Covid Terni: «Guarita ma ‘prigioniera’ in casa per un certificato»

L’odissea di una bimba di 5 anni a cui non è stata revocata l’ordinanza di isolamento contumaciale dopo un mese di quarantena

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di F.L.

Un’odissea che va avanti da oltre un mese, protagonista una bambina di 5 anni di Terni e con lei, inevitabilmente, tutta la sua famiglia. Chiusa in casa dal 21 settembre, prima per colpa del Covid e poi delle procedure burocratiche collegate, quelle che dovrebbero attestarne l’avvenuta guarigione e dunque la possibilità di ritorno ad una vita normale. La piccola – stando alle ultime normative – è infatti guarita il 15 ottobre scorso, ma a più di una settimana di distanza non è stata ancora revocata l’ordinanza di isolamento contumaciale che, tuttora, non le permette di uscire.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Una difficoltà dietro l’altra

A raccontare la vicenda – l’ennesimo caso che testimonia come il ‘sistema’ sia sempre più in tilt – è la mamma della bimba. «Il nostro incubo è iniziato il 21 settembre – spiega la donna – quando, dopo che mia sorella è risultata positiva al Covid, io, il mio compagno e le mie due figlie siamo entrati in isolamento fiduciario. È in quei giorni che la bambina più grande ha iniziato ad avere la febbre molto alta, arrivata anche a toccare i 40°. Il 24 settembre, con la prescrizione medica, ci siamo allora recati tutti a fare il tampone drive through alla sede dell’Usl Umbria 2 di in viale Trento, in tre siamo risultati negativi, mentre la piccola positiva. È stato l’inizio di un calvario». Non solo le inevitabili e immaginabili difficoltà di gestire, da sani, una bambina con il Covid – «un’esperienza durissima» -, ma a complicare le cose ci ha pensato anche un iter di guarigione piuttosto accidentato. Il primo dei due tamponi di controllo sulla piccola, il 7 ottobre, è risultato infatti negativo, il secondo, due giorni dopo, ancora positivo. «Visto che però nel frattempo sono cambiate le direttive del ministero della salute sulla quarantena – continua la mamma -, mia figlia, senza essere sottoposta ad un ulteriore tampone, può essere considerata guarita dal 15 ottobre, trascorsi cioè 21 giorni dal primo test».

POSITIVA ‘DIMENTICATA’ A TERNI: «ODISSEA DURATA GIORNI»

Il nodo ordinanza

Un sospiro di sollievo per tutta la famiglia – comunque pronta a sottoporre privatamente la bimba al tampone appena possibile, per fugare ogni dubbio -, ben presto però smorzato da un altro problema. «L’ordinanza contumaciale che dispone a mia figlia l’obbligo di stare in casa – sottolinea la donna – non è mai stata annullata. Dal 16 ottobre ho telefonato e mandato mail all’Usl, al Comune, alla Regione, facendo presente la cosa, ma ad oltre una settimana di distanza non ho ricevuto ancora nessuna risposta. Manca l’attestato di avvenuta guarigione e solo l’Usl può fornircelo. Siamo tutti e quattro chiusi in casa dal 21 settembre, lo abbiamo fatto per rispetto di tutti. Ma ora siamo stanchi e mia figlia ogni giorno mi chiede se ‘è arrivata la lettera per uscire’».

Risultati discordanti

In questa vicenda già complicata di per sé c’è un ulteriore risvolto ad intricare la matassa. «Anche il mio compagno, dipendente Ast – prosegue il racconto -, finché non verrà attestata la negatività di nostra figlia non potrà rientrare al lavoro. Tra l’altro il 4 ottobre ha iniziato ad accusare la febbre altissima, pensavamo fosse stato contagiato anche lui e invece i due tamponi a cui si è sottoposto hanno dato esito negativo. Passata la febbre, quando pensava che a breve sarebbe potuto tornare in fabbrica, il suo capo reparto e il medico dell’azienda – che ringraziamo entrambi per averci aiutato a capire e gestire con prudenza la situazione – gli hanno fatto fare sia un tampone che il test sierologico qualitativo: il primo è risultato negativo, il secondo positivo. Segno che il Covid lo ha avuto anche lui». Un labirinto senza fine, in cui l’unica soluzione è armarsi di tanta, troppa, pazienza.

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