Diossine nei cibi: «Studi bloccati»

Terni, la Usl 2 alla ‘ecomafie’: «Dal 2016 chiesto un tavolo interistituzionale, nessuna risposta». Indagine epidemioligica, niente finanziamento dalla Regione

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Nessuna convocazione del tavolo istituzionale sulle contaminazione da diossina negli alimenti, nessun finanziamento regionale per uno studio interdisciplinare in materia di epidemiologia della Conca ternana, oggi in corso con risorse private: elementi che emergono dalle ultime audizioni svolte, giovedì pomeriggio, dalla commissione ecomafie in missione in Umbria, e che – lette così – accendono nuovi campanelli di allarme su come venga affrontata, a livello istituzionale, la situazione dell’inquinamento a Terni.

Spernanzoni e Bicchielli ‘denunciano’

A riferire sulle contaminazioni da diossina sono stati i rappresentanti di Usl Umbria 2, che hanno dato informazioni sui piani di campionamento delle produzioni alimentari inizialmente in prossimità dell’area Sin e poi nella conca ternana. Su questo punto il direttore del dipartimento prevenzione, Guglielmo Spernanzoni, ha spiegato – riferisce la stessa commissione – di aver «più volte sollecitato la convocazione del tavolo istituzionale sul tema con la presenza di tecnici in grado di interpretare i dati, ma senza alcun risultato dal 2016 ad oggi». Ubaldo Bicchielli, responsabile epidemiologia di Usl Umbria 2, ha invece sottolineato «di aver istituito un gruppo interdisciplinare in materia di epidemiologia, ma di non essere riuscito a ottenere finanziamenti regionali per uno studio sul tema. Adesso – ha aggiunto, sempre quanto riferisce la commissione – è in corso uno studio, finanziato però con risorse di un ente privato».

DISCARICA DI VALLE SOTTO LA LENTE

Contaminazioni sotto la lente

Nel merito delle contaminazioni da diossina ha riferito anche il presidente della quarta commissione consiliare in Comune, Thomas De Luca, che (come già fatto nella relazione sull’attività d’indagine svolta dallo stesso organismo di palazzo Spada) ha evidenziato «ritardi delle diverse istituzioni nell’affrontare il problema della contaminazione, evidenziando che il primo riscontro di non conformità dei campioni agroalimentari è avvenuto nel 2012, mentre l’ordinanza del Comune di Terni è arrivata nel 2016 a causa di lentezze e mancata comunicazione tra istituzioni». Nonostante l’ordinanza risulti ancora vigente, De Luca ha rimarcato che «nel corso degli anni successivi non è stata effettuata un’adeguata attività di controllo sul suo rispetto».

I sindacati: ambiente e fabbrica possono convivere

La giornata si è conclusa con l’audizione dei sindacati in merito ad Ast: i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno parlato dei problemi di salute dei lavoratori derivanti dalla presenza di amianto nello stabilimento nei decenni passati, dicendosi ora convinti che la fabbrica possa convivere con il territorio a patto che l’azienda segua anche a Terni i migliori standard ambientali del gruppo in Europa.

Vignaroli: «Quadro complesso»

«A Terni abbiamo trovato un quadro complesso – commenta il presidente della commissione ecomafie, l’onorevole Stefano Vignaroli -, con situazioni di inquinamento significative per le quali tuttavia non si sono ancora individuati con certezza i responsabili. È il caso dell’acqua contaminata da cromo VI fuoriuscita dalla galleria del Tescino, o della contaminazione da diossina rilevata nei cibi dal 2012. Una situazione che alimenta la preoccupazione dei cittadini. Finita la missione a Terni il nostro impegno continua. Naturalmente al momento non ci sono conclusioni della commissione: lavoreremo per indagare lo stato della conca ternana e stimoleremo le diverse istituzioni in ritardo a fare la loro parte».

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