Alcol tra i giovani: «Dati allarmanti»

Perugia, un convegno al residence Chianelli fotografa la situazione: «Bere sotto i 18 significa condannare un organismo giovane»

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Si abbassa sempre di più, tra i giovani, l’età dei consumatori di bevande alcoliche in eccesso. Un fenomeno, quello dell’alcolismo, che sta prendendo sempre più piede nelle nuove generazioni e che è stato al centro di un convegno, organizzato dal tribunale dei Diritti del malato di Perugia presso il residence Daniele Chianelli.

Il convegno Una fotografia preoccupante, quella scaturita dal tavolo che è stato coordinato da Miranda Parroni, del tribunale dei Diritti del Malato, e che ha sottolineato come, al pronto soccorso dell’ospedale di Perugia, ricorrono sempre più giovani ubriachi anche in periodi non festivi, a conferma della radicalizzazione del trend. Luciano Bondi, responsabile dei servizi di alcologia della Usl Umbria 1 ha comunicato i dati statistici del comportamento trasgressivo tenuto sia dagli adulti che da una quota sempre maggiore di minori. «La metà dei nostri utenti – ha detto – non si presenta spontaneamente ai nostri servizi, è necessario l’aiuto della famiglia o l’intervento di associazioni di volontariato. I risultati ottenuti oggi sono incoraggianti, anche se il percorso terapeutico, che si avvale di uno staff di figure professionali qualificate e multidisciplinari, è superiore ai sei mesi. L’esperienza di chi esce dal tunnel- ha voluto sottolineare Luciano Bondi-  rappresenta un testimonial efficace anche presso i giovani».

I dati Secondo l’Istat sono circa 113 mila gli umbri al di sopra degli 11 anni che hanno un comportamento a rischio con l’alcol. Di questi sono 48 mila quelli che praticano il ‘binge drinking’, cioè il consumo esagerato di alcolici diversi in un tempo breve. Serate in discoteca o nei locali, aperitivi e cene ma non solo. Circa il 23,4 per cento delle persone dichiara di consumare alcolici tutti i giovani, il 35,6% dei maschi e il 12,3% delle femmine.

‘Dare ascolto’ Ai lavori ha partecipato anche il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Perugia Fausto Cardella, in un intervento che ha voluto sottolineare l’importanza di unire tutte le componenti della società civile sia nella fase di comunicazione del fenomeno dell’alcolismo che nella tutela legale da parte dell’autorità giudiziaria. Presente, all’incontro, anche il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti che ha detto: «Dobbiamo partire dallo stato di solitudine in cui vivono i nostri ragazzi, aprirci all’ ascolto delle loro richieste di aiuto tendere loro una mano. Non facciamo come gli struzzi, poniamo un argine prima che sia troppo tardi; piange il cuore- ha aggiunto il Cardinale- vedere questi giovani scivolare verso l’abuso di alcool, senza alcun freno».

Unire le forze Al convegno, come riferisce una nota stampa dell’azienda ospedaliera di Perugia, erano presenti, oltre al personale sanitario, anche il sindaco di Perugia Andrea Romizi, i rappresentanti  delle forze dell’ordine, con il questore di Perugia Giuseppe Bisogno, il dirigente di Polizia stradale Elena De Angelis e il tenente colonnello Carlo Sfacteria comandante del Nucleo radiomobile dei Carabinieri.  L’assessore regionale alla Salute Luca Barberini ha annunciato che si darà corso ad un rafforzamento dei servizi per tutte le dipendenze, droghe, alcol, ludopatia, sia in fase di  prevenzione che di cura,  ma «occorre unire le forze, chiamare in causa famiglia e scuola,  perché senza il loro apporto nella gestione del problema l’impresa di recupero non è fattibile». Il ritorno ad antichi valori educativi è l’auspicio dell’assessore Antonio Bartolini, che ha aderito alla proposta degli organizzatori del convegno  di far partire un progetto multidisciplinare  che chiama in causa  scuola e parrocchie per attenzionare  maggiormente il fenomeno e  attivare un servizio di  accoglienza e di pratica sportiva negli  oratori. Le preoccupazioni più forti in tema di salute sono state espresse dall’epatologo Antonio Morelli e dallo psichiatra Alfonso Tortorella. «Iniziare a bere al di sotto dei 18 anni vuol dire condannare ad un inesorabile declino un organismo già in giovane età».

 

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