Umbria: «Nuova legge per le acque minerali»

La proposta viene daAndrea Smacchi (Pd) e Silvano Rometti (Socialisti e Riformisti): «Più soldi ai Comuni».

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«Lo sfruttamento delle risorse idriche del nostro territorio per l’imbottigliamento delle acque minerali deve avere maggiori ricadute sui Comuni dove insistono le sorgenti». L’argomento è stato spesso oggetto di polemica e adesso i consiglieri regionali Andrea Smacchi (Pd) e Silvano Rometti (Socialisti e Riformisti) hanno presentato una proposta di legge per modificare la legge regionale del 2008 che contiene’Norme per la ricerca, la coltivazione e l’utilizzo delle acque minerali naturali, di sorgente e termali’.

I ‘diritti’ «Il nostro obiettivo – spiegano Smacchi e Rometti – è quello di incrementare dal 20 al 40 per cento i diritti in favore dei Comuni su cui sono presenti concessioni per lo sfruttamento dell’acqua, che in Umbria figurano a Gualdo Tadino, Gubbio, Nocera Umbra, Terni, Montecastrilli, Scheggia-Pascelupo, Foligno, Cerreto di Spoleto, Massa Martana, Sellano, San Gemini, Orvieto e Acquasparta. Con questo aumento di risorse gli enti locali dovranno impegnarsi in azioni di salvaguardia e tutela delle risorse idriche, oltre che nella valorizzazione e nella riqualificazione ambientale dei rispettivi territori».

Il settore L’imbottigliamento dell’acqua, ricordano Smacchi e Rometti, «è un settore della nostra economia notevole, che conta 1.085 milioni di litri imbottigliati e 289 occupati (dati al 2014). E’ necessario e opportuno dunque che aumentino le ricadute sui Comuni, impegnati in prima linea, insieme alla Regione Umbria, per il mantenimento del livello della qualità ambientale. Con questa proposta di legge si danno risposte anche alle giuste esigenze manifestate dai Comuni che, nella scorsa legislatura, si erano detti favorevoli ad una proposta di legge popolare che prevedesse il trasferimento delle funzioni amministrative del settore al Comune stesso di pertinenza, stabilendo che il 70 per cento dei proventi del canone rimanesse al Comune e il 30 per cento confluisse nel bilancio regionale. La nostra proposta, che va anche nella direzione di quanto deliberato dalle regioni confinanti, come la Toscana, è un buon punto di equilibrio per una regione dove i bacini acquiferi non rispettano i confini amministrativi dei Comuni. Per questo va salvaguardata la gestione di ambito regionale, riconoscendo però una importanza maggiore al ruolo delle città dove sono presenti le concessioni».».

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