Energia: «Per l’Umbria serve una strategia»

Il segretario della Filctem Cgil di Perugia, Andrea Calzoni, pone un problema che è presente anche nell’area di Terni

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di Andrea Calzoni
Segretario generale Filctem Cgil Perugia

Quando si parla di strategia energetica ambientale 2014-2020 per l’Umbria e della necessità di un ulteriore innalzamento degli obiettivi, rispetto a quelli posti dall’Europa, in tema di energie rinnovabili, bisognerebbe ricordarsi che nella nostra regione esistono ancora due impianti termoelettrici di proprietà Enel, con distinte specificità, che necessitano, per sopravvivere nel tempo, di interventi mirati per l’adeguamento e la conversione a tecnologie eco-compatibili.

Il rischio è che altrimenti Enel abbandoni totalmente l’Umbria, con una grave perdita per il territorio in termini di capacità industriale e innovazione.

Fa bene quindi l’assessore Cecchini a compiacersi della velocità con cui l’Umbria sta superando la dipendenza dalle fonti fossili, “in tempi prima inimmaginabili”, ma questo comporta evidentemente anche un rischio sempre più concreto, quello che le due centrali di Bastardo e Pietrafitta, ormai funzionanti solo per alcune giornate annue, chiudano definitivamente.

È noto, infatti, che intorno a queste due importanti realtà del nostro territorio ruota un sistema economico di qualità e sicurezza in termini occupazionali e di salario, fatto di non poco conto in questa fase di crisi, con un indotto che coinvolge oltre 200 persone nella sola provincia di Perugia.

I progetti a lungo termine come quello del Sear devono quindi cercare di dare valore e continuità a questo patrimonio, attraverso lo studio e l’applicazione di nuove tecniche per lo sviluppo dell’energie rinnovabili. L’esempio più concreto è il polo d’eccellenza e innovazione che doveva nascere sul vecchio sito di Pietrafitta, fermo da 10 anni, con una spesa di oltre 5 milioni da parte della Regione ad oggi totalmente senza sbocchi.

Per la Filctem e la Cgil dell’Umbria è dunque indispensabile l’attivazione di una cabina di regia permanente, per gestire le criticità del settore e cercare di governare in maniera partecipata, insieme alle organizzazioni dei lavoratori, anche quei progetti di sviluppo e di innovazione che possono e devono concretizzarsi, nei tempi più stretti possibili. Diversamente ci troveremo con ancora più pannelli solari, ma meno occupazione, meno possibilità di assunzioni e meno ricchezza industriale, per la ‘fuga’ di un’altra azienda multinazionale, compartecipata a livello pubblico, che nella fattispecie si chiama Enel.

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