Terni: «Spacciatori? Subito in carcere»

Il giudice Maurizio Santoloci va oltre le richieste del Pm dopo gli arresti della notte scorsa di due giovani ternani

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In carcere. Niente ‘obbligo di firma’ – come peraltro chiesto dal Pm – o robe del genere. Daniele Rosati, di 18 anni e Michele Momesso, di 19 – i due giovani ternani beccati dalla polizia, la notte tra venerdì e sabato, con un chilo tra hashish e marijuana – vanno direttamente a vocabolo Sabbione.

Maurizio Santoloci

Maurizio Santoloci

Il giudice Maurizio Santoloci, il giudice che ha esaminato il caso nella mattinata di sabato, ha preso una decisione ‘forte’, che è andata ben oltre le richieste del pm, che aveva proposto l’obbligo di firma per i due e  che probabilmente – anche per le motivazioni che qui di seguito si possono leggere – sono destinate a provocare un dibattito.

Oltre le richieste La sintesi è fin troppo chiara: i due, per il giudice, «sono spacciatori/corrieri che operano in modo seriale» e «chi spaccia o trasporta droga può benissimo continuare ad operare il proprio lavoro delittuoso, ritagliando poi tra un’azione delittuosa e l’altra il tempo per recarsi in Questura per apporre una firma che in tali casi è del tutto inutile e di pura facciata».

Le motivazioni Soprattutto perché il giudice «ritiene che la propria funzione in sede di udienza di convalida di arresto deve essere considerata libera nella decisione di operare o meno la convalida e libera nella scelta delle misure cautelati eventualmente da irrogare, indipendentemente dalla richieste dal Pm e della difesa che non possono essere ritenute vincolanti per il giudice atteso che in caso di opinione contraria — pure condivisa in modo generale, ma che lo scrivente non condivide affatto — il giudice si troverebbe ad operare in modo passivo sulla scia delle richieste del Pm».

Obiezione Secondo Santoloci si potrebbe addirittura porre, al riguardo, «un problema anche di obiezione di coscienza da parte del giudice che sarebbe di fatto costretto a prendere una decisione contraria al suo libero convincimento – e dunque alla sua volontà – con la conseguenza, non indifferente, di dover apporre una firma in calce ad un provvedimento da lui redatto, ma paradossalmente da lui non condiviso» e «atteso che lo stato di incensuratezza formale non è — come molti ritengono — automaticamente fonte generativa né di misure cautelari attenuate né di concessione automatica del beneficio della sospensione condizionale della pena».

Lo spaccio E poi va «considerato che l’azione di fine di spaccio nel caso concreto è grave perché i due giovani – seppur incensurati – avrebbero alimentato di fatto in modo sostanziale la diffusione della droga tra i giovani della città», ma anche «che i due soggetti non hanno certo trovato la droga e gli strumenti per la preparazione delle dosi per caso, ma che la dinamica presuppone un contatto strutturato con corriere intermedio a sua volta collegato con forme criminali organizzate» e «che sussiste la possibilità che possa essere irrogata una pena superiore a due anni di reclusione», secondo il giudice «appare idonea ed adeguata la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere». E così è stato.

L'ex guardia giurata in manette

L’ex guardia giurata in manette

Gli arresti Daniele Rosati e Michele Momesso sono stati bloccati – dagli agenti della squadra mobile e dell’antidroga, coordinati da Alfredo Luzi – con un chilo di droga che avrebbe reso loro fino a 60 mila euro e secondo gli investigatori potrebbero essere collegati allo stesso canale all’ingrosso al quale faceva riferimento anche la ex guardia giurata bloccata al parco Rosselli nei giorni scorsi. Il canale di rifornimento della ‘droga per il fine settimana’, come l’ha definita il vice questore Luzi, potrebbe insomma essere sul punto di essere smantellato.

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