Giorgia partorisce ai domiciliari: «Carcere». Ma i giudici dicono no

La 29enne ternana condannata a 14 anni per la morte del piccolo abbandonato nel parcheggio, ha dato alla luce la seconda figlia concepita in comunità. Scontro giudiziario

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Un parto avvenuto lo scorso settembre, in un ospedale pubblico, a poco più di due anni di distanza dalla tragedia che il 2 agosto del 2018 l’aveva vista abbandonare in un parcheggio il piccolo dato alla luce poche ore prima. Il bimbo, nato sano, sarebbe poi morto per l’assenza delle minime cure necessarie per un neonato. E lei, la 29enne ternana Giorgia Guglielmi, sarebbe stata arrestata dalla polizia di Stato per omicidio volontario e quindi condannata a 16 anni di reclusione dal giudice di prima istanza, ridotti a 14 anni in appello.

Il parto e la richiesta di carcerazione

Dopo la nascita della seconda figlia il 15 settembre 2020 – Giorgia Guglielmi è madre anche di una bimba di 4 anni affidata ai nonni paterni -, la procura generale aveva chiesto che la donna, in ragione delle violazioni degli arresti domiciliari applicati dal novembre del 2019 presso una comunità di Morlupo (Roma) e dei contatti che avevano portato alla nuova gravidanza, venisse mandata in carcere. Ciò anche sulla base del pericolo di reiterazione del reato rilevato dai magistrati. Un punto di vista che né la corte d’appello di Perugia né, in seconda battuta e sempre su istanza della procura generale, il tribunale del riesame hanno condiviso. Mantenendo la 29enne, assistita dagli avvocati Alessio Pressi e Attilio Biancifiori, agli arresti domiciliari in comunità.

Le ragioni

Secondo i giudici del riesame, la Guglielmi, oltre a non aver violato la misura – i trasferimenti in altre strutture erano stati disposti dalla comunità stessa in relazione anche ad esigenze relative all’emergenza Covid -, non aveva alcun divieto di intrattenere relazioni con altre persone presenti nella struttura di Morlupo né l’obbligo di comunicare la gravidanza all’autorità giudiziaria. La nascita della piccola, che ora ha 5 mesi, è comunque finita sotto la lente della procura generale che ha aperto un’inchiesta. Il padre della bimba, altro ospite della struttura della provincia di Roma, è poi finito in carcere per altre problematiche pregresse. Tutto ciò, in ogni caso, per i giudici del riesame non rappresenta un motivo valido né sufficiente perché le porte del carcere si riaprano per Giorgia Guglielmi. Anzi. Nessun confronto, per i giudici, può essere fatto fra la situazione drammatica del 2018, «fatta di abbandono morale e materiale», e quella odierna presso la comunità «dove le viene assicurato il sostegno e grazie alla quale ha potuto partorire presso una struttura ospedaliera pubblica». Per gli assistenti sociali poi, Giorgia ha, verso la figlia «un buon livello di affettività, si prende cura di lei adeguatamente, ne cura l’igiene personale ed è molto precisa in merito agli orari dei suoi pasti». Da qui l’assenza di esigenze cautelari di particolare rilevanza, per il tribunale del riesame che ha comunque chiesto al tribunale per i minorenni di Roma un parere sull’opportunità che la piccola resti affidata a Giorgia. Per ora – per i giudici umbri – le condizioni ci sarebbero tutte.

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