omicidio-Raggi, quando poi tutti hanno scoperto l’acqua calda, salvo – loro sì – limitarsi a riempirsi la bocca di parole, a cominciare da un PD a lungo impegnato a negare l’evidenza e poi, dopo l’omicidio, impegnato più che altro a lasciare le cose com’erano.

Ho chiesto un sì (primo e da solo, ancora una volta) alla revisione dei servizi comunali per l’infanzia: sì che mi è stato negato, salvo lo smantellamento di cui quei servizi sono oggetto in questi mesi.

Ho chiesto un sì ad un confronto in aula con gli attori istituzionali del territorio (oltre al Comune, la Regione), per monitorare l’attuazione dell’accordo dell’AST del dicembre scorso, a cominciare dagli obblighi assunti in quella sede proprio dalle istituzioni: sono mesi che lo chiedo, ma non si è visto ancora nessuno.

Ho chiesto un sì, per primo – più di recente – ad un piccolo grande progetto (un circuito polifunzionale per gli sport motoristici) che potrebbe dispiegare eccellenti potenzialità e ricadute più che positive: e spero caldamente che la cosa non faccia la stessa fine delle altre. Ho chiesto un sì – che per fortuna è arrivato, pur se fra tanti mal di pancia – a nuove regole per accedere alle case popolari, capaci di non penalizzare più tanti ternani in difficoltà.

Sempre più persone sanno distinguere. Senza bisogno di ricorrere a chissà quali sottigliezze. Spero che anche Patalocco condivida i “no”, faccia proprie le richieste di “sì”, soprattutto registri e apprezzi proposte e idee, da chiunque provengano.

Altrimenti, per citare anche noi Ciaurro come ha fatto lui, dovremmo rinverdire un tormentone tanto in voga tra quella destra ternana di allora, della quale persino lui sembra avere – oggi – una certa stima: la quale destra ternana di allora (affiancata da borghesia liberale e sinistra illuminata), per festeggiare le vittorie di Ciaurro, era solita cantare “Chi non salta/Patalocco è”.

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