Terremoto: «Il primo così forte senza morti»

Il geologo Emanuele Tondi: «Fare prevenzione è possibile e porta i suoi risultati. La faglia che va da Colfiorito a L’Aquila ha ‘scaricato’ e per un po’ dovrebbe fermarsi»

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L.P.

L’Umbria sprofonda di nuovo nella paura più buia. Quella della notte più lunga per tanti piccoli centri a ridosso dell’Appennino, quella che nel giro di due mesi fa tremare di nuovo la terra sotto ai piedi e fa venire giù case e chiese.

terremoto-camerino1jpgCentro Italia Trema Roma, tremano Perugia e Terni e la scossa viene percepita fino in Austria. Da Castel Sant’Angelo sul Nera la prima scossa si propaga fino a Visso, Ussita, Preci. Ne seguiranno altre due, fortissime, poi uno sciame sismico che per quasi ventiquattro ore farà contare più di 200 scosse. Nonostante nessuno avesse dimenticato ancora il terremoto che ha colpito Norcia appena due mesi fa, gli esperti non sono sorpresi che, a distanza di 60 giorni, la terra abbia tremato una seconda volta in modo così spaventoso.

Nuova faglia «Questa è un’altra faglia, non c’entra niente col terremoto di due mesi fa a poca distanza dall’epicentro della notte scorsa» spiega il professor Emanuele Tondi, docente di geologia all’università di Camerino, una delle zone più colpite, e sindaco di un piccolo comune marchigiano, Camporotondo di Fiastrone. «Si è verificato quello che ci aspettavamo, quello che si sarebbe potuto verificare anche più in là. Ma è accaduto adesso e ci siamo fatti trovare pronti. Nonostante i danni pesantissimi ad alcuni edifici pubblici e privati, le case hanno retto. Questa è la prima volta in Italia che un terremoto di magnitudo pari a sei non provoca morti».

Camerino

Camerino

Nessuna vittima Il fatto che la terra abbia tremato a una distanza di tempo così ravvicinata non c’entra nulla. «Questa è un’altra zona e un’altra faglia – spiega Tondi – qui siamo a Visso, Preci, Castel Sant’Angelo. Questa faglia non aveva ancora liberato energia ed era una delle ‘candidate’ a tremare per prima». Il giorno dopo, mentre si ricomincia una conta dei danni che non era mai finita, si contano anche i nuovi sfollati, che nelle sole Marche sono già più di duemila persone. «Non ci sono state vittime per fortuna, e questo perché la ricostruzione del post sisma del ’97 è stata fatta in maniera adeguata. Questo significa che la prevenzione, quando si fa, funziona. Basta fare il miglioramento sismico degli edifici prima dei terremoti e le tragedie si possono evitare».

Emanuele Tondi

Emanuele Tondi

Le faglie Così, infatti, mentre sono crollate alcune chiese, le case hanno retto nonostante i danni riportati. L’epicentro, spiega ancora Tondi, ha colpito un’area con un edificato di buona qualità, mentre su alcuni beni storici e culturali queste migliorie non erano state portate a compimento. E ora, mentre il gap sismico dovrebbe essere stato colmato, il professor Tondi assicura che, passato lo sciame sismico, non ci si aspettano più grosse scosse in queste aeree. «La faglia che va da Colfiorito a L’Aquila ormai ha scaricato dappertutto. C’è stato il terremoto di Colfiorito nel ’97, poi più a sud in Abruzzo nel 2009 e infine quello dello scorso agosto. Questo terremoto ha colmato il gap sismico e tutto il sistema di faglie che va da Colfiorito a L’Aquila, per il momento, ha scaricato tutte le energie».

Il futuro «Ora ci saranno scosse d’assestamento, anche abbastanza forti perché con un main shock superiore a sei, le scosse di assestamento possono raggiungere anche una magnitudo 5. Ma poi, da quello che possiamo in dire in base a quanto osservato in questi anni, in questa zona, per il futuro, non si dovrebbero generare ulteriori terremoti. Almeno fino a che non si riattiveranno queste faglie. Superata questa fase, dunque, si spera potremo stare tranquilli per un po’».

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