Acque minerali: «Stop alle multinazionali»

Il M5S ricorda la sua proposta di legge regionale in Umbria e chiede di innalzare i canoni previsti per l’attingimento

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di Andrea Liberati, Maria Grazia Carbonari, Stefania Troiani
del Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle in Regione ha depositato da quasi un anno una proposta di legge per l’innalzamento dei canoni delle acque minerali. Giace nei cassetti. E’ noto che l’acqua è un bene limitato e non delocalizzabile su cui alcune multinazionali continuano a registrare introiti multimilionari, mentre alle comunità locali non arriva alcunché.

La depredazione è in corso da decenni. L’iniziativa dei consiglieri Smacchi-Rometti non corregge queste gravi storture denunciate dai cittadini e dal Movimento 5 Stelle; l’idea degli eletti di maggioranza non presenta dunque alcun elemento di novità al riguardo, tanto che la nostra proposta imponeva non solo un congruo aumento della concessione, ma l’effettiva devoluzione del 70% delle risorse ai Comuni e non del 40%, come annunciato dai colleghi: come si può, poi, parlare di “incremento”, quando attualmente i Comuni non ricevono nemmeno il 20% dei diritti, ipoteticamente previsto dall’attuale legge, fortemente carente sotto tutti gli aspetti?

Basti riflettere su elementi paradossali quali quelli già sollevati nei mesi scorsi: i cittadini umbri pagano l’acqua del rubinetto ben più di quanto questi colonizzatori paghino la pregiata minerale, ossia circa € 2,40/mc contro appena € 1/mc!

Per parte sua, il Comune di Gualdo Tadino, a fronte dei lucrosi introiti di Rocchetta -che ogni anno spende in pubblicità tra i 40 e i 50 milioni di euro- ha incassato soli 16.000 € negli ultimi tre lustri di ipersfruttamento.

Oggi si torna a parlare di questo tema, con una proposta di legge della maggioranza, per “incrementare dal 20 al 40 per cento i diritti in favore dei Comuni su cui sono presenti concessioni per lo sfruttamento dell’acqua”, ma senza prevedere alcun innalzamento dei canoni per chi sottrae illimitatamente il nostro oro blu.

L’effetto di questa iniziativa, se non opportunamente corretta, sarà quello di tagliare servizi o capitoli di spesa pubblica, se si vuole – giustamente, ma in modo ancora insufficiente – destinare ai Comuni un ulteriore 20% dei diritti, senza dall’altro lato doverosamente innalzare i canoni che entrano nelle casse dell’Ente.

Se ne parli in Commissione regionale al più presto, riconoscendo i denari ai Comuni, finalmente tassando le Rocchetta di turno, salvaguardando le acque low cost.

 

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