Cascata, la Provincia vuole vederci chiaro

Bando, l’ente è comproprietario del sito. Lattanzi: «Non siamo stati interpellati, verificheremo l’accordo di programma». Disservizi e polemiche nel 1° giorno ‘in house’

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Il sasso lo ha lanciato il vicepresidente della Regione, Fabio Paparelli, con un post su Facebook: «La domanda sorge spontanea: la Cascata è per il 35% proprietà della Provincia, piazzale Byron è di proprietà della Provincia. Lo sapevate? Il Comune ha coinvolto la Provincia nel disastro che sta facendo o è tutta farina del suo sacco? Se è così, come temo, l’autore (o gli autori) del disastro si dimetta e si ripari ai danni prodotti, al turismo, al commercio, alle istituzioni ed alla trasparenza».

MARMORE FALLS ALL’ATTACCO: «PROCEDURE DANNOSE»

Accordo di programma sotto la lente

Giampiero Lattanzi, presidente della Provincia di Terni

Interpellato sul punto il presidente della Provincia, Giampiero Lattanzi, spiega. «Lunedì verificheremo l’accordo di programma in essere con il Comune di Terni per la gestione congiunta della Cascata, per capire se c’è una delega per l’amministrazione comunale ad emanare il bando. C’è stata una riunione a fine 2018 di un comitato di sorveglianza che tiene il monitoraggio del riparto degli introiti e delle opere infrastrutturali, ma non si è affrontato il tema dell’appalto di gestione. Una concertazione non c’è stata in questa fase, nella stesura delle condizioni del bando, dobbiamo verificare se invece l’accordo di programma lo prevede». Solo supposizioni finora, ma insomma anche palazzo Bazzani vuole approfondire la questione.

Le lamentele

Alcuni lavoratori della Marmore Falls

Intanto – tra rilascio dell’acqua in ritardo di una ventina di minuti, bagni chiusi per tutta la mattinata, sentieri off limits senza alcuna segnalazione – ci sono stati degli inevitabili intoppi nella prima giornata di gestione ‘in house’ della Cascata delle Marmore da parte del Comune. I turisti non sono mancati neanche sabato mattina, ma neanche i mugugni di alcuni di loro alle prese con i prevedibili disservizi del caso. L’attivazione del flusso dell’acqua, ad esempio, era prevista alle 12, ma è iniziata intorno alle 12.20, inoltre i visitatori hanno dovuto pagare il biglietto intero di 10 euro – più che biglietti sono state staccate ricevute fiscali piuttosto ‘rudimentali’ -, nonostante il sentiero 5 sia stato chiuso per l’intera mattina (per poi aprire poco dopo le 14), oltre che dovendo fare a meno di diversi servizi. Elementi, questi, che – si è lamentato più di uno – non sarebbero stati illustrati al momento dell’acquisto del ‘biglietto’.

FINISCE L’ERA DI MARMORE FALLS: L’UNICA OFFERTA NON È LA LORO

Ingresso ‘libero’ ai camper

C’è poi la questione dell’area camper, anche questa gestita fino al 3 gennaio da 165 Marmore Falls: ora i camperisti possono attaccarsi liberamente alla corrente senza tra l’altro pagare alcuna sosta, un mancato incasso per le casse comunali. Al momento, almeno in questo mese di gennaio, spetta ai sette dipendenti comunali, tra cui il funzionario e responsabile unico del procedimento di affidamento della Cascata, Federico Nannurelli, mandare avanti la baracca.

NIENTE SITO INTERNET

Le critiche di Rifondazione

Lorenzo Carletti

Mentre si cerca di far fronte a questo momento di emergenza, la polemica politica sul bando non si placa, con l’amministrazione comunale che finisce sotto le mire della sinistra e dei Cinque Stelle. Per il Partito di rifondazione comunista «la conclusione della procedura di gara è l’ennesima operazione a perdere per il territorio, la città e le sue risorse». «La procedura avviata dal Comune di Terni – scrive il segretario, Lorenzo Carletti -, oltre ad aver prodotto il sostanziale azzeramento del servizio nel mese in corso, viste le tempistiche imposte, apre una fase del tutto incerta per il futuro di più di quaranta lavoratori che sono il valore aggiunto di una potenza turistica ad alta valenza ambientale. Tutto ciò a causa di evanescenti clausole di salvaguardia e parametri economici estremamente ristretti, che mortificano posizioni professionali e qualità del servizio di gestione, con ripercussioni devastanti sull’offerta turistica che in questi anni ha sostenuto e valorizzato l’immagine di Terni in Italia ed in tutto il mondo».

