Centro migranti in Umbria: con Narni in lizza anche Perugia, Foligno e Spoleto

Le quattro ipotesi al vaglio delle prefetture, due mesi per decidere

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Non solo l’ex Spea di Narni, ma anche un’area nei pressi dell’aeroporto di Foligno, una zona periferica di Spoleto a ridosso della Flaminia e, infine, un’altra area davanti al carcere perugino di Capanne: sarebbero queste le quattro diverse ipotesi allo studio in vista della realizzazione, anche in Umbria, di un Centro di permanenza per il rimpatrio, sulla base del decreto approvato lunedì scorso dal Governo per far fronte all’emergenza immigrazione. Un tema che sta facendo discutere a livello nazionale, dividendo forze politiche, governatori regionali e anche cittadini.

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Tecnici al lavoro

A riportare le diverse opzioni – tra le quali ne dovrà essere scelta una – è un articolo del Corriere dell’Umbria a firma di Alessandro Antonini. Sulle quattro eventuali ubicazioni sono in corso, anche attraverso sopralluoghi, verifiche da parte degli esperti coordinati dalla prefettura di Perugia, di concerto con Province, Demanio, Provveditorato alle opere pubbliche, vigili del fuoco e forze di polizia. Obiettivo dei Cpr – ce ne sarà almeno uno in ogni regione, ha ribadito anche giovedì il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – è quello di ospitare temporaneamente, fino a 18 mesi, migranti senza documenti o destinatari di decreti di espulsione. Dunque l’area da individuare dovrà soddisfare tutta una serie di requisiti, a partire dalla necessità di garantire il minor impatto possibile sulla popolazione, alle dimensioni, passando per le caratteristiche infrastrutturali.

I pro e i contro

In particolare – riporta sempre il quotidiano – il Cpr perugino potrebbe sorgere in un’area in cui si trovano appezzamenti agricoli coltivati dai detenuti del carcere di Capanne, e proprio la vicinanza con la struttura detentiva potrebbe facilitare il controllo del centro. L’area individuata a Foligno potrebbe invece non avere le dimensioni necessarie per la realizzazione del Cpr, mentre quella nello spoletino sarebbe troppo vicina alle abitazioni e alle attività economiche e industriali. Ma ogni elemento, come detto, sarà dettagliatamente soppesato dalle autorità preposte, che hanno un paio di mesi a disposizione per inviare al governo la soluzione definitiva. Infine c’è l’area da diverse decine di ettari dell’ex Spea di Narni, di cui si è già parlato nei giorni scorsi: il sindaco di Terni Stefano Bandecchi, proprietario dei terreni attraverso Unicusano, ha già dato la propria disponibilità a concederli per far fronte all’emergenza migranti. Ma ora, prima della decisione finale e vista la delicatezza del tema, è in corso un lavoro di esplorazione e approfondimento su tutte le ipotesi a 360°.

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