Da Siena a Marsciano, finisce con un ‘Daspo’

Perugia, un tifoso bianconero dovrà stare tre anni lontano dagli stadi per fatti avvenuti nel 2014 in un bar di Castiglione della Valle

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di Umberto Maiorca

Insulti, cori e minacce (anche con un coltello), furti di birra. Comportamenti che valgono un divieto di partecipazione a manifestazioni sportive per tre anni. Anche se si tratta di una partita di calcio dilettantistico.

Il Daspo Protagonista della vicenda un giovane tifoso del Siena, difeso dagli avvocati Valeria Biagetti e Anna Russo, destinatario di un Daspo «per la durata di anni 3» perché «a seguito dell’incontro di calcio tra il Siena e la Villabiagio, tenutosi nel Comune di Marsciano (frazione Castiglione della Valle) in data 7 dicembre 2014 e valevole per il campionato nazionale dilettanti, avrebbe, insieme ad altre persone anch’esse tifose del Siena, presso il bar Eden di Tavernelle di Panicale, intonando dei cori (“perugino pezzo di m… Libertà per gli ultras”), insultato e minacciato la famiglia del titolare dell’esercizio commerciale, facendo intravedere un coltello sito nella tasca dei pantaloni, e sottraendo altresì delle bottiglie di birra».

Ubriaco Secondo l’accusato il Daspo era eccessivo in quanto non era ricondubili a lui tali comportamenti, in particolare l’insolvenza fraudolenta e la minaccia,  e perché nell’autovettura non era stato trovato il coltello. I carabinieri, intervenuti dopo la chiamata del barista, avevano trovato il giovane in auto nei pressi di Macchie, il quale «aveva al collo un’evidente sciarpa bianco e nera che abbiamo ricondotto al Siena Calcio. Egli stesso ci ha confermato che erano di ritorno dalla partita». Sottoposto a controllo era risultato ubriaco e denunciato per guida in stato di ebbrezza.

La birra rubata Dalle testimonianze emergeva la sua presenza nel bar e la sua attività minatoria e offensiva, con «la consapevole partecipazione dei singoli al comportamento di gruppo» intonando un coro che non appare giustificabile neanche «nell’assunto, ovviamente gradato, che il coro intonato non inciti od induca alla violenza, ma sia, al contrario, espressione del tifo da stadio, al più con finalità di provocazione ingiuriosa tra le diverse tifoserie». Secondo il giudice, inoltre, «sotto tale profilo, si desume dal provvedimento gravato una sorta di “progressione” nella condotta del gruppo (costituito da circa otto persone), per cui dall’intonazione del coro, successiva alla consumazione di bevande alcoliche, peraltro in un locale chiuso, in quanto tale con minori vie di uscita per chi volesse rimanere estraneo a tale “esibizione”, e di difesa per i gestori del bar, si è passati alla minaccia ed ingiuria nei confronti dei gestori stessi, ed alla successiva sottrazione di birre dal frigorifero».

La condanna Da qui la conferma di tutte le sanzioni e i divieti di di entrare nei «luoghi in cui si svolgono tutte le manifestazioni sportive di calcio (coppa Italia, coppe internazionali, campionato ed amichevoli) interessanti squadre iscritte alla Figc, come pure la squadra nazionale italiana, ed inoltre ai luoghi antistanti gli stadi in occasione delle partite, le stazioni ferroviarie interessate dagli arrivi e partenze delle tifoserie, ed ai piazzali adibiti alla partenza, arrivo e sosta degli autoveicoli che trasportino le tifoserie». Oltre a 1.500 euro di spese legali per il giudizio.

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