LE DISPOSIZIONI PER IL MESE DI GENNAIO

Sinistra italiana

La Cascata delle Marmore

Ad intervenire sulla vicenda è anche Sinistra italiana, secondo la quale è evidente che «ci troviamo davanti o a una totale incompetenza o a una scelta politica non dichiarata che mira a qualche oscuro risultato». «Quale che sia la motivazione – continua la nota di Si – il risultato non cambia: un disastro. La gestione del sito lasciata nella più totale improvvisazione, turisti che non sanno se la cascata è aperta o chiusa, e 40 lavoratori professionalmente preparati lasciati a casa. Il sindaco Latini e la sua giunta quando si sono insediati sapevano benissimo che una delle prime questioni da affrontare sarebbe stato il nuovo bando per la gestione della Cascata. Hanno avuto 8 mesi per preparare e fare uscire il bando».

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M5S: Riprendiamoci le centrali

Si sofferma invece non solo sul bando di gestione del sito, ma più in generale sullo sfruttamento idrolettrico della Cascata la polemica del Movimento Cinque Stelle, che torna a puntare il dito non solo contro il Comune, ma anche Regione ed Erg. «La Cascata – hanno detto in una conferenza stampa i rappresentanti del Movimento Andrea Liberati, Thomas De Luca, Stefano Lucidi, Luca Simonetti e Claudio Fiorelli – è diventata una cassaforte per pochi, solo negli ultimi 15 anni sono stati sottratti alla città decine e decine di milioni di euro di canoni incassati dalla Regione e mai restituiti a Terni. Assurdo che la multinazionale di turno, grazie alla subordinazione degli enti locali, possa stabilire se e quando aprire la Cascata, come fosse propria, con un guadagno di 17 mila euro l’ora. Si tratta di un saccheggio. Puntiamo sulla ‘riconquista’ delle centrali, così vivremo di rendita e potremo valorizzare ancora di più il sito». Su questi temi il senatore Lucidi ha annunciato interrogazioni anche in parlamento.

‘Marmore Fails’, Terni Valley

La Cascata

Per Jacopo Borghetti «chi è a rischio sconfitta in tutta questa storia sono gli attuali lavoratori e l’immagine della nostra città, ergo tutta la nostra comunità. Prima considerazione di carattere manageriale: sono sufficienti meno di 20 giorni per valutare, conoscere e progettare la gestione dell’attrattore turistico più importante del territorio che accoglie 400 mila visitatori l’anno e dove lavorano circa 40 dipendenti la maggior parte altamente specializzati? Seconda considerazione: quale imprenditore assumerebbe un rischio d’impresa per un periodo così corto, consapevole che, tempo permettendo, può contare solo su i mesi di aprile, maggio e giugno per l’affluenza maggiore? Il codice degli appalti prevede, a discrezione del dirigente, l’annullamento della gara in caso di offerta singola. Scenario che prevederebbe una gestione ‘in house’ del servizio per il periodo vacante, ipotesi già paventata dalla giunta con il trasferimento di 7 dipendenti comunali (contro i 40 dipendenti attuali). Con quali competenze e strumenti? Con quali garanzie sul servizio? Quali sono le motivazioni, reali intese, che non hanno permesso una proroga tecnica all’attuale bando? Torniamo al discorso lavoratori. L’attuale bando prevede una clausola di salvaguardia, ossia il prossimo gestore ha l’obbligo di considerare e dare priorità all’assunzione di quelle figure professionali adeguate all’espletamento del servizio, con la possibilità di sostituzione nel caso di superiori competenze e capacità comprovate. Una condizione necessaria ma non sufficiente a garantire il reintegro di tutto l’organico. Parallelamente, la gara al ribasso garantisce un’adeguata retribuzione ai professionisti richiesti? Attualmente circa l’80% dei lavoratori è laureato e specializzato. La risposta qui già esiste, sicuramente no, ma come è sempre stato».

