Fanno causa alla Germania per il padre trucidato dai nazisti

Calvi dell’Umbria – La tragica storia della famiglia Pielicè. Chiesto il risarcimento per il rastrellamento del 1944

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Una ferita ancora aperta dopo quasi 80 anni. Impossibile da rimarginare per chi ci ha convissuto per tutto questo tempo, fin da quando era bambino, e che solo ora può vedere riconosciuto almeno un risarcimento economico. È la tragica storia – purtroppo comune a molte altre a quell’epoca – di quattro orfani di guerra di Calvi dell’Umbria, figli di Pacifico Pielicè, barbaramente ucciso nell’aprile del 1944, a 35 anni, da un commando di militari nazisti appartenenti alle S.S., al momento dei fatti, che occupavano il territorio calvese.

La vicenda

Pielicè, contadino, dopo aver subito la perquisizione arbitraria della propria abitazione e della sua fattoria, venne trucidato a freddo con colpi di arma da fuoco e alla testa. Una fine drammatica, simile a quella di altri civili della zona e più in generale dell’Appennino umbro-marchigiano durante l’operazione ribattezzata ‘Osterei’ (Uova di Pasqua), rastrellamento effettuato dal 12 al 14 aprile nei monti tra le province di Terni e Rieti. In particolare, il 12 aprile uomini del 1° battaglione del 20. Reggimento SS Polizei rastrellarono il territorio di Calvi: nelle frazioni di Santa Maria della Neve e Santa Maria Maddalena del Soccorso, tre agricoltori – tra cui Pielicè – furono arrestati e uccisi dopo la perquisizioni delle abitazioni o perché si rifiutarono di seguire i tedeschi. Un fascicolo della procura Militare di Roma 2109/94 descrive nello specifico l’omicidio, citato anche in un verbale redatto dalla questura di Terni il 23 maggio 1945, nella relazione finale della commissione parlamentare d’inchiesta sull’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti e in una nota storica dell’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea, opera del professor Angelo Bitti.

La citazione in tribunale

Pielicè (originario di Montebuono, nel reatino) lasciò due figli di 9 e 7 anni e due gemelli di 2, oltre alla moglie Santa, all’epoca appena 29enne. Una vita segnata da quei fatti, la loro, vissuta senza padre e marito. Ma ora, assistiti dagli avvocati Emidio Mattia Gubbiotti e Andrea Pietropaoli, i quattro figli di Pielicé (la moglie è morta nel 2001) hanno invitato a comparire davanti al tribunale di Roma la Repubblica Federale di Germania e il ministero dell’economia e delle finanze presso l’avvocatura dello Stato italiano. Lo hanno fatto sulla base dell’articolo 43 del decreto legge 36/2022, che – grazie ai finanziamenti del Pnrr – ha istituito un ‘Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945’, come forma di continuità rispetto al precedente accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica federale di Germania (reso esecutivo nel 1962).

Il nodo delle risorse

Il fondo – per richiedere l’accesso c’era tempo fino al 27 ottobre – ha una dotazione di 20 milioni di euro per il 2023 e di circa 11 milioni 800 mila euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026. Migliaia le richieste di risarcimento che sarebbero arrivate da tutta Italia, il rischio per la famiglia Pielicè, come per tutte le altre coinvolte, è che le risorse siano troppo poche e che dunque i ristori siano irrisori. Ma l’istanza, a così tanti decenni di distanza, assume oggi un significato simbolico. E riapre, portandole nelle aule di tribunale, pagine di storia finora rimaste custodite nelle memorie familiari.

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