Terni, servizi educativi: «Carte in tavola»

Il CoSec, dopo le parole dell’assessore De Angelis post decisione del Tar sul ‘Trebisonda’, replica: «Si faccia un confronto pubblico. Pubblicate documenti sulla statalizzazione»

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L’assessore alla scuola Tiziana De Angelis, dopo l’accoglimento del ricorso presentato da alcuni genitori in merito alle iscrizioni per il ‘Borgo Trebisonda’, aveva lanciato un appello al CoSec: «Confrontiamoci, la nostra collaborazione c’è sempre stata. Non contesto la decisione del Tar, ma loro sapevano tutto dell’iter». A tre giorni di distanza ecco la replica della controparte.

Alcuni membri del CoSec

del CoSec

Cara assessore, non capiamo a chi e a cosa si riferisce quando Lei parla di ‘collaborazione’ e di «instaurare un dialogo costruttivo e non distruttivo». Se è rivolto a noi la informiamo che il CoSec ha sempre tenuto un atteggiamento dialogante, anche se a volte aspro, fin dalla triste vicenda della chiusura della scuola comunale per l’infanzia di Campitello e della privatizzazione della refezione scolastica. Sappiamo che lei è l’ultima arrivata in giunta e, forse, la sua struttura non l’ha informata adeguatamente e correttamente per cui ci rivolgiamo sia a lei che al dirigente.

LA SENTENZA DEL TAR: «IL COMUNE DOVEVA PARLARE CHIARO»

Care assessore e dirigente, il CoSec ha sempre elaborato proposte, controproposte e documenti per ogni tassello di quel delicato puzzle che sono i Servizi educativi comunali, fin dalla vicenda dello Sci Campitello, passando per il Duip, per i tavoli partecipativi e fino al ricorso al Tar. È sufficiente leggerle, questo farebbe parte anche del vostro lavoro.

Tiziana De Angelis

LA DECISIONE E LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE: «LA SOSTANZA NON CAMBIA»

Ma la collaborazione e il dialogo, al quale vi richiamate, è un albero strano che fonda le sue radici sul ‘clare loqui’, sulla ‘correttezza’ e sul «dovere di collaborazione che permea il rapporto tra Pubblica Amministrazione e cittadini» (cit. sentenza del Tar). Se tutto questo viene sostituito con il gioco delle tre carte poi non ci si lamenti se l’albero cade rovinosamente. Se le stesse parole del primo cittadino, on. Di Girolamo, che espresse solennemente dinanzi al consiglio comunale dell’8 settembre del 2016 («… ed inoltre ribadisce che, se entro l’anno, non si verificheranno le condizioni di statalizzazione per le scuole dell’infanzia ‘Trebisonda’ e ‘Grillo Parlante’ tali servizi educativi rimarranno») risultano mendaci alla ‘collaborazione e al dialogo’, cara assessore e dirigente, si suona il De profundis.

L’area giochi del Borgo Trebisonda

IL COMUNE PRESSA IL VIMINALE PER LA DEROGA ASSUNZIONI SUI SEC

Vi ricordiamo che nonostante le parole del sindaco alla riapertura delle iscrizioni per l’anno scolastico 2017/18, entrambe le scuole furono depennate dai moduli di iscrizione eliminando di fatto tali servizi: impedendo sia nuove iscrizioni (ricordiamo che il Trebisonda ha avuto sempre liste d’attesa, tale era la richiesta), sia precludendo la possibilità di riconferma, per l’ultimo anno di scuola materna, ad oltre 40 bambini. Nessun avviso, nessun atto formale ma con un solo ‘colpo di spugna’ furono chiuse due scuole, come già accadde per la scuola comunale di Campitello. Una scelta attuata senza alcun rispetto delle procedure e in totale scorrettezza rispetto a quel rapporto di reciproca fiducia tra pubblica amministrazione e utenza.

«SERVIZI EDUCATIVI COMUNALI A RISCHIO»

È davanti a questo ulteriore atto di forza unilaterale dell’amministrazione, cara assessore e dirigente, che i genitori hanno intrapreso ogni azione, comprese quelle legali, che consentissero il rispetto dei loro diritti e di quelli dei propri bambini. Ma nonostante l’invio di una diffida e la comunicazione tramite avvocato della volontà di riconferma presso lo stesso plesso scolastico, il silenzio ha continuato ad essere l’unica vostra risposta. Inevitabile a quel punto agire di conseguenza: ricorso al Tar.

Vincenza Farinelli, Danila Virili e Tiziana De Angelis

L’ANNUNCIO DEL SINDACO DI GIROLAMO, 2 AGOSTO 2016: IL CONFRONTO ENTRA NELLA FASE ‘CALDA’

Diciamoci la verità cara assessore e dirigente: non ci sarebbe stata nessuna udienza se solo aveste potuto dimostrare, attraverso un atto formale, l’avvenuta statalizzazione della scuola Borgo Trebisonda; oppure se preferite, tutto questo non sarebbe mai accaduto se l’amministrazione non avesse deciso di far cassa, chiudendo le scuole comunali e privatizzando il servizio di refezione. Ci aspettavamo almeno un po’ di coraggio, ma non avete avuto neanche quello. Avete cercato di far passare la chiusura di tre scuole comunali come un lungimirante processo di riorganizzazione, come un potenziamento di quei servizi (0/3) che, in realtà, non solo non state potenziando, ma che a causa del blocco delle assunzioni, sono in forte crisi.

Dunque, cara assessore e dirigente, adesso che neanche il Tar è riuscito a comprendervi, non vi pare un po’ troppo tardi per domandare che cosa chieda il CoSec? In realtà lo sapete. L’amministrazione sa la risposta, è sufficiente perdere qualche ora del vostro preziosissimo tempo per leggere i documenti proposti in questi anni.

Cara assessore, ora ci rivolgiamo a lei, se si vuole collaborazione bisogna iniziare a dirsi la verità, a mettere tutte le carte in tavola, senza reticenze, a partire dalla drammatica situazione che stanno attraversando i Servizi educativi comunali. Non siamo stati e non saremo certo noi quelli che si negheranno al confronto: perché non organizzare un dibattito pubblico aperto a tutta la cittadinanza su quello che resta dei Sec e sul loro destino futuro? Perché non pubblicare i documenti che attestano la statalizzazione della scuola Trebisonda?

Perché non aprirsi una volta tanto al libero confronto con l’utenza senza doverlo fare sempre con le decisioni già prese e ben nascoste in tasca? Abbandonando così definitivamente quel ridicolo motto del ‘voi discutete, noi decidiamo’. Cara assessore è questo che significa parlare chiaro, è questo il senso di quel ‘clare loqui’ che troppo spesso avete dimenticato. Perciò stia tranquilla assessore, perché anche se la nostra proposta non dovesse essere accolta, ci penseremo noi, la prossima volta, ad invitarla.

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