Dalla seconda lettera di don Paolo, parroco

Nuovi attriti tra il sacerdote e la comunità di Castiglione del Lago, dopo i riferimenti nell’avviso delle benedizioni: «Attenti ai cani, non vanno amati come gli uomini». Due anni fa polemica sui ‘corni’ e sulle offerte

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«Non me ne vogliate…»: già dalla premessa, nella seconda parte della lettera inviata ai fedeli della comunità di Castiglione del Lago, il parroco della chiesa Santa Maria Maddalena Don Paolo Cherubini mette le mani avanti. Sa che quello è un argomento su cui ci sono state delle incomprensioni in passato e vuole spiegarsi bene.

«Legate i cani»

«Non me ne vogliate – dicevamo – se torno ancora una volta su di un argomento del quale ho già scritto in precedenza, perché i cani vanno tenuti a distanza dal ministro (sacerdote o suora), il quale è autorizzato a non entrare qualora non si senta sicuro». Un aspetto, questo, che evidentemente sta molto a cuore al parroco visto che ne aveva già parlato in una sua precedente missiva, inviata due anni fa sempre i occasione delle benedizioni pasquali, in cui faceva riferimento alla necessità di «tenere legati i cani, sia per permettere l’accesso alla casa da parte del Ministro sia per svolgere dignitosamente la preghiera».

Il Catechismo

Già negli anni scorsi queste richieste, del tutto legittime, avevano creato un po’ di malcontento nella comunità castiglionese, dove evidentemente in molti hanno animali domestici liberi nei giardini. Cosa evidentemente poco gradita al parroco, che quindi è voluto tornare sull’argomento. Ma stavolta si è spinto oltre, entrando, per così dire, nei sentimenti: «A proposito degli animali – scrive ancora Don Paolo – il Catechismo della Chiesa Cattolica (al numero 2418) dice che si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone».

Le polemiche social

Apriti cielo. Don Paolo tocca un nervo scoperto, che evidentemente già in passato è stato pretesto per contrasti con i parrocchiani. Forse sbaglia a non usare le virgolette, che avrebbero fatto capire meglio che quel passaggio è effettivamente contenuto nel Catechismo, dove però, poco più su, si legge anche: «Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali». Così, il fatto che nella terra di San Francesco un parroco abbia tanta premura nel far sapere che non gradisce la presenza degli animali, scrivendolo addirittura in una lettera, proprio non va giù ai parrocchiani, che se ne lamentano sui social, dando vita ad un animato dibattito.

No comment

Non è dato sapere se quella di Don Paolo sia una richiesta legata all’aspetto formale del suo ministero, per tutelare il decoro dell’abito che porta, per il rispetto del momento di preghiera, che non deve essere disturbato da latrati, o se nasca – ci può stare – da una umanissima paura o avversione nei confronti dei cani. Abbiamo provato a chiederglielo ma ha gentilmente declinato l’invito, interrompendo la conversazione telefonica. Sul tema non ha voluto soffermarsi nemmeno monsignor Paolo Giulietti fino a qualche settimana fa vescovo ausiliare di Bassetti e ora delegato ad omnia, in attesa di trasferirsi nella diocesi di Lucca. Contattato da umbriaOn, monsignor Giulietti, non vuole dare importanza alla cosa, tantomeno alle polemiche dei parrocchiani: «Non mi occupo di social, ma non mi sembra un tema che meriti attenzione».

La difesa di Don Matteo

Parla invece Don Matteo Rubechini, assistente del parroco, e lo fa con un lungo intervento pubblicato negli stessi gruppi social dove veniva attaccato don Paolo. Don Matteo usa l’ironia, per sottolineare come un buon cristiano debba seguire i precetti della Bibbia e del Catechismo. A meno di non voler immaginare che esista una seconda versione delle scritture, che consenta ad esempio di parlar male del parroco: «Avrei tante cose da dire, già a partire dall’uso ricorrente di facebook come mezzo di sfogo, di lamentela continua, sterile e accidiosa, di giudizio temerario se non anche di maldicenza. Ma il discorso sarebbe troppo articolato perciò mi limito a quello che ora mi tocca più da vicino. Qualcuno penserà che io voglia difendere semplicemente il prete che abita sotto il mio stesso tetto. In realtà mi sta a cuore interrompere un coro d’odio che si tenta di giustificare con falsi riferimenti evangelici e agiografici, oltre che, almeno a mio parere, con ragionamenti discutibili».

