Federcaccia Terni: il commiato di Giulio Piccioni. Fra inviti, speranze e polemiche

Il saluto del presidente onorario dell’associazione che ha passato il testimone ad Enrico Riffelli

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Giulio Piccioni

«Il futuro della caccia dipende da noi, da come sapremo superare le divisioni, da come sapremo recuperare un serio confronto sulle questioni condivisibili per ritrovare una strategia che superi le attuali diversità». Questo il messaggio che Giulio Piccioni ha lanciato nel lasciare la presidenza della sezione provinciale della Federcaccia di Terni dopo quindici anni – ora ne è presidente onorario -, lasciando il testimone ad Enrico Riffelli. Nella relazione di commiato Piccioni ha affrontato tutte le tematiche del momento, ricordando cosa è stato fatto e cosa c’è ancora da fare. Come nel caso del futuro dell’Ambito Territoriale di Caccia numero 3 del Ternano-Orvietano, sottolineando «l’importanza della gestione faunistica e dei ripopolamenti, con le troppe incertezze che assalgono i tanti federcacciatori volontari nella gestione delle Zone di ripopolamento e cattura e delle Aree di rispetto temporaneo». Secondo Giulio Piccioni, «finalmente è stato riconosciuto il valore sociale e strategico del cacciatore nelle emergenze, al pari di altre figure professionali, come risulta dal ruolo che gli è stato affidato dal commissario straordinario del Governo, quale bioregolatore, nel ‘Piano di depopolamento della specie cinghiale per la prevenzione e il contrasto della peste suina africana». Nettamente contrario al tesserino venatorio digitale a vantaggio del cartaceo, Piccioni torna nella polemica, ancora viva, che persiste nel mondo venatorio per la gestione dell’Atc3. «Prima Federcaccia non andava bene -afferma – ora Federcaccia serve, a chi? A chi ha promesso che si poteva fare a meno della gestione offrendo i ‘lanci pronta caccia’, palesemente in contrasto con il Piano faunistico venatorio regionale. Non mi sento sconfitto dalla politica ma mortificato sì, per aver sempre sostenuto e raccontato ai cacciatori che la politica nella gestione della caccia non c’entra nei livelli bassi. Nella vicenda degli Atc umbri – osserva Giulio Piccioni – questa volta c’è scivolata, schierandosi non soltanto per le garanzie gestionali dell’ente, rinunciando al ruolo proprio di garante e mediatore, dividendo sia il mondo venatorio che il mondo agricolo e non rispondendo nemmeno a quello ambientale, determinando così una spaccatura sanabile solo con una fase commissariale seria, più tecnica che politica». Altro tema caldo è la crisi del territorio agricolo con sempre più massicce occupazioni di pannelli solari, fermamente condannati dal mondo venatorio: «Occorre invece essere fiduciosi ed investire sulla cultura della gestione faunistica nel rispetto della biodiversità e delle attività agricole, che consenta però un prelievo sostenibile delle risorse». Spazio anche per un invito ai giovani: «Immaginate di andare dalle nostre nonne o bisnonne e fatevi insegnare a ricucire i rapporti, a rammendare il cuore per ricamare nuovamente il valore della vita». Nel suo ommiato ha voluto sostenere che il passaggio della presidenza da lui a Riffelli «non deve essere interpretato come fase di debolezza di Federcaccia di Terni, bensì un punto di rilancio con le energie e aspirazioni più giovani, vigorose e moderne per affrontare al meglio il nuovo mantenendo le tradizioni, per sviluppare nuovi progetti capaci di coinvolgere i cacciatori per una nuova stagione di fidelizzazione». Infine un caloroso saluto il presidente l’ha rivolto «a tutta la dirigenza periferica di Federcaccia, a tutti i cacciatori ternani e non solo ed anche verso chi ha avuto delle riserve di stima, quindi un grazie infinito alle istituzioni, prefettura, provincia e questura, e agli organi di polizia che hanno risposto con attenzione alle esigenze della categoria e, non ultime per importanza, le altre associazioni, in particolare quelle agricole».

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