Terni, l’Arcicaccia: «Basta furbizie»

Il presidente Giampiero Amici interviene sulle questioni ‘calde’ del periodo. A partire dai rapporti con le altre associazioni venatorie

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di Giampiero Amici
Presidente ArciCaccia Terni

In prossimità dell’inizio dell’attività venatoria, come tutti gli anni, si rinnovano le autorizzazioni per poterla praticare. Alcuni rappresentanti di associazioni venatorie e altri di fantomatici comitati non riconosciuti dalla legge, fanno a gara a chi le spara più grosse nei confronti delle istituzioni e dell’Ambito Territoriale di Caccia (Atc, ndR), dimenticando di essere tra coloro che partecipano al confronto quotidiano sulle decisioni da codificare in legge e che, oltretutto, in molti casi sono parte determinante delle decisioni prese.

Per quanto attiene il calendario venatorio, quello umbro è sicuramente uno dei migliori del Paese. Tuttavia rimane il rischio che nel prossimo mese di gennaio si possa ripetere quanto accaduto lo scorso anno: cioè che a metà mese si chiuda anticipatamente la caccia alle specie tordo bottaccio, tordo sassello, cesena e beccaccia. Per evitare tale pericolo, come Arcicaccia abbiamo sempre detto che le Regioni, il Governo e l’Ispra devono fornire alla Commissione europea dati scientifici reali, per dimostrare che la data idonea per la chiusura del prelievo di tali specie è quella del 31 gennaio.

Relativamente al nuovo Regolamento regionale per il prelievo della specie cinghiale è bene ricordare che il confronto tra l’assessorato regionale, la Consulta faunistica regionale, i rappresentanti delle associazioni e dei vari comitati di cinghialisti è durato circa quattro anni e si è concluso con un’assemblea pubblica organizzata dalla Regione e dagli Atc umbri nel mese di marzo 2015 a San Nicolò di Celle, a cui hanno partecipato circa mille cacciatori, per la stragrande maggioranza cinghialisti. L’assemblea ha di fatto approvato, con modestissime richieste di modifica, l’attuale regolamento. Il nostro presidente regionale, che nel suo intervento ha provato a dichiarare la contrarietà su alcune norme contenute nel regolamento, è stato interrotto e costretto a chiudere anticipatamente l’intervento.

Le questioni più importanti non condivisibili per noi erano e rimangono: la separazione delle normative tra la gestione della specie – in particolare in rapporto ai danni alle colture agricole – e le normative per il prelievo della stessa, i criteri per definire il costo d’iscrizione dei cacciatori cinghialisti all’Atc, consentire ai singoli di cacciare nei settori liberi assegnati alle squadre, vietare di fatto l’abbattimento del cinghiale a tutti coloro che non si sono iscritti all’Atc come cinghialisti, non avere riconosciuto come forma di caccia la girata con un numero limitato di cacciatori: questa avrebbe consentito di evitare la presenza non programmata sul territorio di singoli cacciatori cinghialisti, fatto che potrebbe causare un potenziale aumento di incidenti.

Ora il regolamento è ormai vigente e deve essere applicato senza alchimie e rinvii, almeno finché possa essere modificato e migliorato. Per quanto attiene i ripopolamenti è bene ricordare i deliberati dell’Atc3 che prevedono che la specie lepre deve essere immessa sul territorio entro il mese di gennaio, la specie fagiano entro quello di febbraio così come prevede il programma faunistico predisposto negli anni passati che prevede: la cattura di selvaggina per ripopolamento nelle ‘Zrc’, la realizzazione in ogni Comune di ‘Zone di rispetto venatorio’ di idonee dimensioni per superare la parcellizzazione delle immissioni, l’individuazione di adeguate aree idonee all’immissione della specie starna da precludere alla caccia per il tempo necessario alla costituzione di ceppi di riproduttori in grado di autosostenersi, superando l’attuale ripopolamento estivo che si è dimostrato inefficace e improduttivo.

Relativamente ai nati nel periodo estivo, questi debbono essere immessi nelle apposite strutture di ambientamento presenti all’interno delle Zrc e Zrv.  Questo è quanto prevede il programma faunistico dell’Atc3, programma che tutti noi abbiamo voluto e costruito e che ora dobbiamo completare. Se qualcuno non è più d’accordo lo dica. Naturalmente le cose possono essere migliorate e rese più efficaci, tuttavia per poterlo fare seriamente serve responsabilità, coerenza e trasparenza nelle posizioni di tutti noi che abbiamo il compito di tutelare gli interessi della fauna, dell’ambiente e dei cacciatori.

Certamente l’occasione della riforma istituzionale con il passaggio delle deleghe dalla Provincia alla Regione va colta da tutti i soggetti coinvolti nell’attività venatoria, facendo una riflessione profonda e a tutto campo, con l’obbiettivo di costruire un sistema più efficace dal punto di vista programmatico, organizzativo e gestionale per i prossimi anni. Per questo obiettivo tutte le associazioni venatorie riconosciute dalla legge sono chiamate a dare un contributo particolarmente importante per determinare tutte le condizioni, a partire da quelle culturali, per costruire una classe di cacciatori con un ruolo polivalente a beneficio dell’ambiente e della società, superando definitivamente doppiezze e furbizie che non sono utili a nessuno.

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