«Don Paolo è stato morso»

«Mi pare che ancora una volta – aggiunge Don Matteo – il motivo di tanto parlare sia la richiesta di tener gli animali a distanza di sicurezza dal ministro (parola che significa ‘servo’ e che, quindi, non capisco come possa tanto indignare!) che viene a fare la benedizione annuale delle famiglie. Premesso che ritengo molto opportuna la richiesta e per nulla scontata (visto che proprio il prete che ha scritto, l’anno scorso, è stato morso da un cane durante il giro di benedizioni), mi domando perché indignarsi tanto? Ora, se uno non ha fede e, anzi, ritiene una superstizione nociva la benedizione delle famiglie, potrebbe cestinare gli avvisi parrocchiali al modo delle pubblicità inutili. Perché prendersela tanto? Se, invece, uno dice di avere fede, mi domando in che senso pensa di aver ottemperato alle esigenze del Vangelo con tanto giudicare ed adirarsi».

«Gli animali stiano quieti mentre si legge il Vangelo»

Infine, sul tema specifico dell’amore per gli animali: «L’amore per la creazione in tutte le sue componenti conosce delle differenziazioni interne, e questa non è certo un’innovazione dottrinale! Già nella Scrittura si evince con chiarezza come il mondo animale non sia posto sullo stesso piano di quello umano. Gesù stesso, con i pochi riferimenti che fa agli animali, non manca di rimarcarne la subordinazione rispetto all’uomo, se non anche l’inferiore dignità». Infine il riferimento a San Francesco: «Dagli scritti francescani emerge come san Francesco ammansisca il lupo, perché spaventava le persone. Ma ciò che emerge come maggiormente rilevante è il motivo per cui parla agli uccelli e cioè farli tacere, visto che disturbano la predicazione della Parola di Dio. Al contrario, quando si passa per le benedizioni pasquali, non si può chiedere il silenzio del cane, e a malapena si trova chi spenga il televisore mentre si legge il Vangelo o si prega». E poi una serie di citazioni: dalla Bibbia, dal Vangelo, dalle parole di San Francesco, per sottolineare come l’amore e il rispetto per gli animali non deve mai essere anteposto a quello per gli uomini, per Dio e per la sua parola.

L’offerta nella busta

Non è la prima volta, dicevamo. Già nel 2016 la lettera di Don Paolo fece discutere per riferimenti a «segni di superstizione come ferri di cavallo, cornetti e fiocchi rossi, che – scriveva il parroco – vanno tolti perché la superstizione è contraria alla religione ed è un peccato contro il primo comandamento». E infine, come capita quasi sempre in queste occasioni, c’è il discorso offerte, ovunque motivo di attrito. Don Paolo, forse esagerando nell’essere così dettagliato, chiese che l’offerta fosse fatta «al momento con una bustina che ciascuna famiglia può procurarsi». Parole che suscitarono clamore e indignazione. Ma anche in quella occasione toccò a Don Matteo spiegare le parole di Don Paolo, che in quel modo rispondeva «alla domanda che in modo frequentissimo viene rivolta dalle famiglie, che chiedono al prete se ha una busta per mettere le loro donazioni, ma – specificò Don Matteo – l’offerta non può che essere e restare libera e certo non finisce nelle tasche del prete, ma va per le necessità della parrocchia, che è un bene di tutti».

Rapporto conflittuale

A scorrere i messaggi, a parlare con le persone, a (tentare di) parlare con gli uomini di chiesa, la sensazione è che gli attriti vadano avanti da un po’. E che questo dei cani sia solo un pretesto, così come per i corni e per le offerte. Don Paolo è a Castiglione dal 2011 e non è la prima volta che emergono occasioni di conflitto. Secondo i cittadini, per l’eccessiva intransigenza del sacerdote nel modo di porsi verso la comunità. Mentre chi lo difende sottolinea come Don Paolo – che di certo, a leggere le sue parole, non brilla per diplomazia – non sia mai stato capito e accettato perché c’è fra il popolo l’idea che il prete debba sostituire i servizi sociali e dire di sì a tutti; quindi chi riceve un diniego a una sua richiesta poi non perde occasione per criticarlo. Insomma, c’è tanta carne al fuoco. Il che non è un bene, fra l’altro proprio nei giorni che portano alla Quaresima, tempo di astinenza e penitenza. Magari sarà l’occasione, per tutti, per rivedere le proprie posizioni e riconciliarsi.

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