Università a Terni: «Serve Fondazione»

Attilio Luccioli, di ‘Terni città universitaria’: «Il Consorzio è ormai superato.Occorre una governance nuova, concreta, capace anche di interagire con altre realtà»

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di Attilio Luccioli
di ‘Terni città universitaria’

L’Università di Terni sta vivendo da troppo tempo una fase di “congelamento” senza neanche un accenno di vero consolidamento dell’esperienza del Polo ternano.

L’Associazione culturale per Terni città Universitaria vive con forte preoccupazione questo momento che si trascina da molti anni e vuole porre l’accento non solo sulla situazione di stallo del polo, ma sullo sconcertante calo di studenti iscritti alle varie facoltà. Un trend in discesa, soprattutto nell’ultimo anno.

Numeri che pesano, se si considerano gli investimenti fatti dal Comune, Provincia, Regione e Fondazione Carit per lo sviluppo del polo, quantificabili intorno ai 20 milioni di euro.

Manca oggi un vero e proprio “progetto” per il rilancio dell’esperienza universitaria ternana trascinata stancamente e senza slanci in grado di catturare gli studenti. Un problema che investe in particolare l’esperienza di Ingegneria ed Economia. Anche la questione sedi sta diventando importante. Perché non creare, ad esempio, un “campus” che accolga nella stessa sede, magari di Pentima, i due corsi?

Esattamente come creato nell’attuale sede dei corsi ternani di Medicina dove hanno trovato spazio anche le discipline relative alle Scienze Infermieristiche.

Si tratta di una esigenza peraltro sollecitata da tempo da alcuni soggetti e sulla quale l’Università degli studi di Perugia non si è mai pronunciata.

Si assiste infatti ad un atteggiamento di chiusura verso qualunque proposta che, seppure formulata per garantire un futuro all’esperienza del Polo Universitario ternano, viene da taluni vissuta come una indebita invasione di campo. Non è così per quanti hanno a cuore il destino di questi Corsi.

Il Polo universitario soffre ancor oggi di forti problemi relazionali con il mondo dell’economia al quale, invece, doveva collegarsi. Analisi compiute anche dalla Regione confermano questa situazione deficitaria.

Un punto non trascurabile è poi quello dei finanziamenti, anche regionali, che assicurano solo la sopravvivenza di Corsi come quelli di Ingegneria ed Economia senza che vengano spese risorse per un loro rilancio, mettendo così a rischio il futuro stesso di queste esperienze che vivono oggi come “congelate”.

Un elemento sembra emergere con chiarezza: il Consorzio Universitario, che si è da sempre occupato delle questioni ordinarie, deve essere considerato come un organismo ormai superato. Occorre una governance nuova, concreta, capace anche di interagire con altre realtà universitarie. La stessa legge 240 del 2010 lancia l’idea di una Federazione tra Atenei non solo nazionale ma addirittura esteri.

In questa ottica potrebbe essere valutata anche una eventuale “Fondazione” capace di interagire con gli altri Atenei limitrofi, quali quelli di Roma, Rieti, Viterbo, solo per citarne alcuni.

Ma su questo va trovata la reale volontà comune di tutti i soggetti – dall’Università di Perugia in poi – di percorrere questa nuova strada.

Il quadro della situazione è allarmante e chiama tutti i soggetti, Enti locali in primis, ad intervenire senza ulteriori tentennamenti o attese per invertire una rotta che altrimenti porterebbe questa importante esperienza al fatale declino.

La Regione deve guidare questa accelerazione per garantire lo sviluppo che merita il polo ternano. Lo stesso impegno deve essere messo in campo dall’Amministrazione comunale di Terni, con il coinvolgimento pieno di tutte le categorie produttive ed economiche rappresentative del territorio.

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