Terni, mense a scuola e lo spauracchio Tar

Il Cosec ribadisce di esere pronto a chiamare in causa la magistratira contabile, ma lascia aperta la porta al dialogo

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Una pistola puntata. Dritta contro palazzo Spada. Si chiama ‘ricorso al Tar’ ed a mostrarla è il ‘Comitato servizi educativi comunali’ (Cosec) di Terni, che spiega che «in base al combinato disposto degli articoli 42 e 48 del Testo unico degli enti locali (Tuel) le materie relative a ‘organizzazione dei pubblici servizi, costituzione di istituzioni e aziende speciali, concessione dei pubblici servizi, partecipazione dell’ente locale a società di capitali, affidamento di attività o servizi mediante convenzione’ rientrano nella competenza del consiglio comunale. In tutte le materie sopra elencate la giunta comunale è incompetente a deliberare. Ne consegue che la delibera numero 25 del 24 febbraio 2016, avente ad oggetto ‘Riorganizzazione servizi educativi scolastici, territoriali e di refezione scolastica. Atto d’indirizzo’, è  viziata da incompetenza. Per tali motivi, il Cosec sta valutando l’eventualità di ricorrere al Tar».

Il dialogo Però, dice il Comitato, «tale valutazione non inficia, in ogni caso,  la volontà di portare avanti una collaborazione serena e costruttiva nell’ambito di un tavolo tecnico che coinvolga i comitati di gestione e che si richiede venga convocato in occasione delle decisioni in tema di refezione scolastica». Chiedendo peraltro anche uno stralcio di altri provvedimenti previsti su una delibera precedente.

Le richieste Il Cosec, nel ribadire il fatto che ‘sta valutando’ l’eventualità di ricorrere al Tar, ricorda che «non avendo, ad oggi, ricevuto i dati disaggregati nella forma e con le modalità da noi richieste, ancora una volta siamo costretti a porci le domande che ci poniamo ormai da due mesi e cioè: il costo della gestione diretta di 11,67 euro (al giorno per pasto) non è assolutamente in linea con la media del resto d’Italia, che sia aggira tra i 5 e i 6 euro; non è che magari sulla gestione diretta vengono imputati costi non di competenza al fine di sfavorire questa modalità rispetto alla gestione indiretta e al trasportato, che invece costano entrambi 4,80 euro (al giorno per pasto)?».

Le stranezze Com’è possibile, chiede ancora il Cosec, «che nel capitolato d’appalto si sia fissato un costo unico per cucinato in loco indiretto e trasportato? Avrebbe avuto senso differenziare il costo per le due modalità, visto che il trasportato è più conveniente per la ditta appaltatrice rispetto al cucinato in loco indiretto». E ancora: «Perché il Comune indica come diretta la gestione mista? Cioè, perché le cucine dove le cuoche comunali sono coadiuvate dal personale delle cooperative, risultano sotto la voce gestione diretta, nei documenti forniti dal comune? Non è che questo errore implica errate imputazioni di costi? Non è che il costo del personale indiretto viene imputato sulla gestione diretta? Come vengono contabilizzati i mancati incassi? Non è che, per caso, i mancati incassi vengono tutti imputati alla gestione diretta invece che essere ripartiti tra le varie modalità di erogazione del pasto, in maniera puntuale? Come viene contabilizzato dal comune l’utilizzo che la ditta appaltatrice fa delle cucine comunali, come avviene nel caso della gestione indiretta delle cucine in loco? Chi paga le utenze, chi paga le manutenzioni di dotazioni, attrezzature, macchinari, eccetera? Non è che il comune paga e questi costi vengono imputati alla gestione diretta invece che a quella indiretta, come sarebbe corretto fare? Quando avremo risposta a queste ed altre domande potremmo ritenerci soddisfatti». Se no, pare chiaro, saranno i giudici contabili a dire la loro..

 

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