Truffa e peculato: agente assolto a Terni

L’uomo – 57enne in servizio alla Polstrada – era accusato di diversi illeciti legati al suo lavoro. Il legale: «Indagine arbitraria e lacunosa»

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Peculato, truffa e falso ideologico e materiale: questi i reati contestati ad un 57enne ternano, agente della Polizia Stradale, che martedì mattina è stato assolto dal tribunale di Terni, con il collegio presieduto da Massimo Zanetti e composto dai giudici Federico Bona Galvagno e Barbara Di Giovannantonio.

Le contestazioni Secondo gli inquirenti – ma lo stesso pm Raffaele Iannella in aula ha chiesto l’assoluzione – l’agente, attualmente operativo nel Lazio, fra il luglio e il dicembre del 2011 aveva commesso vari illeciti, assentandosi arbitrariamente dal lavoro nonostante fosse in servizio, entrando in ritardo o uscendo in anticipo, attestando falsamente – sul brogliaccio elettronico – di aver lavorato per tutte le ore che gli competevano. L’agente era accusato anche di aver utilizzato per scopi personali, in orario notturno, un’autovettura ‘borghese’ della polizia, allontanandosi indebitamente dal posto di lavoro per circa due ore.

L’attacco Contestazioni confutate dal legale difensore del 57enne – l’avvocato Luigi Fiocchi – con un’articolata memoria difensiva. E martedì mattina in aula l’accusa ha a sua volta chiesto l’assoluzione, poi decretata dal collegio giudicante. Una decisione che spinge l’avvocato Fiocchi ad una reazione piuttosto polemica: «Credo che nel corso delle indagini – afferma – gli ufficiali di polizia giudiziaria debbano essere più prudenti e più corretti, evitando di modificare la realtà dei fatti». Le indagini, secondo il legale, avrebbero presentato lacune e incongruenze: «Premesso che il processo che ha sconvolto la vita del mio assistito verte su un danno erariale inferiore ai 200 euro, credo sia opportuno evidenziare l’assenza di autorizzazioni per tutta una serie di accertamenti svolti arbitrariamente, avviati a seguito di una lettera anonima che, peraltro, faceva riferimento ad aspetti personali e non legati all’attività lavorativa. È per molti aspetti evidente – afferma l’avvocato Fiocchi – che il mio assistito sia stato sottoposto ad un’indagine condotta in maniera arbitraria e lacunosa anche per ciò che attiene le sommarie informazioni testimoniali acquisite».

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