Terni, Usl in affanno: cittadini sempre più verso il ‘fai da te’

Le difficoltà date dai numeri crescenti, dalla carenza di personale e dalla pianificazione, stanno emergendo con evidenza

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Che la situazione relativa alla gestione dei casi di Covid e loro contatti da parte dei servizi territoriali della Usl 2 – fra carenze di personale, numeri in costante crescita e dipendenti affetti dal virus – sia sempre più problematica, emerge anche da quanto accade ogni giorno ai cittadini del territorio ternano. Che ora, sempre più spesso – dopo un contatto con un soggetto rivelatosi positivo e se il lavoro e gli impegni familiari lo consentono – non attendono la comunicazione dell’azienda sanitaria per starsene a casa.

TERNI, POSITIVI IN USL FRA CHI SI OCCUPA DI COVID

La vicenda

È il caso, ad esempio, di un gruppo di persone – otto in tutto, compreso il diretto interessato – che lo scorso 11 ottobre hanno organizzato un pranzo che ha visto la presenza di un uomo, ternano, la cui positività è poi emersa il 18 ottobre. Quest’ultimo, con lievi ma chiari sintomi, si è messo a casa in isolamento volontario dal 15 ottobre. Poi è arrivato l’esito del test a cui è stato sottoposto dalla Usl. Alla giornata del 19 ottobre, con il lavoro di ricostruzione dei contatti ancora in corso, tutti coloro che sono stati informati dalla persona in questione, compresi gli amici del pranzo del 10 ottobre, hanno deciso di restarsene a casa. Lo stesso hanno fatto i congiunti dell’uomo positivo – fra cui i figli minori di cui una in età scolare -, ma le problematiche non mancano.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Una situazione critica

La Usl, infatti, avrebbe manifestato – apertamente – difficoltà nel ricostruire le reti di contatti in questa fase, proprio in ragione delle serie problematiche citate in premessa. Fatto di ulteriore rilievo: l’azienda avrebbe anche spiegato all’uomo che i congiunti non possono essere ‘testati’ prima di dieci giorni, di fatto consigliando il tampone presso privati anche per la carenza di reagenti. Opportuno chiedersi se sia normale che i laboratori privati dispongano dei necessari reagenti, in questa fase – e cero non è una colpa, anzi – e la sanità pubblica non ne abbia a sufficienza. Così come è lecito chiedersi se eventuali ritardi nel disporre isolamenti, possano produrre un’estensione del virus laddove vi siano persone che non vogliono, o più frequentemente non possono, stare volontariamente a casa perché, magari, hanno un lavoro che non lo consente, salvo provvedimenti dell’autorità sanitaria. Questo per dire che la crisi dei servizi territoriali, forse mal pianificati a livello regionale durante i mesi in cui l’emergenza Covid sembrava scemata, rischia di produrre – e forse sta producendo – effetti a catena legati ad un mix di irresponsabilità individuale di alcuni cittadini, scelte tardive – le assunzioni ad oggi sono una necessità sempre più stringente – e incapacità del sistema di farsi trovare pronto.

A caccia del tampone

Un’altra vicenda ternana che si inserisce in questo filone è quella relativa ad una scuola elementare chiusa per le positività di alcuni insegnanti ed alunni. Le quarantene dei giovani studenti si sono concluse in questi giorni ma è emersa con evidenza la difficoltà di far sottoporre bambini – e genitori – ai tamponi. «Dovevamo essere chiamati in questi giorni per il tampone ‘conclusivo’ con modalità drive in – spiega una madre – ma non ci ha chiamati nessuno. Allora, fra mille telefonate e solleciti, siamo riusciti ad accordarci con il distretto di Colleluna: avremmo mandato una mail con i nomi di tutti gli studenti interessati e loro l’avrebbero girata agli operatori del drive in per procedere all’autorizzazione e quindi al test. Così è stato, lo abbiamo fatto oggi (lunedì 19 ottobre, ndR) e il problema è stato superato con la buona volontà di tutti. In un contesto in cui la Usl 2, in particolare chi ci lavora, non ha proprio colpe». Altro esempio, anche questo virtuoso, di autogestione ‘obbligata’.

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