Terni, De Angelis: «CoSec, parliamo»

‘Trebisonda’, sentenza del Tar e muro contro muro con i genitori, l’assessore alla scuola tende la mano: «Confrontiamoci, nostra collaborazione c’è stata»

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La sua posizione l’aveva già espressa lunedì pomeriggio, a poche ore dalla pubblicazione della sentenza del Tar sul ricorso riguardante la ‘Trebisonda’. Ma l’assessore alla scuola del Comune di Terni, Tiziana De Angelis, dopo la ‘bocciatura’ del Tribunale amministrativo regionale in merito alle iscrizioni 2017-2018 cerca di avvicinarsi al mondo CoSec per, magari, tentare di riporre le armi e far scattare un nuovo tipo di rapporto: «Da parte dell’amministrazione comunale c’è stata collaborazione, perché non provare a instaurare un dialogo costruttivo e non distruttivo?».

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«Non contesto decisione, ma sapevano» Una rapprensentanza del CoSec, nel commentare la sentenza a favore dei genitori, aveva ribadito il fatto che «l’amministrazione non ha dato risposte, i giudici invece hanno detto che deve esserci chiarezza. Non è mai avvenuta in questo caso, loro ci hanno sempre detto che era ‘una scelta politica’. Il CoSec voleva solo collaborazione e il Tar lo esprime perfettamente». Un passaggio sul quale l’assessore De Angelis non concorda: «Non contesto – ha specificato – ciò che ha scritto il Tar, però l’amministrazione comunale ha dato dimostrazione di grande appartenenza con la comunità dei genitori del CoSec nonostante qualche strumentalizzazione venuta fuori nel corso del tempo. Loro erano già stati avvisati nel 2016: le iscrizioni si prendevano solo per i bimbi dai 3 ai 4 anni, il problema è che non hanno mai voluto credere al fatto che si statalizzasse». Un appunto sulle tempistiche: «La  decisione del Tar è arrivata dopo un mese e mezzo che è iniziata la scuola, forse non hanno tenuto conto delle esigenze dei bambini. Nel contempo si sono fatte tutte le riunioni sull’offerta formativa e costituite le classi da un pezzo».

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La lettera sulle iscrizioni

L’accoglienza ai genitori: «Promesse mantenute» Insomma, le posizioni sono distanti e nel corso dell’anno la situazione non è migliorata. Fino ad arrivare al Tar. L’assessore tuttavia pone l’accento su una questione: «I genitori sono venuti da noi quando non sapevano dove mandare i bambini e il Comune ha immediatamente dimostrato la sua disponibilità facendo un’operazione insieme alla dirigente dell’istituto comprensivo ‘Oberdan’ per includere i 14 bambini rimasti fuori. Dandogli ciò che gli era stato promesso all’inizio: stesso gruppo classe, medesima struttura, sostegno in continuità per i ragazzi in disagio. Di fatto non gli era cambiato assolutamente nulla: abbiamo cercato di sistemare la situazione anche a scapito degli altri che avevano formato già un gruppo classe, indipendentemente da ciò che avrebbe deciso il Tar. Il tutto in maniera molto trasparente. Abbiamo dato una risposta ancor prima di sapere la sentenza: il Comune poteva dire ‘andate dove vi pare, non vi siete voluti iscrivere’. E invece no, nessuna promessa è stata inevasa».

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Alcuni membri del CoSec

Aperture e confronti Infine c’è un invito alla controparte per tentare di invertire la rotta: «Cosa chiede il CoSec? Io, sinceramente, non li ho mai conosciuti o incontrati. Sarebbe più opportuno un dialogo costruttivo: il mio non è un attacco – sottolinea l’assessore – ma un’apertura a collaborare. Ripeto, tutti i figli erano sistemati ben prima della sentenza del Tar e solo in 3-4 si sono trasferiti. Consideriamo anche il buon senso: può il Comune tenere aperta una sezione in una struttura mastodontica per dieci ragazzi? Perché non dare le classi all’istituto comprensivo? L’amministrazione ha competenze anche sulla scuola primaria e deve qualcosa anche agli istituti pubblici. C’è un dato di economicità e di risorse in quel frangente, abbiamo ottimizzato le risorse. Le insegnanti statali non sono meno brave di quelle comunali. Occorre un rapporto utile a costruire e non a distruggere».

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