Perugia, caso Gesenu: «Fatto gravissimo»

La presidente della Regione, Catiuscia Marini, prende posizione sull’iniziativa del Prefetto

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«L’interdittiva prefettizia antimafia alla Gesenu, società di notevole rilevanza per la gestione dei rifiuti nella nostra regione, è un fatto gravissimo che merita attenzione, a cominciare dalle istituzioni». A dirlo è la presidente della regione, Catiuscia Marini, che nel corso della mattinata di martedì ha incontrato, a palazzo Donini a Perugia, il sindaco, Andrea Romizi e il  vicesindaco, Urbano Barelli.

La presidente Secondo Marini «è noto quale sia il ruolo di Gesenu nella sua titolarità di molti contratti di servizio in essere nella nostra regione, non solo per ciò che riguarda tutto il sistema di raccolta dei rifiuti e di pulizia delle città, ma anche per l’attività di gestione in capo a questa società degli impianti di trattamento dei rifiuti. Come rappresentanti delle istituzioni – ha affermato la presidente – abbiamo voluto avviare da subito una attenta riflessione sui provvedimenti adottati dal Prefetto di Perugia, Antonella De Miro, soprattutto al fine di individuare ogni azione possibile per tutela la centralità e funzionalità del servizio di raccolta dei rifiuti, di pulizia delle città e di gestione dello smaltimento degli stessi secondo quanto previsto dal nuovo Piano regionale di raccolta e smaltimento dei rifiuti, con particolare attenzione alle problematiche amministrative conseguenti all’interdittiva».

Gli incontri All’inconto di martedì ne seguirà a breve un altro con i rappresentanti degli altri Comuni e enti che hanno contratti di servizio con la Gesenu: «La Regione Umbria – ha detto ancora la presidente Marini – si è attivata da tempo, anche con il nuovo Piano regionale di raccolta e smaltimento dei rifiuti, per segnare un netto spartiacque indirizzandosi sempre di più verso la raccolta differenziata. Ed è già importante e significativo che nel suo insieme l’Umbria sfiori ad oggi il 50 per cento di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti, così come ci indicano gli obiettivi dell’Unione Europea. Se anche il territorio della Provincia di Terni e l’area del folignate-spoletino si impegneranno per incrementare il più possibile la raccolta differenziata, la nostra regione non solo avrà raggiunto e superato il valore del 50 per cento, ma si caratterizzerà quale una delle regioni con il più alto tasso di raccolta differenziata. Occorre, insomma – ha concluso la presidente – una forte e decisa discontinuità che perseguiremo con determinazione».

Il sequestro Ora, l’inchiesta sulla Gesenu, che era partita lo scorso 12 ottobre, subisce un’improvvisa accelerazione. Il Nucleo investigativo del corpo forestale dello stato di Perugia ha infatti eseguito il sequestro preventivo di parte della discarica di Pietramelina, un tratto del torrente Mussino e una porzione del bosco adiacente. Il provvedimento, disposto dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capolugo, è volto ad effettuare alcuni prelievi che gli uomini della Forestale stanno portando avanti assieme all’Arpa Umbria.

Summit Le principali preoccupazioni riguardano il futuro della raccolta a Perugia e negli altri comuni umbri in cui la Gesenu opera. ll provvedimento, che sarebbe stato notificato ieri ai vertici dell’azienda, potrebbe portare al commissariamento della stessa. Secondo la normativa antimafia, il servizio di raccolta rifiuti potrebbe comunque proseguire come misura straordinaria concertata tra la Prefettura e il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Cantone.

L’alternativa Secondo Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria, «siamo in attesa di capire cosa sta succedendo sia da un punto di vista dell’inchiesta che ha coinvolto l’azienda in Umbria che per quanto riguarda il provvedimento di cui abbiamo letto oggi sui giornali. Se, come si ipotizza, il percolato è confluito nel terreno, noi ci costituiremo parte civile in un eventuale processo per danno ambientale».

