Perugia, caso mense: genitori pensano al Tar

Da lunedì prossimo nuova petizione ed irruzione al Consiglio comunale

Condividi questo articolo su

di Rosaria Parrilla

Le armi sono in vista, la battaglia è appena iniziata. I genitori invitano tutti a fare irruzione lunedì pomeriggio durante il Consiglio comunale. E dalla mattina saranno già lì a Palazzo dei Priori per una nuova petizione contro l’esternalizzazione del servizio mensa voluta dall’amministrazione, dopo le già 3.5000 circa firme raccolte per dire no. Ed, infine, eventuale ricorso al Tar. Settembre è alle porte, ma non c’è tempo per pensare alle meritate vacanze e l’estate per il sindaco Andrea Romizi sarà abbastanza rovente.

La conferenza stampa Le associazioni dei genitori e i comitati mensa hanno indetto un incontro con la stampa venerdì mattina per parlare del nuovo retroscena che si è venuto a creare dopo la commissione consiliare di mercoledì, il cui ordine del giorno presentato dal Movimento cinque stelle, era proprio sulla refezione scolastica. Durante i lavori l’assessore comunale competente, Dramane Wagué, ha dichiarato che non è una questione di risparmio, facendo sobbalzare dalle sedie i genitori, che a gran voce si sono chiesti: «in questi mesi di cosa abbiamo discusso?». E subito dopo la sua uscita dall’aula, i dirigenti comunali, più volte messi sotto accusa, hanno fatto sapere che nessuno ha dichiarato illegittima la convenzione che permette l’acquisto da parte dei genitori delle derrate alimentari che poi vengono cucinate nelle mense. E anche qui, i genitori hanno strabuzzato gli occhi.

Esperienza virtuosa «C’è una tale confusione – ha rimarcato Alessandra Bircolotti, mamma e avvocato – che non sappiamo perché l’amministrazione vuole cancellare un’esperienza virtuosa che dura da 25 anni. È ora che il sindaco ci dica che tipo di scuola e di servizio vuole dare alla città. È una scelta dissennata, come lo stesso la definiva ai tempi in cui era consigliere di opposizione. Ora cosa è cambiato». I genitori, insomma, vogliono continuare ad avere la responsabilità sul cibo che i propri figli mangiano a scuola. «Vogliono fare – ha detto Bircolotti – dei tagli lineari a tutti gli effetti». «Un esempio dell’esternalizzazione che non ha portato a grossi benefici è dato dal polo di San Sisto  – ha ricordato Marta Geremia -, che riguarda 8 scuole e circa 800 bambini. Da 10 anni il presidente non ha mai avuto accesso al bilancio, non c’è trasparenza, non si capisce se c’è un risparmio e in caso dove vengono reinvestite le risorse avanzate».

Niente acquisto cibo, niente risorse per la didattica La preoccupazione, come più volte hanno rimarcato, è che si creino bambini di serie A e di serie B. «I soldi che ci rimangono – ha spiegato Patrizia Tabacchini – li reinvestiamo in attività didattica: ad esempio per la manutenzione e l’acquisto dei giochi, dato che il Comune non provvede». «Il principio di sussidiarietà orizzontale verrebbe meno – ha ribadito Geremia – e la qualità del cibo sarebbe scadente, come ci ha informato il presidente del comitato mensa di Deruta: ‘da un ristorante a 5 stelle siamo passati ad una mensa scadente. E i bambini dopo la scuola corrono in pizzeria per la fame’». Molti genitori starebbero già pensando di ritirare i propri figli dal servizio mensa ed altri di non pagare la retta mensa.

Twitter @Ros812007

 

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli