Fallimenti ‘pilotati’, tre arresti in Umbria

Perugia: società di trasporti nel mirino. I titolari avevano costruito un sistema per ‘svuotarle’ e farle fallire. Finanza in campo

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Per svariati anni hanno sfruttato alcune società di trasporto, operanti in provincia di Perugia, nella prospettiva di abbandonarle quando erano ormai prossime al fallimento. Con queste motivazioni i finanzieri della Tenenza di Assisi e della sezione di polizia giudiziaria del comando di Perugia hanno arrestato – su ordine del gip di Perugia – tre imprenditori umbri del settore degli autotrasporti. Contestati reati tributari e la bancarotta fraudolenta, in concorso con un commercialista del perugino.

L’inizio

L’indagine è partita dal fallimento di due società con sede a Bettona: durante una verifica fiscale nei confronti di un’impresa gestita da uno degli arrestati, i militari si sono accorti di alcune gravi irregolarità nella contabilità. Gli accertamenti successivi hanno consentito di ricostruire la frode: con l’aiuto del loro commercialista – indagato a piede libero – i tre imprenditori avevano creato nel tempo diversi soggetti economici, ognuno dei quali, con l’approssimarsi dello stato di insolvenza, veniva costantemente ‘alleggerito’ ed avvicendato da un nuovo operatore.

Il ‘sistema’

Grazie ai ‘preziosi consigli’ del commercialista, gli indagati realizzavano operazioni commerciali, societarie e contabili per avvantaggiarsi, sottraendosi agli impegni assunti verso i creditori ed al pagamento delle imposte. Usando falsi contratti di cessione di rami d’azienda, distraevano le risorse finanziarie presenti sui conti societari e le costose attrezzature ed i camion di cui disponevano, trasferendole ad una nuova azienda le cui quote sociali erano cedute ad uno o più soggetti appartenenti al medesimo gruppo, mentre l’amministrazione veniva affidata ad una persona compiacente, ‘vittima sacrificale’ del successivo fallimento.

Contabilità distrutta

In un caso, proprio allo scopo di non palesare l’operatività sul territorio perugino e rendere più difficoltosa l’attività d’indagine, la sede legale di una delle società coinvolte è stata spostata addirittura in Sicilia. Sempre con l’intento di rendere ancora più difficile la ricostruzione del ciclo societario a danno dei creditori, gli imprenditori avevano anche distrutto e occultato gran parte della contabilità dei soggetti economici inquadrati nel sistema criminoso ed omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi.

Il sequestro

I finanzieri notificato anche un decreto di sequestro preventivo di circa 700 mila euro che, per il momento, ha interessato otto automezzi (motrici e rimorchi) e altre importanti attrezzature utilizzate dagli indagati.

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