Fials Umbria: «Grazie eroi della sanità»

Il segretario regionale Mario Bruni: «Hanno dovuto affrontare e stanno affrontando grandi sacrifici per la lotta contro il covid»

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di Mario Bruni
segretario regionale Fials (Federazione italiana autonoma lavoratori sanità)

In merito a quanto apparso di recente su organi di stampa nazionali nella sezione locale riguardo l’elogio di un infermiere in particolare, dedicato all’esecuzione dei tamponi per covid-19, considerato eroe, la scrivente organizzazione sindacale rivendica quanto attribuito ad un unico operatore per tutti gli operatori dedicati all’assistenza diretta dei pazienti.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Ci sembra limitante parlare di singoli perché in questa vicenda nessuno si è tirato indietro. Ciascuno per il proprio ruolo ha dato il suo contributo dimostrando grande competenza e professionalità nell’adattare l’operato alle mutate condizioni di lavoro. Per alcuni ha significato approfondire le conoscenze per modificare l’assistenza nella propria sede lavorativa e per altri ha comportato uno sconvolgimento delle attività avendo dovuto per l’occasione cambiare reparto o sede lavorativa ed inserirsi in contesti creati ad hoc per il nuovo virus.

Il riferimento primo è per gli operatori dei reparti di terapia intensiva che da sempre assistono pazienti in condizioni critiche sospesi tra la vita e la morte. Appare persino strano accorgersi solo ora che sono eroi, quando alcuni di loro lavorano lì da decenni. Poi ci sono gli operatori che si sono trovati catapultati nei reparti di assistenza intensiva allestiti per l’emergenza covid-19, con le loro esperienze più disparate, di sale operatorie, di reparti specialistici o di ambulatori e questo ha comportato di doversi adattare in fretta a nuove regole, nuove organizzazioni, nuovi colleghi e nuove routine lavorative.

Anche quelli che negli ospedali sono rimasti nei loro reparti hanno comunque visto incrementato il loro impegno nel tentativo quotidiano di contenere il contagio del virus. I servizi di emergenza ed urgenza del 118 e del Pronto soccorso insieme hanno rappresentato la prima linea del fronte contro la pandemia. Anche qui avvertiamo una sensazione di disagio a ricordarli solo ora, quando da anni 24 ore su 24 soccorrono e danno le prime cure con la loro grandissima professionalità. Ed infine, non certo per importanza, ci sembra doveroso ricordare chi è rimasto ad assistere i pazienti sul territorio.

Un lavoro di assistenza che spesso è passato ingiustamente in ombra ma che ha continuato a fornire tutte le prestazioni essenziali e urgenti a chi ne aveva bisogno, informando, consigliando ed educando i malati e chi assiste loro sui pericoli dell’infezione e sugli accorgimenti e le raccomandazioni per evitarla. Nei servizi domiciliari, entrando in tutte le abitazioni, con modalità riviste alla luce delle informazioni scientifiche per il contenimento del covid-19. Ancora, operando negli ambulatori dove sono continuate le prestazioni con le nuove modalità, nelle aree di assistenza del disagio psichico, nelle Rsa e nelle case di riposo nella cura delle persone più fragili dove si è dovuto fare uno sforzo in più per alleviare anche la ‘solitudine’ degli ospiti una volta sospese o ridotte le visite per limitare l’epidemia.

Tutti questi sono solo esempi e non ce ne voglia chi lavora in altri servizi, non citati solo per brevità. Di certo tutti senza esclusione di nessuno hanno dovuto far fronte ad esigenze importanti di tutela della salute dei malati e degli operatori stessi. Di certo hanno visto un aumentato impegno e ricorso alla propria professionalità nella gestione della nuova, inaspettata ed impegnativa situazione. Di certo tutti hanno sorretto un carico psicologico grandissimo nella gestione delle emozioni, della compassione per gli assistiti, di paura perché potessero ammalare contagiandosi o trasmettere l’infezione a pazienti o tornando a casa alle proprie famiglie. Tutti hanno dovuto affrontare e stanno ancora affrontando grandi sacrifici per la lotta contro il virus.

Alcuni hanno anche dovuto lottare contro la scarsità dei dispositivi di sicurezza individuali quali mascherine, schermi facciali, camici e calzari ed hanno vista la loro stessa incolumità e delle loro rispettive famiglie messa a repentaglio. Alcuni di loro si sono ammalati. Per questo ci sembrano veramente tutti eroi e non solo uno. Puntare il faro su un singolo potrebbe risultare fuorviante e nuocere alla categoria mettendo in ombra la parte più grande di essa. Come organizzazione sindacale siamo orgogliosi di aver sostenuto con quanto in nostra possibilità questi lavoratori in un momento tanto difficile per il paese.

 

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