Terni, omicidio Livi: Sorgenti resta dentro

La Cassazione ha respinto il ricorso con cui era stata chiesta la scarcerazione e l’applicazione dei domiciliari a Molino Silla

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Franco Sorgenti, il 67enne di Terni, ex operaio Ast, che nella notte fra il 28 e il 29 ottobre del 2014 ha ucciso la moglie Laura Livi a coltellate, all’interno dell’abitazione di via Gramsci dove i due vivevano insieme ai figli, resta in carcere. La corte di Cassazione ha infatti rigettato il ricorso con cui i due legali difensori dell’uomo – condannato lo scorso luglio a 18 anni di reclusione per omicidio volontario dal gip Massimo Zanetti – avevano chiesto l’applicazione di una misura cautelare meno afflittiva: gli arresti domiciliari presso la Comunità Incontro di Molino Silla di Amelia.

Motivazioni Il ricorso era stato presentato contro l’ordinanza del tribunale del Riesame di Perugia che a luglio, pochi giorni prima della sentenza di primo grado, aveva confermato il rigetto della richiesta di sostituzione della custodia in carcere applicata a maggio dal gip di Terni. Per i giudici di piazza Cavour, «tenuto conto della gravità della contestazione elevata al Sorgenti e delle sue condizioni soggettive, gli elementi acquisiti non consentono di ritenere superato il giudizio di pericolosità sociale nei suoi confronti sulla base delle generiche indicazioni difensive».

«Troppo vicino alle figlie» Già a luglio i giudici del Riesame, nell’escludere gli arresti domiciliari presso una struttura protetta, avevano evidenziato come «la collocazione del Sorgenti agli arresti domiciliari in una Comunità non lontana dal luogo dove le figlie abitano, non tranquillizza affatto circa lo spontaneo adeguamento dell’appellante alle prescrizioni che caratterizzano la misura di cautela domiciliare».

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