Terni, spari al bar: «Stiamo con la legge»

Parla la titolare del locale – il bar Miriam di Borgo Bovio – teatro, lo scorso 30 ottobre, di una sparatoria: «Abbandonati da tanti clienti, ora siamo in difficoltà ma non molliamo»

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«Siamo in difficoltà, eppure venivamo da un periodo in cui le cose iniziavano a girare per il verso giusto. Quell’episodio decisamente brutto, ma con il quale noi non c’entriamo nulla, c’è costato tanti clienti affezionati, alcuni dei quali storici, che ora preferiscono andare altrove. Erano almeno tre, quattro anni che qui non succedeva nulla, nessun problema. E per un episodio isolato, improvviso e imprevedibile, ci ritroviamo a contare i danni che sono veramente pesanti e mettono a rischio il futuro stesso della nostra attività».

Lo sfogo A parlare è la titolare del bar Miriam di via Romagna, nel quartiere di borgo Bovio. Il locale dove la sera dello scorso 30 ottobre un albanese di 46 anni ha fatto fuoco in aria con la sua pistola a tamburo calibro 10.4, dopo una violenta lite con un gruppetto di giovanissimi. L’uomo era ubriaco («ed è arrivato al bar già ‘bevuto’, nessuno gli ha servito nulla» si sfoga la titolare) e quel folle gesto gli è costato l’arresto da parte della squadra Volante, con successivo patteggiamento ad un anno e due mesi di reclusione.

Clienti persi «Gestisco questo bar da sei anni, cioè dall’inizio – spiega la donna – e nel tempo abbiamo sempre dimostrato di voler collaborare, non solo a parole, con le forze dell’ordine. Circa quattro anni fa c’era un gruppo di stranieri che puntualmente si ubriacava, dando vita a risse. Li abbiamo cacciati, allontanati. E da allora la situazione è migliorata, tanto che fino alla sparatoria, nulla è più accaduto e siamo riusciti, anche attraverso iniziative ed un servizio che riteniamo all’altezza, a creare un ‘giro’ di clienti fatto di persone ‘a posto’».

L’imprevisto Negli ultimi tempi, come racconta la donna, gli affari sembravano aver preso la piega giusta: «Poi è subentrato questo ‘imprevisto’ (la sparatoria, ndR) che resta un gesto folle, isolato, e che ci ha visto impegnati direttamente, anche sul momento, per cercare di evitare il peggio. Ci siamo riusciti e questo la polizia, che comunque ha fatto partire controlli quasi quotidiani sui clienti del locale, lo sa. Ma noi, oltre a mettere a disposizione le immagini del nostro sistema interno di video sorveglianza, oltre ad allontanare i soggetti ‘strani’, oltre a chiamare il 113 nel caso in cui si verifichino situazioni o episodi fuori dal normale, cos’altro possiamo fare?».

«Difficile ripartire» Il bar Miriam avverte la ‘pressione’ data da un episodio decisamente grave e anche da ‘frequentazioni’ talvolta borderline: «Un gruppo affezionato di persone anziane che ogni sera si ritrovava al bar per giocare a carte, non viene più. Anche i ragazzi del karaoke hanno espresso le loro perplessità. Queste sono alcune delle conseguenze di quel fatto e dei controlli continui a cui ora, veniamo sottoposti dalle forze dell’ordine. Il nostro atteggiamento è e sarà sempre improntato alla massima collaborazione. Ma di questo passo rischiamo seriamente di chiudere. Dall’attività di questo bar tiriamo fuori quattro stipendi che vanno ad altrettante famiglie. Sarebbe assurdo mettere fine a tutto ciò dopo aver operato per anni sempre nel rispetto della legge, delle persone e delle autorità. Il paradosso è proprio questo e in tanto ci testimoniano ogni giorno la loro solidarietà. Solo che il clima che si è venuto a creare rende tutto difficile, anche e soprattutto ripartire».

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