Teatro Verdi Terni: primo stralcio, più fondi e ampliamento

La fondazione Carit ci mette 2,3 milioni ed il totale sale a 6,9. Le novità tecniche: involucro, ‘cattedrale’, vetrata e piazza urbana. Si punta ad avvio dei lavori per inizio 2022

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La fondazione Carit mette sul tavolo 2,3 milioni di euro ed il totale del primo stralcio – progettazione esecutiva – sale a quota 6,9. Per il definitivo (concluso anche questo) del complessivo invece sono 16 milioni: novità per l’iter legato alla riqualificazione del teatro Verdi di Terni che vede impegnato in prima linea l’Rtp con a capo la ApiùM2a Architects di Marcello Galiotto e Alessandra Rampazzo. In estrema sintesi è stato aggiornato e ampliato il lavoro legato all’area del ridotto per renderlo effettivamente funzionale e fruibile dalla cittadinanza fin dal 2024 con la realizzazione dell’involucro del nuovo edificio. L’obiettivo è far partire i lavori nei primi mesi del 2022  e, per questa parte, concluderli nel giro dei successivi due anni. Per il completamento è un altro paio di maniche: serve concretizzare la ricerca dei fondi già scattata da tempo. Nel contempo la soprintendenza sta ‘studiando’ il progetto architettonico – 60 giorni di tempo da inizio maggio – per il parere di competenza. Ricordato il funzionaro comunale Giorgio Armillei, scomparso sabato mattina: «Lui ci credeva molto», le parole di un emozionato Piero Giorgini, dirigente ai lavori pubblici di palazzo Spada.

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La vista del progetto definitivo

Piazza urbana provvisoria e ‘cattedrale’

In apertura è stato il sindaco Latini a introdurre la tematica dando delucidazioni su ciò che avverrà: «La novità più consistente riguarda l’organizzazione delle fasi costruttive. Grazie alla disponibilità della fondazione Carit – ha esordito – è stato possibile implementare le azioni comprese nel primo stralcio». Un ampliamento del primo stralcio esecutivo: «Comprendeva la demolizione e lo smontaggio dell’edificio novecentesco e della torre scenica, tranne la facciata ottocentesca e la realizzazione nella parte sottostante della sala del ridotto. In seguito ad un finanziamento di recente deliberato dal consiglio d’amministrazione della Fondazione Carit, siamo invece ora in grado di anticipare al primo stralcio anche la costruzione dell’involucro del nuovo teatro». Spazio anche all’ingresso per il ridotto su largo Sant’Agape con un allestimento speciale: «Sarà così immediatamente riqualificato e potrà essere vissuto dai cittadini con nuove funzioni, anche come spazio per eventi. L’involucro del nuovo teatro sarà un grande contenitore vuoto, ma per certi versi affascinante, quasi come l’interno di una ‘cattedrale’ in costruzione. Insieme agli architetti stiamo valutando la possibilità di utilizzarlo, sempre provvisoriamente, per alcuni eventi». C’è anche altro: «Sulla base – ha spiegato l’assessore ai lavori pubblici Benedetta Salvati – di una brillante soluzione ideata dai progettisti, la parte posteriore del teatro, quella su largo Sant’Agape, dove dovrà poi sorgere la nuova torre scenica, potrà essere allestita come piazza urbana provvisoria, con un arredo speciale e con alcune particolarità: la prima è l’inserimento nella facciata posteriore del nuovo involucro del teatro di una grande vetrata (anch’essa provvisoria) che consentirà ai cittadini e a tutti coloro che transiteranno o sosteranno nella nuova piazza di seguire i lavori all’interno del teatro». L’intero progetto definitivo sarà consegnato nei prossimi giorni.

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Galiotto spiega: le cromie ed il legame con Terni

Per il giovane architetto – classe 1986 – veneziano lunga spiegazione tecnica dopo l’introduzione del sindaco Leonardo Latini: «In primo luogo è stato preso in considerazione il rapporto che si instaura tra le nuove volumetrie introdotte dal progetto e le trasformazioni che il tessuto urbano ha subito nel corso del tempo. Poi ci siamo posti l’obiettivo di far emergere le relazioni di tipo formale, figurativo e materico tra il progetto per il restauro e la ricostruzione del teatro Verdi e il contesto urbano del centro storico della città, mantenendo come tematica principale le diverse matericità degli edifici e del relativo contesto urbano presi a riferimento dal progetto, in relazione all’epoca di costruzione». Nel dettaglio ha evidenziato il «nuovo bordo esterno e il nuovo volume su via dell’Ospedale che, attraverso la muratura perimetrale in laterizio facciavista, ricercano un dialogo con il trecentesco palazzo Carrara». Proposta una cromia e matericità «analoghe al laterizio dalle tinte color miele delle murature prive di intonaco della facciata del palazzo. La poderosa mole del cinquecentesco Palazzo Spada e la scabra matericità della sua facciata costellata dalle buche pontaie vogliono invece riecheggiare nel nuovo volume emergente della torre scenica in cemento bocciardato dalle tinte terrose. La citazione di palazzo Spada – ha aggiunto – messa in scena attraverso la riproposizione di analoghe proporzioni volumetriche, caratteristiche materiche e dell’elemento figurativo della buca pontaia, aspira a collocare il nuovo volume della torre scenica nell’immaginario della città di Terni. Attraverso il dialogo che il teatro vuole stabilire con uno degli edifici più rappresentativi della città si vuole stabilire il legame con un’altra delle epoche principali per la costruzione di Terni, il ‘500’».

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L’ingresso per il ridotto

Cemento e laterizio

«La Terni moderna – ha messo in evidenza Galiotto – ridolfiana, nel dialogo che instaura con la Terni antica, si ritiene vada, in un certo senso, a consolidare l’immagine del ‘non-finito’ che caratterizza la città antica. Lo stesso ‘ridolfismo’, porta avanti anch’esso la costruzione di quell’immagine della città fortemente contraddistinta dalla matericità e dalle cromie dei materiali da costruzione che vengono dichiarati in facciata attraverso la scelta di non utilizzare l’intonaco. La pietra locale e il laterizio ritrovano così, con Ridolfi e l’edilizia che ne fa seguito, il loro ruolo nei tamponamenti dei telai in cemento armato che definiscono la trama delle facciate di molti palazzi del centro storico. I due materiali, il cemento e il laterizio tornano entrambi nel progetto per il teatro, ed in particolare nella torre scenica, introducendo un ulteriore dialogo con la città novecentesca di ricostruzione post-bellica». Il nuovo largo Sant’Agape – retro teatro – sarà dunque subito riqualificato: «Una nuova polarità per il primo stralcio, non è possibile – il concetto espresso dall’architetto – lasciare un vuoto urbano per la città. Bensì occorre creare un luogo dove le persone possano stare, con un ingresso dignitoso per il ridotto». A livello di progettazione definitiva poche e non corpose modifiche per il foyer e la vista finale d’insieme: «Abbiamo insistito – l’ulteriore nota tecnica di Galiotto – sulla configurazione del Leoni datata 1945 in un contesto contemporaneo», con focus sulla doppia galleria.

L’auspicio del Rup Cinti. Step e tempistiche

Sponda Comune sono Giorgini ed il Rup Mauro Cinti – in pensione tra meno di un mese – ad aver seguito in prima battuta l’iter progettuale: «Galiotto ha fatto un’operazione fondamentale, ovvero ‘leggere’ Terni cercando di capirne l’architettura e l’evoluzione dell’urbanistica. Un lavoro moderno ma guardando alla storia della città. Ora possiamo andare avanti con peso alleggerito. Entro sei mesi dovremo aver effettuato la gara per il primo stralcio, i finanziamenti ci sono e con i 2,3 milioni della fondazione Carit sarà esteso. Il via dei lavori è previsto per i primi mesi del 2022». Di mezzo c’è la verifica progettuale di un organo esterno (102 mila il valore di base), quindi il passaggio in giunta e con l’avvio del cantiere anche il check bellico in un’area da 1.500 metri quadrati. «Avevamo le ‘scadenze’ sul collo ed eravamo coscienti – ha puntualizzato Cinti – che sarebbe stata una corsa garibaldina. I tempi saranno rispettati e mi sarebbe dispiaciuto lasciare a metà il lavoro. L’auspicio è che non ci sia un terzo stralcio. Il rischio archeologico alto? Non ci aspettiamo che siano ritrovati oggetti di pregio particolare». Di base la preoccupazione è una: «L’idea è lasciare il meno possibile il primo stralcio funzionale e il ‘guscio’ vuoto (riferito all’effettivo completamento del progetto). Vorremmo andare in continuità con i lavori. Intanto il teatro ridotto deve essere fruibile subito», l’input della Salvati.

La conferenza

Carlini, l’impegno e la politica

«Sono veramente emozionato – le parole del presidente della fondazione Carit Luigi Carlini – perché siamo arrivati al coronamento di un percorso che dentro la fondazione aleggia da 11 anni. Ritengo che sia l’opera più importante che la fondazione debba sostenere a favore del comprensorio. Noi ci crediamo, la funzionalità del primo stralcio è importante: serve per la rinascita artistica e culturale della città. Ci troviamo di fronte ad un auspicio ed un impegno. Per l’amministrazione invece la volontà di impegnarsi su tutti i fronti nazionali e regionali per trovare risorse per il completamento. Il contributo privato sussidiario e di solidarietà deve essere integrato da quello pubblico. Per quel che ci riguarda siamo predisposti a successivi futuri finanziamenti». Due le ragioni che hanno spinto la fondazione a procedere: «La consapevolezza di restituire al godimento del pubblico un teatro prestigioso, primo in Italia e in Europa ad avere un impianto di illuminazione elettrica già nell’Ottocento, e il dovere che tutte le istituzioni avvertono in questo momento difficile di contribuire a rivitalizzare la vita sociale nella stagione post-pandemia. E il teatro è un luogo d’elezione in cui ogni società civile si può agevolmente riconoscere».

 
Il finanziamento di Carit va a coprire un terzo della spesa prevista. Si tratta di un impegno cospicuo e importante ma direi un obbligo d’affetto di un’istituzione come Carit verso un’istituzione culturale il cui ruolo è stato sempre al centro della vita sociale e artistica della nostra città

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