Trestina, Color Glass: cittadini preoccupati

Produzione di fumi e niente ‘Via’ per l’azienda che dal trattamento di fanghi produce biossido di titanio, possibile cancerogeno

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di L.P.

C’è un nuovo caso che scuote l’Umbria. E’ quello di una frazione nel comune di Città di Castello, Trestina, dove c’è un industria di trattamento di rifiuti speciali non pericolosi, cioè i fanghi prodotti da un’azienda chimica di Ferrara che produce catalizzatori per la sintesi.

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I fumi dell’impianto Color Glass a Trestina

Color Glass A preoccupare, non poco, il comitato ‘Salute ambiente – Calzolaro Trestina alto Tevere sud’  è il fatto che dal trattamento di questi fanghi si ricavi biossido di titanio «che, se necessario, viene raffinato per evitare la formazione di grumi, e infine insacchettato con sistemi automatici ad aria compressa per poter essere commercializzato per l’utilizzo nel campo dell’edilizia e dell’industria in generale», spiega in una nota l’avvocato Valeria Passeri. «Nonostante l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro abbia classificato il biossido di titanio come ‘possibile cancerogeno per gli esseri umani’ e nonostante l’area, ove sono ubicati i ricettori più prossimi all’opificio, sia classificata in classe IV, cioè aree di intensa attività umana, l’impianto non è mai stato sottoposto a valutazione d’impatto ambientale».

«Non ci si può credere» La valutazione d’impatto ambientale  è un procedimento amministrativo che serve ad assicurare che l’attività industriale sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile, da una parte, mettendo al centro dell’attenzione l’uomo di cui va protetta la salute e va garantita la migliore qualità della vita attraverso miglioramenti ambientali e, dall’altra, proteggendo e mantenendo le specie e conservando la capacità di riproduzione degli ecosistemi in quanto essenziali per la vita. «Con inspiegabile sorpresa, la Regione Umbria, con determinazione dirigenziale n. 7269 del 5 agosto 2016, ha escluso il procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA) del progetto ‘Modifica di impianto autorizzato al recupero di fanghi in località Trestina nel comune di Città di Castello’, limitandosi ad affermare semplicemente che ‘dalle risultanze istruttorie del procedimento è emerso che il progetto in argomento non comporta impatti negativi e significativi sull’ambiente’». 

Trestina

Motivazione scarna Sembra strano, dunque, che il progetto sia stato adottato con una «tale scarna motivazione, nonostante il contesto in cui l’opificio ricade e l’esercizio continuo dello stesso, con emissioni di fumo giorno e notte, non contiene alcuna valutazione circa l’assenza o meno di potenziali impatti per l’ambiente e, di conseguenza, per la salute. Purtroppo, la Regione Umbria troppo spesso non motiva l’esclusione della valutazione d’impatto ambientale, emettendo provvedimenti d’identico laconico tenore e con le solite ripetute formule di rito».

Panoramica del luogo

I timori «Innanzi ad un impianto, che ricava biossido di titanio, nel cuore di una frazione, densamente abitata, quale Trestina, il provvedimento di esclusione dalla Via – prosegue l’avvocato Passeri –  per quanto connotato da un amplissimo margine di discrezionalità, è comunque sindacabile, anche sotto il profilo della palese assenza o insufficienza della motivazione o della manifesta carenza dei presupposti. Motivazione che, nel caso di specie, è stata del tutto obliterata o comunque formulata in modo alquanto lacunoso rispetto a taluni evidenti individuabili presupposti. Preme infatti sottolineare che, nel caso di specie, era tanto più necessaria la motivazione di esclusione, ove soltanto si consideri la presenza di criticità ambientali, in particolare, la presenza di ‘aree di intensa attività umana’, l’effetto cumulativo con altri impianti vicini che trattano sempre rifiuti, come la discarica di Belladanza, il biodigestore di Bonsciano e l’altro impianto di trattamento rifiuti speciali per 50.000 tonnellate l’anno di Calzolaro, nonché la classificazione della stessa attività industriale in questione quale ‘industria insalubre’, come riportato nell’elenco ministeriale per quelle industrie che producono biossido di titanio».

I dubbi Dal momento che l’articolo 20, comma 6, del decreto legislativo 152 del 2006, il Testo unico ambiente, prescrive il ricorso alla Via ‘se il progetto ha possibili impatti negativi e significativi sull’ambiente’, «l’esclusione dalla valutazione d’impatto ambientale – conclude Passeri – avrebbe richiesto un determinato grado di certezza circa l’assenza di impatti negativi. In caso di incertezza o di impatto anche solo potenziale si ricorre infatti sempre e comunque alla Via, e ciò in ossequio al principio di matrice comunitaria di massima precauzione in materia di tutela dell’ambiente».  In attesa di avere ‘rassicurazioni tecniche’ e non unilaterali da parte dell’azienda, il comitato Salute ambiente ha organizzato un incontro con degli esperti in programma per il prossimo 16 marzo alle ore 21 al Cva di Trestina. 

 

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