Umbria, energia: «Enel vuole chiudere»

Cgil, Cisl e Uil: «Vuole dismettere la centrale di Bastardo e non investire più in quella di PIetrafitta. A rischio più di 100 posti di lavoro»

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L.P.

A rischio ci sono i posti di lavoro di 69 dipendenti a Bastardo e altri 39 a Pietrafitta, più quelli dell’indotto, all’incirca altre duecento persone. E’ un appello a fare in fretta, quello lanciato giovedì mattina dai sindacati umbri sulle centrali Enel di Bastardo e Pietrafitta, centrali dalle quali la multinazionale dell’energia «sta cercando sottotraccia una via di disimpegno».

PARLA PIERPAOLA PIETRANTOZZI – IL VIDEO

Sindacati «L’Enel è stata molto chiara – ha riferito in un incontro Vasco Cajarelli, segretario regionale della Cgil Umbria – la centrale di Bastardo verrà chiusa entro l’anno, mentre quella di Pietrafitta verrà rimessa in discussione perché ormai per loro sono ‘fuori mercato’». A Cgil, Cisl e Uil non è andata giù la presa di posizione, piuttosto chiara, emersa martedì scorso nel corso di un incontro tra l’Enel, la regione, i sindaci e gli stessi sindacati in cui la multinazionale avrebbe chiaramente scoperto le carte.

Nuovi investimenti «L’Umbria rischia di perdere l’energia e la sua strategicità produttiva se non saranno presentati piani di riconversione e sviluppo per le due realtà produttive umbre, Bastardo e Pietrafitta. Noi vogliamo che sia Enel a presentare un piano di rilancio per garantire il lavoro dei dipendenti e dell’indotto, in un’ottica di difesa della comunità. E’ necessario concertare con la multinazionale una strategia che permetta ad Enel di valorizzare e rinnovare le due realtà produttive site in Umbria e opporsi in tutti i modi alla sua fuoriuscita per arrivar ad un accordo di programma che preveda riorganizzazione e investimenti per tutti e due i siti produttivi».

Energia «Chiediamo un piano di rilancio – ha proseguito Cajarelli – questo territorio ha dei crediti nei confronti di Enel, la multinazionale deve tornare a investire, non accelerare in vista di un celere disimpegno». Sul piatto, oltre ai posti di lavoro, la produzione di energia, core business dell’azienda. «L’industria non si fa senza energia – ha ribattuto , Uilcem Perugia – senza voler star qui a riaprire argomenti che riguardano essenzialmente Terni. Da un anno e mezzo stiamo cercando di riportare l’attenzione delle istituzioni su una tematica che è essenziale per lo sviluppo di tutta la regione».

Qualità del lavoro «Non ci possiamo permettere di perdere un altro pezzo importante dell’economia locale – ha sottolineato Andrea Calzoni della Cgil – perché qui si tratta di proseguire sulla strada dell’impoverimento culturale e territoriale. Nel caso di Enel è anche una questione di qualità del lavoro, di diritti, di un futuro per tante famiglie».
Un’accelerazione, quella dell’Enel, che spaventa dunque i sindacati che ricordano come la multinazionale sia in possesso delle autorizzazioni per la produzione di energia fino al 2019, prorogabile fino al 2023. «Ci sono le certificazioni ambientali, si può continuare a lavorare e a produrre energia in tutta sicurezza per ancora 7 anni. Come mai questa presa di posizione così repentina?» si chiedono i sindacati.

Assemblee Pronti a tutto pur di difendere posti di lavoro e gli interessi delle comunità, i sindacati hanno dichiarato che già da giovedì pomeriggio si terrà un’assemblea a Bastardo con i dipendenti della centrale per decidere i prossimi passi da fare. Lunedì, invece, sarà la volta dei lavoratori della centrale di Pietrafitta.

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