La votazione nominale in Senato è iniziata alle 19.22 di mercoledì perché il governo ha posto la questione di fiducia – post intervento, confronto e replica del premier – sulla risoluzione a firma del senatore Pier Ferdinando Casini dopo ore di dibattito e attacchi a palazzo Madama sull’esecutivo guidato da Mario Draghi. C’è un problema: Forza Italia, Lega (out dall’aula) e M5S (astenuti) si sono chiamati fuori. La scorsa settimana Draghi si era dimesso, poi il no del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma la situazione si è tutt’altro che ricomposta. Ed è precipitata. Si vota il 25 settembre e non ad inizio ottobre come prospettato in un primo momento.
La votazione in Senato, poi dimissioni giovedì
Votazione chiusa alle 20.10 con 192 presenti e 133 votanti. I favorevoli sono stati 95, i contrari 38 e nessun astenuto. Ok alla proposta di risoluzione a firma Casini e seduta sospesa con immediata convocazione dei capigruppo. Alle 20.26 via tutti dopo le comunicazioni della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Palla di nuovo a Mattarella. Giovedì mattina Draghi ha parlato brevemente alla Camera: «Vado dal presidente della Repubblica a comunicare le mie determinazioni, chiedo la sospensione». Così sarà fino alle 12. Intanto Draghi si dimette.
Voto il 25 settembre
Nel pomeriggio si è svolto il Consiglio dei ministri e Mattarella ha firmato per lo scioglimento delle Camere: si voterà il 25 settembre con deposito dei simboli tra il 12 ed il 14 agosto e candidature nella settimana successiva – ha spiegato il costituzionalista Stefano Ceccanti, massimo esperto di meccanismi elettorali e parlamentari. «Molti adempimenti, periodo non consente pause», il messaggio lanciato dal presidente della Repubblica.