Problema a monte «Il provvedimento di oggi – continua – ci ricorda storie tristemente note che riguardano altre aziende a partecipazione mista pubblica e privata. La Gesenu ha avuto notevoli problemi finanziari impegnandosi in progetti fuori dal territorio umbro e, oggi, scopriamo profili ben più inquietanti. Il problema è a monte, in un’organizzazione della raccolta che punta tutto sulle discariche dove, come ormai è noto, la criminalità riesce a fare soldi facili. Se manca il controllo da parte delle amministrazioni che dovrebbero garantire un servizio, a farne le spese sono sempre i cittadini».

«Fare chiarezza» L’amministrazione – la nota del Comune – segue con attenzione l’evolversi della situazione. L’avvio di tale procedura nasce da rapporti imprenditoriali che l’azienda avrebbe avuto nel tempo in Sicilia, e rispetto ai quali, tra l’altro, ha manifestato nell’ultimo anno la propria volontà di concludere. L’attuale amministrazione è la prima interessata a fare chiarezza anche su eventuali responsabilità di scelte avvenute in passato che non si sono condivise allora, né oggi».

Difesa dell’azienda «L’obiettivo di questa amministrazione – prosegue la nota – è garantire il regolare svolgimento dei servizi pubblici, se possibile migliorandoli, e difendere la storia industriale ed i livelli occupazionali dell’azienda. Per questo il Comune è pronto a mettere in campo ogni azione che, da un lato, sia di garanzia per i cittadini e, dall’altro, possa favorire il chiarimento della situazione stessa».

Viva preoccupazione Sull’argomento è intervenuto anche il segretario regionale del Pd Umbria e presidente del gruppo Pd in Regione, Giacomo Leonelli: «Gesenu è titolare di molti dei contratti di servizio in Umbria per la gestione della raccolta dei rifiuti, del loro trattamento oltre che della pulizia delle città: per questo non può che destare viva preoccupazione la notizia di una interdittiva prefettizia antimafia all’azienda. L’istituzione regionale si è già mobilitata nelle scorse ore allo scopo di garantire la continuità e la praticabilità di un servizio fondamentale per la comunità – prosegue Leonelli – e di ridurre al minimo le difficoltà legate agli effetti di una interdittiva. Evidente che al fianco della Regione anche il Comune di Perugia, titolare di una partecipazione societaria significativa nell’azienda, sarà, ovviamente, chiamato a fare la sua parte in maniera determinante».

Accelerare il processo riformatore «La vicenda – conclude Leonelli – sottolinea con drammatica evidenza la necessità e l’urgenza di accelerare il processo riformatore messo in campo dalla Regione in riferimento alla razionalizzazione della gestione dei servizi fondamentali. Serve, ora, tenere il passo delle riforme in merito alla istituzione di un gestore unico per acqua e rifiuti oltre che alla qualificazione delle partecipazioni societarie degli enti pubblici nelle società di servizi, voltando definitivamente pagina anche rispetto a una stagione di investimenti fuori regione la cui criticità è oggi sotto gli occhi di tutti».

Commissione d’inchiesta sui rifiuti È la richiesta di Andrea Liberati, capogruppo del Movimento 5 Stelle: «Il caso Gesenu, l’interdittiva antimafia; ancora le discariche e la loro grave e reiterata criticità ambientale; l’attrattività criminale di alcuni impianti, i conflitti di interesse, i muti intrecci tra politica e affari. Lo diciamo da tempo: è necessaria una superiore presa di coscienza da parte della classe dirigente della Regione Umbria di fronte a un simile fallimento. Ecco perché – continua – nelle prossime ore il M5S richiederà con atto ufficiale la costituzione di una commissione d’inchiesta sui rifiuti, ai sensi dell’articolo 36 del regolamento interno».

Politiche virtuose «Il business dei rifiuti – aggiunge Liberati – continua a passare ben sopra le teste dei cittadini; gli stessi che pagano profumatamente un servizio assai carente, oggetto di ripetute indagini da parte della magistratura, fino alla clamorosa svolta di queste settimane: è tardi, ma è forse ancora possibile far luce su questa scandalosa situazione, adottando sin da subito politiche finalmente virtuose, sostenibili e a buon mercato, ripubblicizzando il servizio, così come il M5S sostiene da anni. Accade invece l’esatto opposto. Gli esiti – conclude – sono sotto gli occhi di tutti».

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