Depressione, record negativo in Umbria

La regione al top in Italia per percentuale: 9.5% dai 15 anni in avanti, si sale oltre il 22% per gli over 65. L’ordine degli psicologi dell’Umbria: «Serve chiarezza nelle strategie»

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Un primato tutt’altro che invidiabile. A delinearlo è un’indagine ufficiale di Eurostat (Europa) e Istat (Italia): l’Umbria, in sostanza, è la regione dello ‘stivale’ con la più alta percentuale di disturbi depressivi per una certa fascia di età.

I dati L’Umbria risulta infatti essere al top (9.5%, segue la Sardegna con due punti percentuali in meno, dato nazionale del 5.6%) per la fascia che va dai 15 ai 64 anni. Lo stesso vale per gli ‘Over’ 65 (22.3%, anche in questo caso c’è la Sardegna dietro, 19%). L’Umbria è al top anche per quel che concerne una forma di depressione più accentuata: primo posto con il 4% (media italiana del 2.6%) per la fascia di età che parte dai 15 anni, mentre per gli ‘Over’ 65 svetta la Puglia con il 10.5%.

David Lazzari

Gli anziani Nel dettaglio l’incidenza è confermata in diverse forme per quel che concerne gli ‘Over’ 65. A fronte di un dato nazionale del 6.4% per depressione maggiore, 6.7% per depressione lieve e 13.1% per almeno un disturbo depressivo, in Umbria le percentuali salgono all’8.9%, 13.4% e 22.3%.

L’ordine degli psicologi dell’Umbria «L’indagine – il commento – nella sua autorevolezza conferma purtroppo i dati di precedenti indagini. Un dato che fa il paio con la particolare incidenza di prescrizioni e consumo di antidepressivi in Umbria. È tuttavia evidente, come dicono chiaramente le ricerche scientifiche, che il problema non può essere affrontato solo in termini farmacologici. È necessaria una strategia articolata ed integrata che parta dalle Cure Primarie sino ai servizi specialistici e che includa in modo serio ed adeguato le competenze e gli interventi psicologici. La maggior parte delle forme depressive richiede un intervento psicologico o psicoterapico per essere affrontata efficacemente ed inoltre la prevenzione è un’arma fondamentale per impedire che il disagio psicologico diventi disturbo. Ma se pensiamo che in Umbria, ad esempio, su 12 consultori pubblici non c’è un solo psicologo, ci rendiamo conto che in questo settore dopo anni di non investimenti è necessario passare dalle parole ai fatti».

«Dare risposte» Sul tema interviene in prima persona il presidente dell’Ordine degli psicologici dell’Umbria, David Lazzari: «Teniamo presente che non occorrono grandi risorse per affrontare efficacemente questo tema, ma chiarezza nelle strategie, nella organicità degli interventi e nella loro appropriatezza, ed in questo la competenza psicologica va adeguatamente utilizzata, come peraltro prevedono esplicitamente i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza. Crediamo che il nuovo piano sanitario regionale, che ci piacerebbe fosse definito come ‘Piano per la Salute degli Umbri’, sia l’occasione giusta per dare delle risposte e metterle a regime».

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