Città della salute: «Terni la ripensi»

L’assessore regionale alla Salute, Luca Barberini: «Per me deve essere fatta, ma con un progetto ‘mirato’». E dice che «possono bastare i fondi pubblici»

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di Marco Torricelli

«Per me, la ‘Città della salute’ a Terni si deve fare perché serve, ma ribadisco un concetto già espresso. Deve essere, appunto, della salute». L’assessore regionale Luca Barberini, in una chiacchierata con umbriaOn, conferma la tesi che aveva avuto modo di illustrare un paio di mesi fa e, anzi, aggiunge alcune spiegazioni che lasciano pochi spazi alle ipotesi alternative. 

BARBERINI DUE MESI FA: «RISPOSTE A PROBLEMI REALI»

L’ospedale di Terni

«L’ospedale e la ‘città’» Barberini, per cominciare, chiarisce che «la sanità regionale deve investire su Terni e lo farà con convinzione anche perché, lasciando perdere le ipotesi fantasiose che ogni tanto vengono riproposte, l’ospedale ‘Santa Maria’ deve restare lì dov’è, in quanto pensare ad una struttura tutta nuova significa parlare di tempi biblici. Ma deve essere messo in condizione di crescere e migliorarsi». E la ‘Città della salute’ «rientra perfettamente in questo quadro, perché ci permetterebbe di compiere un’operazione complessiva di grande rilievo, sia sotto il profilo sanitario, che per me resta la priorità, ma anche molto utile sotto il profilo economico. Ma la città, nelle sue varie componenti, non potrà che convenire con me quando propongo un ripensamento del progetto. Che lo renda meno impattante, ma senza confondere questa mia idea con un tentativo di rimensionamento, perché non lo è. Anzi».

Luca Barberini (Foto A.Mirimao)

«Meno commercio» E qui l’assessore torna su un altro tema già affrontato: «Sinceramente non riesco a farmi convincere dall’idea in base alla quale all’interno di un ‘polo’ dedicato alla salute debbano trovare posto anche spazi commerciali e roba che con la salute della gente non ha nulla che fare. Ecco perché propongo un ripensamento del progetto e perché ribadisco che questo non presuppone una qualche limitazione. Io credo che Terni debba avere la ‘Città della salute’ e che la debba avere in tempi ragionevolmente rapidi, ma che sia, appunto, della salute». E siccome Barberini non è ‘uno che viene a valle con la piena’, è il primo a rendersi conto che un progetto così potrebbe interessare molto meno a possibili investitori privati.

La sede dell’Usl Umbria2

I fondi pubblici «Per fortuna, ma anche per un po’ di bravura di chi ci ha lavorato – dice – il nostro bilancio di quest’anno mette una pietra sopra alle perdite pregresse e, quindi, ci mette a disposizione delle risorse da poter investire e da destinare al progetto». E quindi ci si starebbe orientando sull’utilizzo di soli fondi pubblici – «che possono bastare, senza dubbio» – tanto che c’è l’ipotesi rappresentata dalla partecipazione al bando Inail, ma si ragiona anche sulla possibilità di contrarre, da parte della Usl 2, un mutuo diretto.

Rata mutuo e affitti Perché il progetto a cui pensa Barberini – ma che è poi lo stesso a cui fa riferimento anche il direttore dell’Azienda Usl 2, Imolo Fiaschini – deve prevedere la collocazione nella ‘Città della salute’ di «tutti i servizi sanitari e gli uffici che attualmente sono dislocati in più stabili situati in zone diverse della città», da via Bramante a via Federico Cesi, da via Giovanni XXIII, a via Montegrappa, a via Tristano di Joannuccio. E che oggi costano circa un milione e 700 mila euro di affitti all’anno. Mentre accendere un mutuo potrebbe costare meno, con il risultato che, poi, tutto l’ambaradan diventerebbe di proprietà.

La Usl 2

La sede Usl E qui la domanda sulla collocazione della sede della Usl 2 è inevitabile. Ma la risposta non è proprio quella sperata: «Direi che questo non è il tema di più stringente attualità – dice Barberini – perché io preferisco pensare a dare un senso alla sanità regionale e ternana. Io credo che ai cittadini interessi più avere la certezza di poter accedere a dei servizi di qualità. Capisco che per qualche politico sia utile sollevare periodicamente il problema, ma davvero la cosa non mi appassiona».

La Facoltà di medicina a Terni

«Riqualificare e integrare» Mentre, sempre a domanda, ad appassionare Luca Barberini sarebbe «la possibilità di dare una risposta alla necessità di riqualificare un ospedale che rappresenta senza dubbio un’eccellenza regionale, come quello di Terni, ma che mostra anche gli inevitabili segni del tempo. E riqualificare, per me, significa non solo dotazioni tecnologiche, logistica, personale qualificato e con un organico adeguato, ma anche puntare ad un’integrazione vera con l’università e con la facoltà di medicina in particolare, che peraltro si trova già all’interno dell’area dove sorgerà la ‘Città della salute’. Tutto questo, se mi è permesso dirlo, deve essere previsto nel progetto del quale chiedo una rivisitazione intelligente e funzionale».

I numeri

Polo attrattivo Tenendo sempre presente che quello ternano «è un ospedale – dice Barberini – che, per il livello alto dei professionisti che vi operano e per la posizione geograficamente favorevole, risulta particolarmente apprezzato da quella che gli statistici definiscono ‘utenza’, ma che per me sono persone in carne ed ossa, provenienti da fuori regione: il 20% di media, con punte del 34%. Numeri che non possono non debbono passare inosservati, anche se ritengo che in un prossimo futuro (la Regione Lazio sta a sua volta mettendo ordine nei bilanci e questo le permetterà di migliorare i servizi sanitari, mettendo un freno almeno in parte agli esodi verso l’Umbria dei pazienti, cosa che riguarda anche l’ospedale Orvieto, altro ‘presidio di confine’ importante) il trend potrebbe far registrare un lieve calo».

Narni-Amelia, il ‘sogno’ in un rendering

Narni-Amelia Magari pensando anche ad un altro polo ospedaliero della provincia di Terni, quello di Narni-Amelia, oggetto a sua volta di ‘attenzioni’ non trascurabili: «Quel polo – dice l’assessore – non potrà che essere potenziato, anche per ‘sgravare’ Terni da una serie di incombenze. Credo, per esempio che collegare a Narni-Amelia solo il concetto di riabilitazione sia limitativo e miope. Pensiamo, invece, ad un ospedale che possa garantire interventi di ‘piccola’ chirurgia o di ortopedia, visto che professionalità ci sono, evitando di far confluire questa casistica su Terni. Ecco, io credo che una programmazione intelligente debba passare per questi concetti. Quanto a Narni-Amelia, entro fine anno contiamo di avere a disposizione il progetto esecutivo, al quale vogliamo dare applicazione entro l’estate del 2018»

 

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