Terni, acciaio ‘sporco’: spuntano altri nomi

Fra gli indagati a piede libero c’è anche l’ex dirigente Tk-Ast, Massimo Proietti Cerquoni. Rintracciato in Bulgaria l’ad di Metal Inox

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Acciaio Sporco, indagine Forestale Terni - 23 giugno 2016 (1)

La conferenza stampa

Inizieranno a sfilare dalle ore 15 di mercoledì 29 giugno, di fronte al gip Maurizio Santoloci, le otto persone arrestate dalla Forestale nell’ambito dell’indagine ‘Acciaio sporco’ che ha portato alla luce una truffa milionaria ai danni di ThyssenKrupp Ast, incentrata sulle attività del parco rottami dello stabilimento di Terni. Il giudice ha fissato gli interrogatori di garanzia e c’è curiosità per quello che gli indagati diranno – o meno – per chiarire la propria posizione in relazione ai pesanti addebiti formulati dal pm Elisabetta Massini.

‘ACCIAIO SPORCO’: L’INDAGINE NON E’ FINITA

Era in Bulgaria Intanto nella giornata di venerdì si è proceduto a formalizzare l’arresto dell’ultima persona non ancora rintracciata dalla polizia giudiziaria. Si tratta del presidente del cda di Metal Inox, Giancarlo Ongis, che è stato raggiunto dalla notizia del suo arresto mentre si trovava all’estero – in Bulgaria – e si è recato presso l’ambasciata italiana per le formalità del caso. Ongis si è poi messo in viaggio per l’Italia per adempiere alla misura cautelare disposta nei suoi confronti dal gip di Terni.

‘ACCIAIO SPORCO’: LE INTERCETTAZIONI

Elena Candela della Forestale

Elena Candela della Forestale

L’ex dirigente Fra gli indagati ci sarebbe anche l’ex dirigente dell’ente gestione materie prime dell’acciaieria, Massimo Proietti Cerquoni. Il suo nome non figura nell’elenco dei diciassette indagati che apre l’ordinanza di arresti domiciliari firmata dal gip, ma spulciando fra i documenti l’ex dirigente – in forza allo stabilimento ternano fino al 5 novembre dello scorso anno, quando Lucia Morselli lo aveva sostituito con Dimitri Menecali – risulta indagato per i capi ‘a’ (associazione a delinquere finalizzata alla truffa) e ‘c’ (corruzione tra privati), in quest’ultimo caso per aver divulgato, insieme ad altri, informazioni importanti e riservate sulle attività di Tk-Ast, alterando di fatto la concorrenza a vantaggio della Metal Inox. Nella ricostruzione degli inquirenti, Proietti Cerquoni avrebbe avuto un ruolo importante nella procedura per la liquidazione delle fatture dei fornitori e soprintendeva indirettamente anche al lavoro dei classificatori.

L’INDAGINE SPIEGATA DALLA FORESTALE – VIDEO

Mazzetta nel pacchetto di sigarette

Mazzetta nel pacchetto di sigarette

Il ‘mediatore’ Fra gli indagati figurano anche l’ex dipendente Ast, Luciano Petrelli, che secondo gli inquirenti – anche in ragione della conoscenza approfondita dell’azienda e dei numerosi contatti – avrebbe svolto il ruolo di ‘messaggero’ e di ‘consegnatario’ delle mazzette ai classificatori. Un posizione intermedia fra quella del dipendente della Metal Inox Centro, Stefano Arnoldi, e i classificatori ‘infedeli’, sui quali avrebbe esercitato anche un’opera di ‘persuasione’. Il tutto – per i magistrati – su incarico dello stesso Arnoldi e con relativo corrispettivo in denaro, non precisato («La differenza è la tua» gli dice Arnoldi il 9 novembre 2015 quando gli consegna 52 mila euro da dare ai classificatori per il ‘lavoro’ di settembre e ottobre). Infine oltre ai classificatori finiti agli arresti domiciliari, ce n’è un altro – indagato a piede libero – la cui voce è stata riconosciuta da più di una persona in azienda, nelle intercettazioni ambientali e telefoniche sintetizzate dalla Forestale in un video diffuso alla stampa. Si tratta del ternano Gianni Peruzzi che, oltre ad aver contribuito – secondo gli investigatori – ad avviare in campionatura i camion ‘giusti’, avrebbe in due casi – il 15 giugno e il 13 novembre 2015 – preso da Petrelli i soldi per i colleghi.

I tempi Per i magistrati, in sostanza, «l’associazione operava già quando sono iniziate le indagini e ha continuato ad operare sempre, nonostante qualsiasi iniziativa dell’amministratore delegato di Ast, volta ad introdurre automatismi e controlli per porre termine alle ruberie. Solo dopo la notifica della richiesta di proroga delle indagini, si è avuta una reazione da parte degli indagati che non hanno più consentito di monitorarli (hanno tutti cambiato le utenze) ma fino alle ultime conversazioni, non vi è stata la minima volontà di cessare le attività illecite». Sempre secondo il pm Elisabetta Massini, il gruppo si sarebbe attivato per ‘riorganizzare’ la propria attività alla luce dell’indagine in corso, emersa nel febbraio del 2016 con la notifica dell’avviso di proroga: «E’ ragionevole ritenere che anche questa volta l’organizzazione, per evitare di perdere i cospicui guadagni dell’attività illecita, si stia adoperando per riattivare quanto prima il sistema, tornando quindi a reiterare i reati per i quali si sta procedendo». E in un’intercettazione del 23 marzo 2016, quando ormai tutti sanno di essere indagati, Marco Cattaneo (dipendente Metal Group) dice a Stefano Arnoldi (Metal Inox Centro): «Visto il rincorrere dei fenomeni anche lì… trova, poi ne parliamo meglio giovedì, un sistema alterativo a… alle ‘mani’, ai ‘cazzi’. Insomma ne parliamo giovedì dai. Però comunque stai su di morale, mi raccomando!».

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