di Voltero Petrocchi
ex sindaco di Acquasparta
In un recente ‘monologo’ sulle pagine di un quotidiano locale, il sindaco di Acquasparta ha raccontato la sua. L’articolo è uscito tra le due ‘canicole’ (quella di prima e quella di adesso) e l’effluvio che ha spiattellato non possiamo quindi ricondurlo agli effetti… dei cambiamenti climatici. Il caldo non c’entra e non c’entra la necessità di dover dare risposte, visto che nessuno gli fa o ha fatto domande. È che lui è fatto così e che alla fine se nessuno lo chiama… si chiama da solo e (da solo) ‘se la canta e se la suona’. Montani sa che per molti un sindaco vale l’altro e che averne uno che saluta tutti è meglio che averne uno sempre girato dall’altra parte. Montani sa anche che mantenere gli impegni o essere coerenti è bene ma sa anche che non ci sono obblighi e che il ‘pozzo’ che ospita disimpegni ed incoerenze è senza fondo. Nel 2019 (a proposito di ‘pozzi’) Montani definiva palazzo Cesi ‘un pozzo che aveva inghiottito ingenti risorse’ mentre a Firenzuola (frazione del Comune di Acquasparta) aveva firmato una carta in cui si impegnava (se eletto) a dimettersi se entro metà mandato non avesse realizzato quanto gli abitanti chiedevano. La carta in questione è naturalmente divenuta straccia mentre per palazzo Cesi, che è rimasto com’era prima della sua venuta, si spalancano le porte (qui di nuovo potrebbe entrarci il sole) dell’Unesco e del suo Patrimonio. Di nuovo poi le ‘proprietà taumaturgiche’ dello sventramento dei Martani che porterebbe il traffico (soprattutto pesante) verso la E45, ‘librando(!) un nuovo domani per il comprensorio e per l’Umbria del Sud’ (Salvini con il ponte sullo Stretto s’è tenuto più basso). Tra meno di un anno si tornerà a votare e si ricomincia con la copertura della piscina, col palazzetto dello sport e con gli impianti sportivi che sono lì ben prima che Montani ne avesse contezza e con la faretra degli annunci colma e quella delle cose fatte desolatamente (semi)vuota. Non s’è (almeno nell’articolo) vantato del ritorno a casa della Cardinalini e del probabile arrivo di ‘qualcosa’ nell’area dell’ex calcificio Italeganti, ma rimane inalterato il giudizio negativo su un racconto lontano dalla realtà. L’Acquasparta di Montani è ‘un’isola che non c’è’ ed il modo peggiore per raggiungerla, è raccontarla a vanvera. Si diceva delle elezioni e Montani ‘rischia’, senza grandi meriti, di essere rieletto (punta più in su, in verità) e ciò dovrebbe indurlo a non esagerare guardandosi allo specchio e a definirsi ‘il più bello (bravo) del reame’. Quando è arrivato lui, corso dei Lincei (la porta del centro storico) ‘suonava’ (per la pavimentazione ammalorata) e ‘suona’ ancora; in piazza Federico Cesi, la fontana asciutta era e asciutta rimane; ciò che resta dell’Amerino venuto giù per il terremoto è ancora macerie mentre nei vicoli che i coraggiosi ‘ciceroni’ invitano a visitare, seguitano ad imperversare piccioni ed incuria con tanti saluti al citato Pnrr e alla rigenerazione urbana verso cui l’approccio s’è distinto per superficialità ed approssimazione (vedasi l’ubicazione individuata per l’asilo nido). Potremmo dire che vi sono poderosi margini di miglioramento e potrebbe essere lo stesso Montani (qualche dubbio è lecito averlo), forte dell’esperienza di questi anni, ad esserne protagonista. Buttasse lo ‘specchio’ ed evitasse di incensarsi da solo: saremmo già ad un buon (nuovo) inizio.