Terni, bilancio ‘rosso’: Comune sotto attacco

La possibile vendita del Centro multimediale scatena le polemiche

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L’idea del Comune di vendere il Centro multimediale – oltre alla ex foresteria della ‘Terni’ e ad un sacco di altri immobili – scatena le forze politiche di opposizione.

Federico Brizi

Federico Brizi

Forza Italia Una costante, secondo il vice presidente del consiglio comunale di Terni, Federico Brizi (Forza Italia). «da anni tra i vari assessori al bilancio c’è ed è la creatività. Che come già ho evidenziato in passato continua ad essere un’ulteriore offesa al l’intelligenza dei cittadini ternani».

Il centro multimediale Secondo Brizi «l’aver messo in vendita il videocentro a 14 milioni di euro rappresenta un’operazione di pura fantasia. Oggi stiamo parlando di uno scatolone vuoto, con tecnologie obsolete, a un prezzo che serve solo a far quadrare un ipotetico bilancio e senza un progetto per la sua riconversione :forse trasformarlo in un mega garage renderebbe più all’ente».

L’università Non sarebbe stato, chiede Brizi, «forse meglio, quando ancora si era in tempo, trasformarlo in un campus universitario, trasferendoci le sedi decentrate invece che spendere tanti soldi in costose quanto inutili ristrutturazioni? D’altronde stiamo parlando di un’amministrazione che non intrattiene rapporti pubblici e privati al di là dei confini di Narni, anche se oggi, tra le tante, l’amministrazione di Roma ha lo stesso colore politico di quella nostrana, a testimonianza di non essere in condizione di mettere in un circuito virtuoso o comunque attrarre imprese o operatori del turismo».

La provocazione Poi l’esponente forzista lancia la provocazione: «Un consiglio: io metterei in vendita ponte Allende, sicuramente per l’acquirente sarebbe un affare più appetibile, perché potrebbe mettere una tassa sul passaggio; che si tratterebbe di un’operazione di finanza creativa almeno credibile».

Andrea Fabbri

Andrea Fabbri

Rinascita socialista Sull’argomento interviene anche il segretario di Rinascita Socialista, Andrea Fabbri: «Le amministrazioni post-comuniste che si sono alternate a Terni dal 1999 in poi non hanno saputo e non sanno progettare. Non riescono a immaginare il futuro e dunque non possono costruire percorsi per realizzarlo. Forse non è una colpa. Di sicuro un limite che soffoca la città».

La storia Fabbri ricorda che «i teatri di posa, gli uffici, la scuola erano parte di un progetto che quando nacque era avveniristico; anticipava di almeno 30 anni una realtà che oggi tocchiamo con mano ogni minuto della nostra vita. Un progetto nato anche dalle intuizioni di un amministratore illuminato come Fabio Fiorelli, un socialista che pensava alla sua comunità perché l’amava. L’Unione Europea credette in quel progetto finanziandolo con 35 miliardi di vecchie lire, finanziamenti strutturali a fondo perduto. Quel progetto doveva servire a creare occupazione in un campo del tutto nuovo: l’audiovisivo di impresa poi collegato alle tecnologie digitali che proprio agli inizi degli anni Novanta muovevano i primi passi anche in Italia».

La polemica Nel 1999, dice ancora il segretario di Rinascita socialista. «gli ispettori della Commissione UE giunti a Terni per verificare la corretta corrispondenza del contratto di finanziamento giudicarono ciò che videro come ‘una eccellente realizzazione da portare ad esempio per gli investimenti pubblici’. All’alba del declino Raffaelli-Agarini in soli due anni si crearono 32 nuove imprese con 150 nuovi posti di lavoro diretti. Segnali concreti di un dinamismo che andava fermato probabilmente perché in prospettiva potenzialmente pericoloso. Terni rischiava di mettere in piedi un modello occupazionale non controllabile dalla politica e che anzi si spostava verso la libera impresa».

Il bilancio Per il momento, conclude Fabbri, «conforta il fatto che con ogni probabilità gli immobili ex CMM posti in vendita a più di 14milioni di euro non troveranno acquirenti. Ciononostante, anche questa non sarebbe una del tutto buona notizia. Perché come accadde per l’ex convento di Colle dell’Oro – che è ancora da vendere – l’alienazione dell’ex CMM si rivelerebbe un trucco contabile per chiudere in pareggio un bilancio che nella realtà delle cose sarà fortemente sbilanciato dalla parte delle spese».

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