Rifiuti, gare al ribasso e controlli mancati

Dai verbali della commissione regionale d’inchiesta emerge un vero e proprio modello utilizzato da nord a sud dell’Umbria. E intanto arriva anche la sesta interdittiva

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L.P.

Uno strano quadrilatero è quello che unisce Viterbo a Roma fino a Terni e a Perugia. Da oggi passa anche per Marsciano e potrebbe non finire qui.

Il ‘caso Umbria’ Inchieste giudiziarie, scandali, gestione poco trasparente e quelle interdittive antimafia che, con un effetto domino, ha colpito la Gesenu e poi, a seguire, Campidano ambiente, Viterbo ambiente – respinta poi dal Tar – Ecoimpianti, Gest e infine anche la Sia, che si occupa dello smaltimento nella media valle del Tevere. Un vero e proprio terremoto che ha suscitato numerose polemiche e creato un ‘caso Umbria’ di cui si sono occupate anche le commissioni parlamentari di inchiesta, sia quella antimafia che quella sugli ecoreati.

Commissione regionale Ed è stata proprio la galassia Gesenu a essere finita al centro del dibattito anche della commissione regionale d’inchiesta sull’intero ciclo di gestione dei rifiuti. «Una società che fa aggregazioni di impresa, che in questo settore opera da anni – come ha riferito il consigliere Chiacchieroni durante un’audizione con la commissione parlamentare sugli ecoreati – Una cosa è la questione della procedura sulle infiltrazioni, altre cose sono i temi legati agli aspetti formali, normativi, amministrativi. Da un punto di vista formale, siccome operano secondo la legge, non ci sono elementi contrastanti rispetto alla norma, non sono emersi».

Il metodo attraverso cui, in tutta l’Umbria, le varie aziende si sono aggiudicate gli appalti, come emerge dalla lettura dei verbali della commissione regionale, è sempre stato quello dei consorzi o degli Ati, cioè associazioni temporanee di impresa in cui si univano vari società di cui erano soggetti partecipanti e così si aggiudicavano le gare con ribassi minimi, talvolta inferiori all’ 1 per cento. Ribassi che, come ha sottolineato il deputato Alessandro Bratti, lasciano presupporre che ci siano degli accordi dietro o, quantomeno, dei sospetti oltre che delle ripercussioni. Da ex sindaco, a tal proposito, Ricci afferma «che quando c’è un 1% di ribasso in una gara di smaltimento, con determinazioni quantitative molto ampie, sicuramente c’è un riverbero nella parte corrente dei bilanci dei Comuni e conseguentemente nelle tariffe degli stessi cittadini, perché comunque le gare di smaltimento sono la parte consistente dei costi complessivi del sistema di gestione dei rifiuti».

L’Auri Capitolati d’appalto fatti quasi sempre ‘in solitaria’, gare a cui partecipava sempre un’impresa per ogni ambito, nonostante manifestazioni d’interesse provenivano da più imprese. E, ora che è entrato in funzione l’Auri, l’autorità unica regionale per i rifiuti e l’idrico, dai quattro ambiti si passerà a un ambito unico con una rimodulazione delle gare e, un prevedibile scontro economico dal momento che, in ballo ci sono interessi economici forti.

Controllori e controllati Un’altra questione affrontata è stata poi quella dei controlli procedurali per cui è emerso che, sulla differenziata, ad esempio, gli stessi soggetti che operano sono gli stessi che hanno effettuato i controlli, senza alcun elemento di differenziazione. Così come accaduto per le schede Orso, denuncia portata avanti dai consiglieri della Lega Nord, per cui su 33 comuni ternani, 30 sono state compilate dai gestori esterni, gli stessi che offrono il servizio. Una pratica, questa, che in realtà è emerso essere stata portata avanti in tutta la regione. «Il gestore dovrebbe fare il gestore – aveva detto il presidente Bratti alla commissione regionale – e l’Ati, l’ambito territoriale integrato, in teoria dovrebbe controllare se le dichiarazioni del gestore sono mendaci o meno» e, laddove l’Ati non c’è, questa funzione dovrebbe essere svolta dai comuni.

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