Terni, quando la polizia ‘fregò’ il clan-Montana

Accuse e sospetti fra i membri del gruppo dopo che la cocaina nascosta in un bosco era sparita. Ma era stata la Mobile a prenderla

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di F.T.

Un mare di droga, pizzini usati e subito dopo bruciati, gli incontri nel bar di via XX Settembre eletto ‘base’ del gruppo – ma anche in alcune chiese per non dare nell’occhio -, i viaggi fuori città e all’estero per acquistare lo stupefacente da spacciare sulla piazza ternana, ma anche armi nascoste e ritrovate solo in parte, sospetti e atteggiamenti da criminali consumati. C’è un po’ di tutto ciò nell’indagine ‘Montana’ con cui la squadra Mobile della questura di Terni ha smantellato il gruppo ritenuto più attivo in città in fatto di droga. Quattordici gli arresti disposti dal gip Simona Tordelli su richiesta del procuratore Alberto Liguori e del sostituto Marco Stramaglia. E fra le carte dell’inchiesta, non mancano gli episodi particolari e curiosi.

OPERAZIONE ‘MONTANA’ – IL VIDEO DEGLI ARRESTI

‘Coca’ nel bosco Uno di questi, accaduto il 10 novembre scorso, riguarda due degli arrestati – il 28enne Giacomo Pichierri (ritenuto al vertice del gruppo insieme al padre Alfonso, di 66 anni, e al 28enne ternano Salvatore Antonelli) e il coetaneo Sacha Madrid Corigliano – che in tarda mattinata avevano raggiunto in scooter strada del Corbezzolo per nascondere fra la boscaglia ben due etti di cocaina – valore di mercato 10 mila euro – per poi, questo il piano, andarli a recuperare qualche ora più tardi.

OPERAZIONE ‘MONTANA’ – LE FOTO

‘Fregati’ Non potevano sapere, però, che gli agenti della squadra Mobile di Terni li stavano intercettando e monitorando. E che poco dopo avrebbero recuperato e sequestrato la droga a loro insaputa. Così alla sera, quando erano tornati sul posto per recuperare l’ingente quantitativo di stupefacente, non l’avevano più trovato. A quel punto, presa coscienza della perdita e lontani dal sospetto che potesse essere stata la polizia, fra illazioni e veleni, i due avevano fatto ritorno in centro, al solito bar, per sfogarsi.

I sospetti «M’ha visto qualcuno in mezzo a lu terreno, che stava lì. Era la matina fra mezzogiorno e mezza e le una quanno l’ho appizzata… ma l’ho fatto sempre… diecimila euro. So’ andato lì, emo parcheggiato lu motorino, ho tirato su ‘sto sasso, ho messo giù ‘sti sacchetti, ho appoggiato lu sasso, j’ho messo un po’ de fojie intorno e so’ partito ». Immediati i sospetti che a ‘fregarli’ fosse stato qualcuno vicino al gruppo e a conoscenza del nascondiglio. ‘L’indagine interna’ – per così dire – era stata condotta anche da Alfonso Pichierri che in un secondo momento racconterà ad uno dei ‘suoi’ di aver preso da parte ‘Sashetto’ Madrid Corigliano, per scoprire se avesse fatto ‘l’infame’.

«Infami due volte» Con addosso la rabbia accumulata per il ‘pacco’, Pichierri-senior si sfoga parlando con uno degli albanesi – anche quest’ultimo finito agli arresti – e, cambiando per un attimo argomento, dice la sua su quale dovrebbe essere l’atteggiamento giusto, da uomo d’onore, da tenere in un eventuale processo penale: «Se tu diventi parte civile sei infame. Di leggi della malavita italiana a me non mi insegna niente nessuno, se tu diventi parte civile sei doppio infame! Perchè mi stai accusando e mi stai cercando pure i soldi, sei doppio infame di merda!». Poi parlando della persona sospettata, si rivolge al figlio Giacomo: «…alla gola e gli spari e lo uccidi là, sì sì…».

Altro tassello Alla fine le analisi sulla droga presa di nascosto dalla polizia confermeranno che si trattava proprio di cocaina, quasi 200 grammi, per un totale di oltre mille dosi. Elemento che, unito alle intercettazioni e alla ricostruzione della squadra Mobile, andrà a costituire uno dei 23 capi di imputazione che sono alla base dell’arresto, in blocco, del gruppo.

Interrogatori Intanto lunedì inizierà la ‘sfilata’ degli arrestati di fronte al gip Simona Tordelli per gli interrogatori di garanzia. Toccherà ai sei finiti in carcere, seguiti a ruota martedì – presumibilmente in tribunale – agli altri ristretti ai domiciliari. I primi sono difesi dagli avvocati Francesco Mattiangeli, Massimo Proietti e Francesca Trotti. Gli altri otto dagli avvocati Daniela Paccoi, Arnaldo Sebastiani, Folco Trabalza e Valentino Viali.

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