Borgogiglione si ferma, i rifiuti partono

Dopo Pietramelina stop anche ai conferimenti a Magione. L’immondizia dell’Ati2 pronta a emigrare a Belladanza e fuori regione

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Stop a Borgogiglione. Come previsto, dalla fine del mese, si interromperanno i conferimenti della forsu, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, nella discarica di Magione mentre già da lunedì scorso si è fermata la raccolta dell’indifferenziato.

La discarica di Pietramelina

Caos rifiuti Una nuova bufera, si intravede all’orizzonte dopo il fermo di Pietramelina, che da inizio dicembre non riceve più l’organico della zona del perugino a causa della diffida della Regione a proseguire i conferimenti fino a che il gestore non avrà ristrutturato gli impianti visti gli eccessivi scarti oggetto anche dell’inchiesta della magistratura. Nuova polvere sul fuoco, dunque, visto che Borgogiglione arriva al blocco a causa della mancata revisione dell’autorizzazione integrata ambientale, mentre manca il collaudo per le celle del bioreattore di cui Arpa deve ancora pubblicare i risultati. Che fine farà allora tutta l’immondizia raccolta nell’Ati2?

 

Belladanza Per forza di cose, l’immondizia prodotta nell’Ati2, dovrà prendere altre strade. Bocche cucite, dopo la nota diramata nei giorni scorsi in cui la stessa Regione si diceva preoccupata per la situazione, mentre proseguono gli incontri, a livello istituzionale, con i rappresentanti dei comuni e con il gestore. La strada più percorribile, al momento, è quella dell’intermutualità. Come è successo già per altre situazioni analoghe, quando ci sono state emergenze, i rifiuti indifferenziati andranno verso le altre discariche. La prima indiziata sembrerebbe proprio quella di Belladanza a Città di Castello dal momento che, mentre erano in corso i lavori, Borgogiglione ha raccolto i rifiuti dell’Ati1. L’idea è dunque di privilegiare gli impianti più vicini, umbri cioè, in base al protocollo d’intesa tra l’Ati 1 e 2 del 2011. Per il momento, dunque, non servirà chiedere aiuto all’Ati 4 con le capacità di smaltimento de Le Crete di Orvieto, già alle prese con altre problematiche e con il sindaco sul piede di guerra nei confronti della regione.

Borgogiglione

Il problema è che, da ogni punto di vista, le istituzioni hanno le mani legate. Per Borgogiglione non è la Tsa che definisce accordi di questo genere, a farlo è direttamente il gestore. E Gest, che si è aggiudicata la gara d’appalto da 1 miliardo di euro, come unica partecipante, per la raccolta dei rifiuti nei 24 comuni dell’Ati 2, è un associazione temporanea di imprese, in cui è Gesenu a farla da padrone con il 70% delle quote, mentre Tsa ne ha solo il 18% e gli altrettanti 6,6% Sia e Ecocave. Borgogiglione ha smaltito tutto l’indifferenziato per l’intero ambito da quando è stata chiusa Pietramelina, ma è sempre il gestore a prendere le decisioni. E la parte istituzionale rimane sempre con le mani legate. 

Accordi Se da un lato dunque c’è il tentativo di contenere i costi facendo valere gli accordi di intermutualità interni all’Umbria, dall’altra però c’è il rischio che Gest faccia accordi direttamente fuori regione, ad esempio con gli stessi impianti Hera dove già viene smaltito l’organico che un tempo finiva a Pietramelina. Eventuali costi extra? L’azienda è stata chiara: verranno distribuiti tra i 24 comuni. Che, tradotto, vuol dire che finiranno in bolletta. Un vero e proprio nodo difficile da sciogliere, che vede cittadini e comitati sul piede di guerra nei confronti di amministrazioni, comuni e Regione, che ben poco possono fare, ora, per risolvere velocemente la situazione che si sta facendo sempre più drammatica.

La Forestale a Borgogiglione

Opportunità Ma c’è chi, invece, in mezzo alla tempesta vede anche nuove sfide. Ne è convinto il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Andrea Liberati, secondo cui «va colta l’opportunità del blocco di Pietramelina e Borgogiglione per superare la logica dei grandi impianti e ancor più la scelta dell’incenerimento, evitare il nomadismo dei rifiuti, avviando subito, in collaborazione con il Consorzio italiano compostatori e gli esperti della Scuola agraria del parco di Monza, un piano regionale per il compostaggio domestico e di comunità, da sovvenzionare adeguatamente, facendo partire la sperimentazione in alcuni Comuni, grazie anche alla residenzialità diffusa e alla molteplicità di piccoli centri che favoriscano il compostaggio tradizionale.

Discariche «Tra le mille irregolarità sin qui perseguite – prosegue il consigliere – come primato del lucro del privato, conferimenti di materia recuperabile, economia circolare pressoché inesistente, esteso ammorbamento ambientale e così via, lo stop a Borgogiglione non deve diventare il pretesto per immorali quanto sistematici pendolarismi dei rifiuti in giro per l’Umbria, a partire oggi da Colognola di Gubbio e Belladanza di Città di Castello, visto che queste stesse inquinanti discariche andrebbero chiuse e, invece, continuano a pagare un alto prezzo alla mala gestio regionale».

Conferimenti Intanto, da gennaio a settembre 2016, alla discarica di Borgogiglione sono state conferite 112.490 tonnellate, ben più dell’anno precedente. La frazione organica-umida destinata al bioreattore è stata di 24.417 tonnellate in nove mesi, cui dobbiamo aggiungere 11.880 tonnellate di materiale non compostato e scartato da Pietramelina mentre altre 12.517 tonnellate sono state i sovvalli scartati. «Nella gerarchia normativa, la materia organica-umida, così importante per l’equilibrio del Pianeta dovrebbe essere il più possibile recuperata e compostata, eppure per anni gli amministratori, succubi del privato, hanno finto di non vedere come Pietramelina producesse solo abnormi quantità di scarti: si è atteso l’intervento della magistratura e della nuova dirigenza Arpa per rompere gli indugi». Allo stesso modo, conclude Liberati, «nessuno finora ha saputo indicare i vantaggi per cui si è difesa fino all’ultimo la scelta bizzarra di far rientrare i rifiuti umidi in discarica, grazie alla modalità sperimentale bioreattore, senza vantaggi ambientali, né economici –fuorché per i gestori».

Pietramelina Intanto, sul fattore dei costi, un nuovo avvertimento arriva dal comitato Pietramelina che si domanda: «Ma se le strutture umbre lavorarano per tutti meno che per gli umbri e evidentemente sono pagate per farlo da chi smaltisce i rifiuti nella nostra regione e altrettanto evidentemente gli umbri pagano per far smaltire qui i loro rifiuti che producono, quanto vale in realtà tutto questo giochetto?». Interrogativi leciti, dal momento che se gli impianti sono sovradimensionati e i gestori, fino ad oggi, hanno preso rifiuti da fuori regione «guadagnandoci e, avendoci guadagnato per anni alle nostre spalle, come mai adesso si vengono a chiedere più soldi ai cittadini? Il codice civile permette di escludere da società di capitali soci per giusta causa…che aspetta il Comune di Perugia? Dia l’esempio come capoluogo che una gestione totalmente pubblica e fondata su una economia circolare dei rifiuti fino a rifiuti zero è la strada da perseguire! Bonifichi il sito di Pietramelina fortemente inquinato da 40 anni di gestione dissennata dei rifiuti».

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