Perugia, caso Gesenu: Barelli contrattacca

Il vice sindaco annuncia una querela contro l’avvocato Calafoglia che lo accusa. I comitati cittadini si costituiranno parte civile e chiedono un risarcimento

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di L.P.

Cittadini, aziende, comitati. Ma anche la politica che conta. Continua ad essere in fibrillazione il clima a Perugia dopo che il Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione per Giuseppe Sassaroli, l’ex direttore tecnico di Gesenu finito ai domiciliari lo scorso 3 dicembre nell’ambito dell’inchiesta ‘Spazzatura d’oro’ portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia.

Il vicesindaco Barelli

Il vicesindaco Barelli

Barelli Ed è bene iniziare da quella che, per adesso, è la novità più rilevante: il vicesindaco di Perugia, Urbano Barelli presenterà una querela nei confronti dell’avvocato Canafoglia per quelle che vengono definite «gravi ed infondate accuse mosse nel corso della conferenza stampa del 15 dicembre per la presentazione della class action nei confronti di Sassaroli e degli altri indagati nel processo sui rifiuti. Quanto detto dall’avvocato Canafoglia – afferma Barelli – è molto grave ed è un inaccettabile tentativo di imputare al sottoscritto presunte responsabilità in ordine alle ultime vicende giudiziarie che stanno interessando Gesenu, per il solo fatto di aver difeso, in qualità di avvocato, il Comitato di Pietramelina in due giudizi conclusisi con la condanna di Sassaroli. Infatti, i due giudizi avevano ad oggetto vicende ben diverse da quelle emerse oggi a seguito di lunghe e delicate indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia».

Le accuse Barelli, poi, chiarisce che «i fatti da ultimo emersi e dei quali la stampa ha dato conto con la pubblicazione di alcune intercettazioni telefoniche, hanno sorpreso per la loro gravità non solo il sottoscritto ma tutti coloro che si sono occupati della “vicenda Gesenu”, compresi i tre Amministratori Straordinari che nell’ultimo anno sono stati chiamati a vigilare sulla società per conto della Prefettura e dai quali Sassaroli ha ricevuto specifiche deleghe per la tutela ambientale, e la stessa Magistratura che ha nominato Sassaroli custode giudiziario della discarica di Pietramelina nell’ambito del provvedimento di sequestro di parte dell’area. Ricordo, inoltre, che i controlli degli impianti dei rifiuti sono di competenza della Provincia, della Regione e dell’Arpa e non dei Comuni. Risulta falsa – conclude il vice sindaco – anche l’affermazione secondo la quale la parcella del sottoscritto per le due condanne di Sassaroli è stata saldata da Gesenu, mentre a pagare è stato lo stesso Sassaroli come stabilito nelle sentenze di condanna».

Le novità Tanto più che, si legge in una nota del Comune di Perugia, il vice sindaco Barelli «ha rinnovato nell’esercizio della delega conferitagli da poche settimane dal sindaco Romizi sulla partecipata Gesenu» le richieste relative «alla nomina di un nuovo direttore della divisione Impianti», alla «separazione della direzione tecnica degli impianti da quella della raccolta dei rifiuti», la «riorganizzazione interna, azzeramento e nuove nomine per l’Organismo di Vigilanza a garanzia della nuova Gesenu». Perché «il futuro di Gesenu è nella discontinuità e nella capacita di rinnovamento per recuperare un corretto rapporto con i cittadini, aumentare e migliorare la raccolta differenziata, tracciabilità dei rifiuti, tariffa puntuale, recupero e riciclo dei rifiuti nel rigoroso rispetto della legalità».

Il comitato Inceneritori Zero

Il comitato Inceneritori Zero

Comitati Dopo che il vaso di Pandora è stato aperto, però, i cittadini sono sul piede di guerra nell’ipotesi che, per anni, sia stata pagata una tariffa, piuttosto alta peraltro, per un servizio di smaltimento dei rifiuti non proprio corrispondente a quanto riportato nei contratti firmati dalla Gesenu con i comuni. Da qui la decisione dei comitati, che da anni denunciano sversamenti e inquinamento nella vasta area in cui insiste la discarica di Pietramelina, costruita in più fasi a partire dagli anni ’80 nonostante i furti dubbi che, già all’epoca, erano stati espressi, di costituirsi parte civile nel nuovo processo.

