«Non fu un ‘gioco’ ad uccidere Emanuele»

Norcia, i legali della famiglia Tiberi respingono l’ipotesi di una nuova dinamica che emergerebbe da perizie sui cellulari dei presenti

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«Per quanto a conoscenza delle persone offese, le indagini hanno provato che Emanuele è stato colpito alle spalle (e non di fronte), con un violento colpo alla nuca (e non al volto), sferrato dall’omicida». Con queste parole i legali di Emanuele Tiberi respingono l’ipotesi secondo la quale ci sarebbe stato fra i ragazzi uno scambio di colpi. E lo fanno per volontà della famiglia della vittima perché – scrivono – «la memoria del povero Emanuele è stata ingiustamente avvicinata a comportamenti violenti lontani dal suo stile di vita, mettendo in tal modo sullo stesso piano vittima e aggressore».

MESSAGGI WHATSAPP FRA I TESTIMONI: ANCHE EMANUELE LO HA COLPITO

«Emanuele non reagì alle provocazioni»

«Un testimone oculare, presente alla scena a pochi centimetri dai due ragazzi – scrivono i legali i una lettera – ha affermato che Emanuele non aveva ceduto alle provocazioni dell’omicida, ma, anzi, lo aveva esortato a ‘lasciarlo stare’. Il testimone ha riferito che, stante l’insistenza di Cristian Salvatori, Emanuele si era allontanato dallo stesso insieme al testimone. Tuttavia, Emanuele veniva raggiunto alle spalle dall’omicida che gli sferrava un violentissimo colpo ‘da dietro’ e senza possibilità di difesa alcuna. Si tratta pertanto tut’altro che un ‘gioco di morte, così come riportato dagli organi di stampa, ma di una scellerata azione violenta con esiti fatali».

Famiglia in silenzio per rispetto 

«Il silenzio mediatico della famiglia Tiberi, posto in essere nei giorni successivi al tragico evento e sino ad oggi mantenuto, è stato determinato dalla precisa volontà dei genitori di Emanuele di evitare strumentalizzazioni in un momento delicato delle indagini nonché al fine di permettere alla Magistratura di svolgere il proprio operato in modo sereno. La famiglia di Emanuele ha piena fiducia nell’attività della Magistratura, nella speranza che si giunga ad una definizione quanto più celere della vicenda nelle sedi giudiziarie competenti; ciò per ottenere una giustizia che, in ogni caso, non potrà restituire loro il proprio caro».

Nessuna offerta di risarcimento

«Quanto alle affermazioni dei difensori di Cristian Salvatori, secondo cui quest’ultimo avrebbe manifestato, con uno scritto ai familiari della vittima, la disponibilità al risarcimento dei danni – concludono i legali della famiglia della vittima – il Gip ha rilevato che ‘(…) non è stata formalizzata da parte dell’indagato una concreta ed effettiva offerta di risarcimento del danno’». I legali evidenziano inoltre che la lettera era stata inviata dai precedenti difensori di Cristian.

LA MORTE DI EMANUELE SCONVOLSE LA COMUNITA’ NURSINA

Quel giorno terribile

La lite, per motivi futili ma ancora tutti da decifrare, davanti al pub ‘La Vineria’, poi il pugno e la caduta esanime in terra, dalla quale non si era più risvegliato: era morto così Emanuele Tiberi, il 32enne nursino aggredito all’alba di domenica 29 luglio dal coetaneo Cristian Salvatori, anche lui di Norcia ed arrestato dall’Arma a poche ore di distanza dal fatto, prima del tragico epilogo. Ricoverato inizialmente all’ospedale di Spoleto, poi trasferito in stato di coma e con emorragia cerebrale al Santa Maria di Terni, Emanuele era morto poche ore dopo e per i funerali, a Norcia, era stato proclamato il lutto cittadino.

Chi era Emanuele

Dopo il diploma al liceo classico di Norcia, aveva frequentato un corso triennale per diventare tecnico del suono, una professione che lo aveva portato per qualche tempo lontano dalla sua cittadina di origine, visto che aveva lavorato a Londra anche per conti di gruppi musicali di fama. Da qualche mese il 32enne era però rientrato a Norcia per avviare un’attività agricola insieme allo zio. La madre è invece la proprietaria della profumeria di piazza del Teatro.

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