Economia a Terni: non solo acciaio e chimica

Un convegno organizzato da Cna Umbria, ‘Innovare per competere. Quale futuro per l’area di Terni?’

Condividi questo articolo su

«Non sono importanti i settori di intervento, né la dimensione delle singole imprese per creare ricchezza e occupazione: ciò che conta maggiormente è essere connessi alla rete globale», questo il motivo guida del convegno organizzato giovedì pomeriggio al teatro Secci di Terni, da Cna Umbria, ‘Innovare per competere. Quale futuro per l’area di Terni?’.

Dall’indagine ‘Terni: dinamiche e prospettive per lo sviluppo economico locale’, illustrata al convegno da Alberto Cestari del Centro studi sintesi, è emerso come nel 2014 la popolazione residente a Terni ha raggiunto il nuovo livello massimo (dopo il 1981), confermando la ripresa iniziata nello scorso decennio (+6,9% rispetto al 2001). La popolazione di Terni tra il 1971 e il 2014 è cresciuta del 5%: è una variazione superiore a quella provinciale, ma di gran lunga inferiore al dato regionale (+15,6%).

I più anziani Dal 1991 ad oggi, la crescita della popolazione residente a Terni è stata determinata solo dall’aumento dei residenti più anziani: 7.500 in più tra chi ha almeno 65 anni. Continua a diminuire il peso di chi è in età lavorativa, mentre chi ha almeno 65 anni rappresenta ormai più del 25% dei ternani. In Italia i più anziani sono mediamente pari al 21% della popolazione.

Gli stranieri Il boom della popolazione straniera dal 2001 ad oggi ha coinvolto in maniera più significativa il comune di Terni rispetto al territorio provinciale e regionale. Tra il 2001 e il 2014 Terni ha accolto oltre 10 mila stranieri: la quota della popolazione straniera sul totale è lievitata all’11,3%, un dato superiore a quello provinciale e regionale.

Gli spostamenti L’88% dei ternani (45.198) che studiano o lavorano, lo fanno all’interno del comune. Il restante 12% (6.379) si dirige verso altre destinazioni. Mediamente terni attira ogni giorno 12.461 persone. Il saldo positivo giornaliero tra coloro che entrano e coloro che escono da Terni è pari a 6.082 persone.

Alberto Cestari illustra l'indagine

Alberto Cestari illustra l’indagine

La crisi Terni fa registrare un valore di reddito medio Irpef superiore alla media provinciale e regionale (poco meno di 13 mila euro per abitante). Tuttavia, negli ultimi anni il reddito medio di Terni è diminuito sensibilmente: nello stesso periodo, a livello regionale e provinciale, non si sono registrate variazioni significative. Nel 2008 il tasso di disoccupazione stimato per il comune di Terni era del 4,7%: nel 2014 è giunto al 12,4%, dato più elevato rispetto alla media regionale (11,3%). Tra il 2008 e il 2014 si stima che a Terni vi siano quasi 3.500 disoccupati in più, con una crescita del 150% in sei anni.

La piccola impresa In termini di addetti il peso della piccola impresa a Terni è aumentato in maniera significativa: nel 2001 le imprese fino a nove addetti occupavano il 43% del totale degli addetti, percentuale che nel 2011 è salita al 47%. Se si considerano anche le imprese fino a 49 addetti, nel 2001 le piccole e medie imprese rappresentavano il 66% degli addetti a Terni (10 anni prima la quota era pari al 61%). Rimane rilevante il peso della grande impresa in termini di occupazione, anche se la quota relativa è passata dal 38% del 2001 al 34% del 2011.

Le imprese artigiane Nel 2014 le imprese artigiane sono il 25% del totale delle imprese attive a Terni. I settori con la maggiore presenza di imprese artigiane sono le costruzioni (63%) e il manifatturiero (62%). Si evidenzia una flessione della quota relativa soprattutto nei settori dei servizi alla persona, dei trasporti e comunicazione e dell’alloggio e ristorazione.

Variazione delle imprese Per il comune di Terni negli ultimi cinque anni si rileva un taglio di 60 imprese manifatturiere pari al -8%, più contenuto di quello subito in provincia (-12%). Il ridimensionamento del tessuto produttivo è stato più significativo nel comparto metallurgico cui è da attribuire oltre la metà del numero di imprese perse (-31). In crescita solo alimentare e meccanica. In termini relativi è il comparto della fabbricazione dei mezzi di trasporto a far segnare la riduzione più consistente del numero di imprese (-42%), seguito a distanza dal legno-arredo (-28%). Il numero di imprese attive nei servizi è aumentato di 223 unità (+4%) tra il 2009 e il 2014. Gli incrementi più consistenti per il commercio (+66 imprese), gli alberghi e ristoranti (+59) e il noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+52). Quest’ultimo è anche il comparto cresciuto di più in termini relativi (+19%). Un ridimensionamento del tessuto produttivo si è rilevato solo per le attività di trasporto e magazzinaggio che negli ultimi cinque anni hanno perso 19 imprese. Altre 10 imprese sono andate perse nei servizi di informazione e comunicazione.

Esportazioni In provincia di Terni la dinamica dell’export e quella del comparto siderurgico sono praticamente sovrapponibili. Tuttavia negli ultimi anni la quota della sola siderurgia è passata dal 63% al 43%. Considerando il complesso della metallurgia (comprende anche la fabbricazione di tubi, condotti e altri prodotti in acciaio), tale quota passa dal 75% al 60%.

‘Made’ nel ternano Del settore della meccanica (426 imprese) è stato ricompreso nel ‘Made’ solo la produzione di macchine e macchinari (112 imprese). Il ternano non è solo siderurgia: il 58,7% delle imprese manifatturiere appartiene ai settori tradizionali del ‘Made in Italy’. Le imprese ‘Made’ sono in gran parte di piccola dimensione: l’87% ha meno di 10 addetti. La metallurgia, pur essendo storicamente rilevante, vale poco più del 20% degli addetti del manifatturiero. Il manifatturiero del ternano è ‘Made’ anche nell’occupazione: il 45% degli addetti è impiegato in aziende del ‘Made in Italy’. Comunque, il settore della metallurgia si conferma il principale pilastro delle esportazioni ternane (circa il 60%).

Cna Umbria «Per competere bisogna innovare, ne siamo fermamente convinti – ha affermato Renato Cesca, presidente di Cna Umbria -. E la crisi lo ha dimostrato ancora più chiaramente. Per questo sul territorio occorre attivare politiche industriali a sostegno dei progetti di sviluppo e innovazione che vengono dal sistema delle imprese, a prescindere dalla loro dimensione o dal settore di appartenenza: ciò che conta è che siano in grado di produrre ricchezza e nuova occupazione». Ne è convinto anche Andrea Di Benedetto, vice presidente nazionale della Cna con delega all’innovazione, fondatore e amministratore delegato di un’impresa digitale. «L’eterna discussione sulla necessità di aumentare la dimensione delle nostre imprese oggi è stata superata dai tempi. Dobbiamo puntare innanzitutto a rendere efficienti le imprese, e solo dopo a come farle crescere in un mercato globale che chiede prodotti sempre più personalizzati».

La Regione Umbria «Sebbene l’area di Terni mantenga la sua specificità nei settori della metallurgia – è intervenuta la presidente della giunta regionale, Catiuscia Marini – della plastica e dell’energia, esiste anche una realtà fatta di imprese, spesso molto piccole, attive nei settori più tradizionali del ‘Made in Italy’, che sta vincendo le sfide della globalizzazione. Come Regione quindi attiveremo strumenti differenziati per sostenere sia le une che le altre».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli