Gesenu, lo ‘strappo’ pare sempre più vicino

Quasi inevitabile il commissariamento dell’azienda. E in attesa dell’assemblea dei soci il Comune prende le distanze

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di L.P.

E’ slittata probabilmente a martedì 10 novembre l’assemblea dei soci della Gesenu, la più importante partecipata dell’Umbria finita al centro dell’inchiesta per smaltimento e traffico di rifiuti e colpita da un’interdittiva antimafia firmata dal prefetto di Perugia Antonella De Miro non più tardi di dieci giorni fa.

Il Cda Ma le cose sembrerebbero già chiare a tutti, nonostante sulla questione ci sia molto riserbo: il Comune non intende fare ricorso al Tar contro la misura precauzionale firmata dal prefetto che potrebbe, di fatto, escludere l’azienda dalla partecipazione a bandi pubblici e vedere l’arrivo di due commissari. E’ questa, infatti, l’aria che si respira dopo il consiglio d’amministrazione di giovedì sera. Uno strappo anche abbastanza prevedibile tra il socio pubblico, che detiene il 45 per cento delle quote, e quello privato. Lo aveva già fatto intendere nei giorni scorsi il Sindaco Andrea Romizi quando, durante le celebrazioni per la festa delle forze armate lo scorso 4 novembre, aveva pubblicamente elogiato l’impegno del prefetto in favore della legalità.

L’assemblea Dunque ora in molti attendono l’arrivo dei commissari ma fino a martedì, al termine dell’assemblea, nulla è dato per certo. L’unica certezza, al momento, è che l’incontro sarà super blindato. Nonostante le richieste del Movimento 5 stelle che, per bocca del capogruppo in consiglio Cristina Rosetti ha chiesto che «i cittadini non vengano lasciati fuori dalla porta», dal Comune ancora nessuno ha risposto. In seno al Consiglio regionale, invece, il capogruppo dei 5 stelle Andrea Liberati già alcuni giorni fa aveva chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sui rifiuti per far luce sulla situazione delle discariche in Umbria, le problematiche ambientali ad esse connesse e l’attrattività criminale delle stesse . La proposta sembrerebbe aver incontrato il favore di tutte le opposizioni.

E intanto oggi anche il vicesindaco Urbano Barelli è tornato sulla questione. «Con i suoi 400 dipendenti la Gesenu è una dele più importanti società di Perugia e dell’Umbria. – ha detto – Lavoriamo per chiudere i capitoli negativi della Sicilia, dell’Egitto e della altre avventure all’estero, per recuperarla ad una nuova qualità industriale e ambientale, per rilanciarla a Perugia, in Umbria e nel Centro Italia nella prospettiva indicata dall’Unione europea della ‘strategia rifiuti zero’, strategia condivisa dalla presidente Marini e oggetto della recente e positiva legge sui rifiuti dell”Emilia-Romagna».

Ruolo del pubblico La preoccupazione rimane comunque alta. Anche i sindacati, confermando totale fiducia nell’azione della magistratura, sono tornati con forza a chiedere il supermento dell’attuale assetto societario, con l’ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali e, soprattutto, un vero ruolo del pubblico di garanzia e controllo. «È bene che al più presto si faccia pulizia e chiarezza sulle responsabilità – si legge in una nota di Cgil, Cisl e Uil – per garantire la continuità del servizio e dell’occupazione, respingendo in blocco l’idea che possano essere imputate colpe ai lavoratori che, con sacrificio e serietà, hanno garantito un servizio efficiente tra mille difficoltà». Al tempo stesso le tre conferazioni auspicano che, quanto prima, venga resa operativa l’Auri, l’ autorità umbra per i rifiuti e le risorse idriche, «superando l’attuale frammentazione dei processi di gestione e riducendo drasticamente il numero imprese operanti nel settore (attualmente 36 in Umbria), per produrre economie di scala e garantire un servizio di qualità, omogeneo anche nelle tariffe, su tutto il territorio regionale».
Assieme alle varie associazioni ambientaliste, dunque, anche i sindacati chiedono alla Regione una riprogettazione del piano dei rifiuti «che veda al centro il ruolo fondamentale del pubblico, a garanzie di una filiera di qualità e del rispetto dell’ambiente».

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