Montagne di rifiuti a Pietramelina

Montagne di rifiuti a Pietramelina

Esposti e denunce Per anni, infatti, sono stati presentate denunce, fotografie del torrente Mussino inquinato e esposti per verificare la qualità dell’aria, dal momento che, in alcuni periodi dell’anno, la puzza arrivava – e arriva – fin dentro le case e, in estate, in tanti erano costretti a tenere le finestre chiuse. Sin da tempi non sospetti, attraverso il Comitato Inceneritori zero, i cittadini si sono accorti che qualcosa non andava nella normale gestione dei rifiuti. Da lì, infatti, sono partite le prime denunce che portarono per la prima volta in tribunale il manager numero uno di Gesenu Sassaroli. Ma le stranezze, ricordano ancora i comitati, non sono mai finite. «Come mai, ad esempio – si chiedono – il comune di Perugia non ha mai incassato neanche un euro dai consorzi di recupero? E, ancora, come mai gran parte del vetro riciclato nell’Ati 2 va a finire fuori regione nonostante, a pochi chilometri di distanza, ci sia la vetreria di Piegaro che compra da fuori il vetro per riciclarlo e utilizzarlo?».

Differenziata Tra le tante stranezze, però, una su tutte avrebbe dovuto mettere in allarme le istituzioni. «Bastava vedere i dati per capire che da qualche parte il sistema era fallato – dicono – se la differenziata ufficialmente viene riconosciuta al 60%, come mai effettivamente, meno della metà di questa viene avviata a recupero?». Oltre agli eventuali danni economici che dovranno essere dimostrati, i comitati da anni si battono per l’inquinamento delle falde acquifere, perché con l’acqua di chi vive dietro alla discarica «non ci puoi innaffiare neanche l’insalata. Solo che qui, in tutta la regione, non esiste un laboratorio analisi che possa valutare l’impatto dei metalli pesanti. Devi andare nel Lazio se vuoi far analizzare le tue acque».

Le contestazioni Il punto su cui, però, maggiormente insistono i comitati è che «non era possibile non sapere». Già nel 2004 prima e nel 2006 poi, Giuseppe Sassaroli era finito davanti al giudice come imputato per sversamento illecito e gestione illecita di rifiuti speciali anche pericolosi. Reati prescritti, ma in entrambe le sentenze la corte d’Appello di Perugia aveva condannato al risarcimento gli imputati delle associazioni che si erano costituite parte civile al processo: Legambiente Umbria, rappresentata dall’avvocato Emma Contarini, Italia Nostra e Inceneritori Zero, rappresentati proprio dall’attuale vicesindaco Barelli.

La prima sentenza «Proprio per l’osservazione diretta – si legge nella sentenza della Corte d’Appello di Perugia depositata nell’ottobre 2015 – nonché per i relativi prelievi poi analizzati del fiume, a monte e a valle dell’immissione di un fosso proveniente dalla discarica, e di quest’ultimo corso d’acqua fino alla recinzione della discarica era risultato evidente che l’immissione inquinante proveniva fisicamente da essa, circostanza questa nella sostanza neppure propriamente contestata dagli imputati, che avevano affidato ad altre argomentazioni la propria difesa». In quel caso il giudice di primo grado riteneva pertanto che vi era «certezza sia che i liquidi inquinanti finiti nel fiume Mussino erano provenuti dalla discarica, sia che si trattava di rifiuti, pur nell’ipotesi non fossero percolato in senso stretto».

Sversamento liquami In entrambi i casi, sarebbe spettato ai due imputati impedire che una tale evenienza si verificasse, dotando le vasche di raccolta del percolato di più sicuri mezzi di rilevamento dei livelli o dotando l’intero impianto di sistemi che impedissero la fuoriuscita di liquidi inquinanti anche nel caso di piogge particolarmente intense. Nonostante la condanna di primo grado fosse stata sospesa con la condizionale, in ogni caso spettava agli imputati la bonifica del sito oltre che al risarcimento dei danni in favore dei comitati costituiti parte civile Legambiente e Inceneritori zero. In appello, riscontrata ormai la prescrizione del reato contestato, ma confermato che ci fu un effettivo sversamento di percolato della discarica, proveniente molto probabilmente dalle vasche di raccolta, il giudice condannava al risarcimento in favore delle parti civili.

Gestione illecita Nel 2006, invece, Giuseppe Sassaroli e Massimo Sportolari, in quanto direttore tecnico della Ap Produzione ambiente, furono imputati nel processo per gestione illecita di rifiuti speciali anche pericolosi, mediante trattamento senza autorizzazione e operazioni di smaltimento in aree non previste dall’autorizzazione rilasciata dalla Regione Umbria. La corte d’appello di Perugia rilevava che le «contravvenzioni in esame – compiute nel dicembre 2006 – sono ormai estinte per prescrizione ma che – respinti i motivi d’appello relativi alla sussistenza dei reati – vanno confermate le statuizioni in favore delle parti civili e va pronunciata condanna degli imputati al rimborso delle spese di difesa anche di questo grado».

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