Ast, recupero scorie: se ne parla nel 2020

Terni, Tullio Camiglieri: «Tra qualche settimana renderemo noto il nome dell’azienda che lo farà. Poi ci vorranno almeno 18 mesi di lavori»

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di M.T.

La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, mercoledì scorso al convegno della Fiom Cgil, era stata chiara, sottolineando la necessità che Ast «acceleri il più possibile i tempi per la realizzazione di una adeguata impiantistica per il recupero ed il trattamento delle scorie, recuperando anche i ritardi accumulati». Ma forse dovrà spiegare meglio, magari parlandone direttamente con l’azienda, cosa intenda, lei, per accelerare.

Tullio Camiglieri (Foto Alberto Mirimao)

L’Ast Perché il direttore delle relazioni esterne di Ast, Tullio Camiglieri, intervenendo venerdì all’Ecoforum organizzato da Legambiente, ha spiegato che «siamo ormai alla stretta finale e tra qualche settimana saremo in grado di rendere noto il nome dell’azienda – sono due, come noto, le concorrenti: TAPOJÄRVI Oy (Finlandia) ed HARSCO Metals & Minerals France (Francia) – alla quale sarà affidato il compito di presentare il progetto definitivo e dargli poi attuazione». Solo che, poi, quando sarà stato scelto l’operatore che dovrà occuparsi della questione, «ci vorranno almeno 18 mesi per mettere in marcia gli impianti». Senza dimenticare, ha detto ancora Camiglieri, «che sarà necessario verificare attentamente l’evoluzione delle normative, perché altrimenti si rischia di produrre cose, partendo dalle scorie, che magari al momento in cui saranno disponibili, potrebbero non essere più considerate utilizzabili».

L’ingresso della discarica

Le normative Perché, ha detto il direttore delle relazioni esterne di Ast, quello che si può ricavare dalle scorie, attualmente potrebbe essere utilizzato, per esempio, per lavori di edilizia o per la realizzazione di strade, ma nessuno può sapere se, magari tra qualche tempo, non emergano delle novità al riguardo ed il rischio che si corre è quello di produrre cose che poi non possono essere immesse sul mercato».

Tempi lunghi Due anni dopo l’annuncio dell’idea – a farlo fu l’allora ad Lucia Morselli – e dopo le polemiche legate anche al rifiuto del progetto locale, adesso arriva un nuovo annuncio destinato – forse, ma non è nemmeno detto – a non passare inosservato. Perché dire che «ci vorranno almeno 18 mesi per mettere in marcia gli impianti», significa che – tra permessi, autorizzazioni, revisioni e chissà che altro – passeranno almeno due anni prima che qualcosa, poi, da quegli impianti esca davvero.

La collina E perché va ricordato che su quella collina – proprio quella che dovrebbe ospitare l’ormai leggendario ‘parco’ – si continuano ad accumulare circa 300 mila tonnellate all’anno di materiali di scarto delle acciaierie. Le scorie, appunto.

«Preoccupazione» Sul tema del recupero scorie interviene il senatore Gianluca Rossi (Pd) secondo il quale «le dichiarazioni attribuite ad Ast sul possibile rinvio al 2020 dell’avvio del progetto di smaltimento di una parte delle scorie delle acciaierie di Terni, senza conferimento in discarica e secondo il brevetto che ne prevede il riuso, destano preoccupazione. Nessuno infatti – prosegue il parlamentare Democratico – può sottovalutare gli effetti che una simile prospettiva determinerebbe sia da un punto di vista ambientale che da un punto di vista industriale, essendo quella data la stessa che a suo tempo fissò il Ceodi ThyssenKrupp, Heisinger, per la vendita di Ast da parte della multinazionale tedesca. Per queste ragioni sollecito anch’io l’azienda e la commissione da essa costituita per le procedure di selezione del soggetto a cui affidare lo smaltimento delle scorie, perché facciano chiarezza su tempi e modalità di realizzazione del progetto. Si è perso infatti fin troppo tempo – osserva Rossi – che rischia di incidere anche sul destino di una eventuale vendita dello stabilimento, tenuto conto degli effetti ambientali sulla conca ternana del continuare a conferire in discarica la totalità delle scorie prodotte, i limiti autorizzativi e l’autonomia della stessa discarica. La scelta infatti di un player internazionale di riferimento del mercato dell’inossidabile, non dipenderà solo dalla competitività del sito produttivo ternano ma anche da questi fattori, e per tali ragioni sollecito il governo nazionale a tenere insieme, nell’incontro che è stato richiesto dalla Regione Umbria, tutti questi aspetti decisivi per il futuro delle acciaierie di Terni e della qualità ambientale dell’area ternana».

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