Filipponi (Pd) e la convenzione con la Provincia

Francesco Filipponi

Domenica mattina ad intervenire è invece il capogruppo del Pd in consiglio, Francesco Filipponi, sempre sul tema legato a palazzo Bazzani: «La convenzione Provincia-Comune risulta scaduta e non rinnovata prima del bando, per cui l’iter per la nuova gestione non poteva tendezialmente riguardare le proprietà della Provincia come ad esempio l’uso di piazzale Byron. Oltre questo sono potenzialmente non legittime le condizioni di ristoro dei proventi alla Provincia, che avvengono sulla base di un contratto scaduto. Chiederemo chiarezza formale a breve».

Grimani: «Gestione superficiale e arruffona»

Leonardo Grimani

Per il senatore del Pd «la clausola sociale infatti non garantisce assolutamente nulla. Obbliga, è vero, il nuovo gestore ad assumere in via prioritaria i lavoratori della precedente gestione, personale altamente formato per il servizio da espletare, con la possibilità di sostituzione nel caso di superiori competenze e capacità, ma ciò non è sufficiente: se infatti il nuovo gestore dovesse avere necessità di meno forza lavoro, quale futuro attenderà chi resterà senza occupazione? E nel caso, su quali basi sarà effettuata la selezione del personale? Una gestione superficiale e arruffona, che testimonia ancora una volta come questa amministrazione, del resto seguace degli insegnamenti del governo nazionale, sia interessata soltanto alla propaganda, alle iniziative di ‘distrazione di massa’ e come il risveglio cittadino tanto sbandierato sia soltanto a parole. In questi mesi di sindacatura Latini, infatti, la città è finita sui giornali italiani soltanto per vicende che l’hanno ricoperta di ridicolo come le morosità e le incompatibilità di alcuni consiglieri, finiti ora sotto processo, la cancellazione dei principi di solidarietà ed accoglienza e le mirabolanti iniziative in tema di omofobia, discriminazione e recite natalizie. Ora questo bando rischia di mortificare servizi e professionalità, con il rischio di dolorose ripercussioni economiche. Per quanto attiene al mio ruolo di Senatore della Repubblica non consentirò che l’immagine di Terni venga ulteriormente danneggiata: sarò al fianco dei 40 lavoratori a rischio, dei sette dipendenti comunali che hanno diritto ad essere pagati per il lavoro straordinario, e vigilerò sulla corretta gestione dei servizi della Cascata una volta che questi saranno affidati, se necessario portando la questione anche sui banchi del Parlamento».

Potere al Popolo

«Crediamo – il pensiero di PaP sulla vicenda – vadano valorizzate e messe a sistema tutte quelle esperienze che in questi anni sono emerse anche nei territori della Valnerina ternana, e che vanno nella direzione dell’auto-organizzazione, del lavoro e delle produzioni cooperativistiche. Un’amministrazione comunale seria dovrebbe darsi come obiettivo strategico il dare nuovo protagonismo alle vecchie municipalità, che ormai versano in una condizione di abbandono e degrado. Per questo, vediamo come superficiale la costruzione di bandi a medio termine, senza un’approfondita visione strategica del territorio e della sua vocazione. Siamo altresì convinti che l’amministrazione comunale debba necessariamente preservare il bagaglio di competenze acquisite negli anni dai lavoratori che quotidianamente hanno contribuito alla gestione della cascata e all’implementazione dei servizi offerti, sapendo agire sulla difesa dei livelli occupazionali indipendentemente da chi si aggiudicherà l’appalto. La reinternalizzazione di questo come di altri servizi permetterebbe non solo di realizzare un piano strategico di lungo periodo per la cascata e per il territorio valnerino, ma anche di assumere direttamente i lavoratori e tutelarne la posizione contrattuale. È ormai noto che un processo di re-internalizzazione apporterebbe addirittura benefici alle casse comunali, come dimostrato anche da altre realtà in Italia, perché si andrebbero a togliere e a re-investire nei livelli salariali e nella qualità del servizio tutte le spese inerenti alla burocrazia e alle remunerazioni manageriali. A nostro avviso, le sterili polemiche messe in campo dai presidenti delle cooperative interessate servono a coprire ben altri intenti».

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