di Marco Torricelli
I pomodori sono pomodori. Nascono dalla terra, uno si china – a volte manco serve – e li raccoglie. O, sia chiaro, è un lavoraccio. Specie quando lo fai per ore e ore, magari sotto un sole che ti frigge il cervello dentro la testa. E quando ti pagano una miseria. E, infatti, i ‘caporali’ ci vanno a nozze: raccattano per strada quelli disposti a fare il lavoro alle condizioni più vantaggiose – per i padroni e per i ‘caporali’ stessi – e li portano sui campi.
L’acciaio e l’acciaio. Non ci sono, almeno mi pare, piante di acciaio. Quello non nasce dalla terra. Si produce – e per farlo ci vuole gente preparata – si rilavora, e pure lì non è che ci puoi mettere il primo che passa, e poi – se Dio vuole – si vende pure.
La ThyssenKrupp Ast di Terni, però, ha deciso che l’acciaio che si fa a Terni è come un pomodoro – qualcuno farà battute sulla similitudine tra una ‘valle dei fuochi’ e l’altra, ma non è questo a cui penso – e che, quindi, pure dentro il suo perimetro aziendale possa tranquillamente passare il principio in base al quale il lavoratore può anche essere ‘stagionale’.
E così, ai sindacati hanno semplicemente comunicato – mica hanno aperto una discussione: si fa così e amen – che fino al 30 settembre dentro Ast (dieci al Centro di finitura, due al Tubificio e due a Pix2) ci saranno 14 lavoratori a tempo determinato.
Poi gli hanno pure detto che il titanio che si doveva produrre non si farà e che in acciaieria la fermata estiva inizierà un giorno prima del previsto, ma questi – ovviamente – sono dettagli. Magari ci faranno una tavola rotonda, tra qualche mese.
Ma intanto le agenzie di lavoro interinale hanno avuto lavoro. I ‘ragazzi’ sarebbero stati selezionati con cura: diplomati, con età tra i 21 e i 24 anni, in buona salute. A tutti sarebbe stato detto che, insomma, questo potrebbe essere solo il primo step: magari un domani ‘mamma Ast’ li potrebbe pure assumere – la linea 6 è sempre in arrivo, no? -a tempo indeterminato. Forse. Chissà. Visto mai.
Il fatto è, però – forse è bene che qualcuno lo dica – che fare l’acciaio non è come raccogliere i pomodori. Il secondo, ribadirlo non è male, è un lavoro dignitoso e che merita più rispetto di quanto non gli venga riservato; il primo è un lavoro che – se non lo sai fare – mette in pericolo te e quelli che ti stanno vicini.
E il pensiero torna – maledizione – a quella drammatica notte del dicembre 2007, nello stabilimento di Torino. Lì bruciarono vive sette persone e quelli che sono in carcere (in Italia, perché quelli che stanno in Germania sono in libertà) rivendicano il fatto che loro non potevano prevedere cosa sarebbe successo e che, ovviamente, loro non volevano certo ammazzare nessuno.
Anche qui, oggi, e su questo non c’è dubbio, nessuno vuole ammazzare nessuno. Ma fare l’acciaio non è come raccogliere pomodori. E pure su questo non c’è dubbio.