Terni, morte Galletti: dubbi sulla strada

Per il perito del tribunale la guida del giovane era pienamente regolare e la piattaforma stradale sarebbe stata modificata in maniera sostanziale dopo il tragico schianto

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Si è concluso giovedì mattina in tribunale, a Terni, l’incidente probatorio disposto dal gip Simona Tordelli, su richiesta del pm Elisabetta Massini, nell’ambito dell’indagine sulla morte di Stefano Galletti, il 29enne di Strettura che il 12 settembre del 2015 perse la vita in un drammatico schianto frontale sul viadotto Toano – lungo la strada statale 675 – contro l’auto condotta dal 60enne americano Donald Lee Burgoon, anche lui morto a seguito del terribile impatto.

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La dinamica Nella sua perizia l’ingegner Maurizio Tarchi, incaricato dal gip per chiarire tutta una serie di aspetti relativi al tragico fatto, ha affrontato non solo la dinamica dell’incidente, ma anche le modifiche a cui la strada è stata sottoposta dopo quel maledetto 12 settembre. In particolare il perito ha spiegato come l’auto del 60enne statunitense abbia invaso la corsia su cui Stefano Galletti stava procedendo ad una velocità stimata entro i limiti e coerente con le condizioni della strada e di visibilità, escludendo qualsiasi responsabilità a carico del giovane.

Le modifiche In merito agli interventi da parte di Anas sulla piattaforma stradale, attuati nei giorni successivi lo schianto, il perito – pur non indicando responsabilità – ha osservato come non siano stati limitati ad una semplice riverniciatura, ma abbiano portato ad una sostanziale modifica di alcuni elementi. In particolare l’isola spartitraffico sarebbe stata allargata di 60 centimetri (da 1,10 a 1,70 metri), mentre le banchine laterali – fra guardrail e strisce laterali – sarebbero state sensibilmente ristrette.

Tanti dubbi Elementi, questi, che spingono il legale della famiglia Galletti – l’avvocato Francesco Cipriano – a porsi interrogativi che solo il prosieguo dell’indagine potrà chiarire: «Visto che Anas, dopo l’incidente, è intervenuta in maniera sostanziale su alcuni elementi di quel tratto stradale – afferma il legale – è lecito chiedersi quanto questi abbiano influito sull’accaduto. Non c’è stata solo una semplice riverniciatura ma un intervento più profondo. Modifiche ritenute evidentemente necessarie per incrementare la sicurezza, laddove forse prima non c’era».

Una soluzione Il viadotto Toano – va detto – resta comunque un passaggio tutt’altro che sicuro e forse la soluzione auspicabile può essere quella di creare due corsie divise dal new jersey e con ai lati lo spazio necessario per eventuali soste di emergenza. Una modifica che non andrebbe ad incidere sulla viabilità, vista la relativa lunghezza del viadotto e la presenza di quattro corsie nei tratti successivi, sia in direzione Orte che verso Spoleto.

L’indagine prosegue Ora, con l’incidente probatorio che si è concluso, gli atti torneranno al pubblico ministero che dovrà decidere in quale direzione proseguire: se coinvolgere altre persone – oltre al dirigente Anas per il quale è stato ipotizzato il reato di omicidio colposo -, se confermare la direzione investigativa sin qui intrapresa oppure chiedere l’archiviazione del procedimento. Aspetti che verranno chiariti nelle prossime settimane.

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